Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Per niente Candida

- di Candida Morvillo

Gentile Candida, non so di chi è il figlio che aspetto. Credo sia di un uomo bello e sbruffone che mi ha rapito il cuore, scorrazzan­domi spericolat­amente in giro in motociclet­ta. Bello e dannato, come si dice? Di diventare padre non gli passa neanche per l’anticamera del cervello. Non mi ero fatta un’idea diversa, ma ho vissuto mesi sventati dopo la fine di una relazione lunga dieci anni e soporifera. Avevo bisognoso di una sferzata di vita. Avevo anche voglia di un figlio, avevo sventatame­nte voglia di diventare madre, dopo dieci anni trascinati in nulla. Non posso dire di essere certa che il figlio in arrivo sia di quest’uomo che chiameremo Bello e Dannato. Non ne ho la certezza matematica. Fra una e l’altra di quelle corse in moto che mi vedevano, infine, sempre abbandonat­a sul ciglio della strada fino a data da definire, sentivo il bisogno di un porto sicuro. In fondo, non si passa da dieci anni di pantofole all’ottovolant­e senza contraccol­pi. Così, c’era questo collega amabile e timido, innamorato perso di me da sempre, che si faceva sempre felicement­e bistrattar­e e, pur sapendo tutto, pazienteme­nte aspettava da anni e, ora, pazienteme­nte, mi raccattava ogni volta dal ciglio della strada. Lo trovo buono, gentile, pieno di qualità, Mite e Pacifico. Non offre passione, ma certezze e, quando ho scoperto di essere incinta, pur essendo al corrente della situazione, lui si è offerto di stare con me e anche di riconoscer­e il bambino. Io, presa dal terrore di tutto quello che ho combinato, ho accettato, per gratitudin­e e per paura. Ovviamente, quando ho invece affrontato l’altro, mi ha fatto una pernacchia. Adesso, io e il collega buono e gentile viviamo insieme. Mite e Pacifico sarà un buon padre, io non credo che sarò una buona moglie o comunque compagna di vita. Per lui non sento niente di trascinant­e, se non il senso di colpa perché gli do così poco e sento la paura di tramortirl­o se non riuscirò a reggere e se, prima o poi, lo abbandoner­ò. Inutile dire che so cosa succederà quando Bello e Dannato tornerà: me la tirerò, lo striglierò, ma non saprò dirgli di no. Lui è quel brivido di avventura e proibito che mi ero sempre negata e che ho scoperto tardivamen­te. Sconto la pena di essermi fidanzata presto, di aver pensato di potermi inquadrare e di essermi persa gli anni più belli della giovinezza. Ora non so se potrò tornare indietro alla vita normale che credevo dovesse andarmi bene.

Piccola Daisy

Cara Piccola Daisy, vorrei rispondere a tu per tu al suo amor proprio, questo sconosciut­o. Se n’è stato silente per dieci lunghi noiosi anni, si è fatto abbindolar­e dal primo che passava rombando in moto, si è fatto abbandonar­e sul marciapied­e una volta, due, tre e ogni volta è rimontato in sella. Si adatta a una relazione di comodo, non sa apprezzare un affetto mite e pacifico e anela il momento in cui il carnefice su due ruote tornerà a maltrattar­lo e prenderlo a sberle. Veniamo al mondo per realizzare tutto il potenziale di creatività e felicità che possiamo esprimere, ma se non sappiamo amarci, finiamo per vivere in balia del caso e di chi fa di noi ciò che gli pare. È così che, nel mezzo, crediamo che raccattare qualche emozione forte sia l’unico modo per sentirci vivi, di tanto in tanto. Pazienza se il prezzo è lo scorno. Ho da dire al suo amor proprio che non vedo differenza fra adattarsi alla prepotenza del Bello e Dannato o adattarsi alla comodità del Mite e Pacifico. In entrambi i casi, non sceglie, è preda, vittima e insieme

complice. E, in ogni caso, non ha il controllo della situazione. Il suo amor proprio vegetava ignaro di tutta la sua bellezza anche in quella relazione lunga e noiosa in cui se n’è stato acquattato dieci anni. Vorrei spiegargli che la Natura l’ha fatto per splendere e farsi padrone del suo destino. Per rendere felice lei che lo ospita, indipenden­temente da chi passa di lì e può gettarle o no uno sguardo assassino o una mano salvifica. Vorrei chiarirgli che, se sta lì ad aspettare il tenebroso che passa in moto, lui è così piccolo e invisibile che il tenebroso, rombando, potrebbe non scorgerlo e stirarlo. Vorrei chiarirgli che, se sta lì accoccolat­o sotto il tetto del ragazzo generoso, quel tetto potrebbe diventare così asfissiant­e da collassarg­li, infine, sul capo. Vorrei spiegare al suo tramortito amor proprio che m’importa zero di lui. Se ne sta nascosto, non sa che si perde ed è così pigro da non meritare comprensio­ne. Non sarò io a preoccupar­mi per la sua sorte. Ho già perso troppo tempo con lui e mi è finita la pazienza. Mi preoccupa, invece, la creatura che verrà. Una donna che non sa amare se stessa non saprà amare il figlio che genera. I bambini ci guardano e ci prendono a esempio. Se ne mettiamo al mondo, ci arroghiamo la responsabi­lità di formare esseri umani, persone, futuri adulti, felici o no.

Cara Piccola Daisy, lei non può continuare a fare l’imbambolat­a finché vuole. Sventatame­nte si fanno molte stupidaggi­ni, finché si è giovani. Poi, quando si diventa madri e padri, non si può restare bambini. Lei dice che questo figlio lo voleva, ma per farci che? Il giocattolo di una madre instabile? Per copiare a pappagallo qualcuna a cui ha sentito dire che «senza un figlio la vita di una donna non è completa»? Per avere, forse, qualcuno che la ami a prescinder­e? Ma anche i figli, se non sappiamo insegnargl­i ad amare, non ci ameranno. Veda un po’ lei se è il caso di darsi una scossa.

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 ??  ?? La foto di Candida Morvillo è di Giuseppe Di Piazza Pablo Picasso Nude, Green Leaves and Bust, dettaglio dell’opera del 1932
La foto di Candida Morvillo è di Giuseppe Di Piazza Pablo Picasso Nude, Green Leaves and Bust, dettaglio dell’opera del 1932
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