Corriere del Mezzogiorno (Campania)
La tassa sui processi fa infuriare gli avvocati
Misure anti-Covid, bollo di 3,87 euro per le richieste in cancelleria sulle date di rinvio
NAPOLI È una novità che ha fatto infuriare gli avvocati: da ieri, giorno in cui sono scattate le nuove regole per il funzionamento degli uffici giudiziari, per conoscere la data di rinvio di un processo occorrerà presentare in cancelleria una richiesta scritta e apporre una marca da bollo di 3 euro e 87 centesimi.
«Si precisa — è anche scritto nel documento – che non possono essere fatte richieste cumulative di rinvii relative a più fascicoli diversi». Le proteste sono fioccate, anche sui social media, e si è riaccesa la polemica tra gli avvocati e i capi degli uffici giudiziari, in particolare Elisabetta Garzo, la presidente del Tribunale. Quando sono state diffuse le nuove linee guida alcuni hanno pensato a uno scherzo, altri hanno chiesto a gran voce dure iniziative di protesta, altri ancora hanno addirittura parlato di estorsione, interruzione di pubblico servizio, omissione di atti di ufficio. Il malumore, insomma, ha raggiunto livelli altissimi. Oltre al punto 3 della nuova direttiva — quello appunto che prevede il pagamento delle marche — fa discutere il punto 8, in base al quale «occorre tenere nota di coloro che vengono nelle cancellerie senza prenotazione».
La presidente del Tribunale è stupita dalla reazione degli avvocati e chiarisce che queste novità sono imposte dalle esigenze di garantire la sicurezza a chi frequenta gli uffici giudiziari. Il pagamento della marca è previsto dalla legge ed è un modo per ridurre gli accessi alle segreterie: prima era prassi che gli avvocati, senza preavviso, passassero e chiedessero la data di rinvio; oggi questo non è più possibile, perché si rischia di creare assembramenti in stanze chiuse e di piccole dimensioni. Se non si vuole pagare la marca, sottolinea Garzo, è possibile inviare una mail alla cancelleria o rivolgersi al front office. Quanto al tenere nota degli avvocati che passano per le cancellerie senza prenotare, è una misura di sicurezza nell’interesse di tutti: è indispensabile sapere che è passato per l’ufficio in modo da poterlo rintracciare e informare in caso di contagio.
Sulla vicenda è intervenuto il Consiglio dell’Ordine degli avvocati, che esprime «fermo dissenso per il contenuto del documento, che appare ledere gravemente i diritti e le facoltà assicurate dalla legge agli utenti del settore giustizia e in particolare agli avvocati costituiti nel processo. Appare assurdo, se non addirittura provocatorio, pretendere il pagamento di diritti di cancelleria per ottenere informazioni come da prassi e come previsto dalla legge processuale». Il Consiglio, dunque, «attende urgenti provvedimenti a tutela dei diritti e delle facoltà degli avvocati».