Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Bravo Jorit, ma bisogna allargare l’orizzonte
A proposito del progetto per Pino Daniele a piazza Garibaldi
Tempo fa ebbi la sventura di commentare tra amici un murale apparso dalle mie parti. Non si trattava di un’opera del già fin troppo chiamato in causa Jorit.
Qualche tempo fa ebbi la sventura di commentare tra amici un murale apparso dalle mie parti. Per carità, non si trattava di un’opera del già fin troppo chiamato in causa Jorit, ma di un artista il cui nome non ho mai più sentito ripetere. Nello specifico trovavo quell’opera molto brutta, ma non è questo il punto, anche perché io di street art non ho competenza specifica alcuna. unto è che dopo quel commento mi fu scaricata addosso, da chi ne sapeva più di me in tema di affari di palazzo, una tale messe di informazioni (su chi fosse l’autore dell’opera, a quale politico era legato, da dove saltasse fuori il finanziamento con cui si era arrivati alla realizzazione del murale, a chi invece quello stesso finanziamento era stato negato, persino quale fosse il margine di guadagno per l’artista al netto delle spese di realizzazione) che rinunciai a indagarne le ragioni artistiche e sociali visto che non importavano a nessuno. Con questo esempio, ancorché parziale, ma ancor di più col riferimento esplicito alla dibattuta vicenda del progetto del murale di Jorit da dedicare a Pino Daniele sulla facciata del palazzo di piazza Garibaldi, con i veti incrociati tra chi gestisce l’immobile, i promotori dell’iniziativa e la sovrintendenza, voglio semplicemente evidenziare quanto il dibattito napoletano rischi a volte di ripiegare su se stesso, trasformando in farsa qualsiasi progetto, per non parlare dell’uso strumentale che si fa dell’arte e del talento degli artisti. Senza tacer nemmeno della superficialità con cui talvolta, dalle nostre parti, si giudica chi fa e si mette in gioco, perché ha qualcosa da raccontare, in un perpetuo tiro al cecchino sui social che conferma ancora una volta quanto nella nostra città sia valido il teorema della «leucemia sociale», per cui ogni cellula dell’organismo-Napoli ha in animo non tanto di affermare se stessa bensì di cannibalizzare l’altra.
Personalmente trovo grandioso il fatto che qualche anno fa a un giovane artista napoletano sia saltato in mente di dipingere i volti di Angela Davis e Pier Paolo Pasolini su un muro di periferia, ancor più perché quell’azione artistica, politica e sociale assieme nasceva da un talento genuino. Ed è vero, come ha scritto Gennaro Ascione sulle pagine di questo giornale, che il talento va sempre protetto. Resta altrettanto vero, però, che il talento è una di quelle cose difficili da misurare con oggettività e questo la politica lo sa, l’ha sempre saputo, ragion per cui ancora oggi scontiamo rendite di posizione di persone il cui talento, spesso nemmeno così evidente o comunque ormai sopito, è stato fin troppo protetto negli ultimi decenni. Voglio ricordare che a questa pletora di artisti e intellettuali — la cui fama quasi sempre evaporava al casello di Caserta Sud — in passato gli si son date le chiavi dei musei, dei teatri, dei festival, li si è lasciati ingrossare come draghi fino a diventare essi stessi, da ex talentuosi ormai pasciuti e con la villa al mare, parte del problema che oggi così aspramente critichiamo. Forse sta lì una parte della questione. Forse il talento di Stato e per bando non esiste. O se esiste, allora, per me è alla maniera con cui il duo Cyop e Kaf realizzò qualche tempo fa una straordinaria mappatura di Taranto Vecchia dopo un anno di residenza, con oltre un centinaio di incursioni di street art nella città dell’Ex Ilva. Ecco dove voglio andare a parare. Magari di tanto in tanto potremmo allargare il dibattito qui a Napoli, impedendo alle cellule di mangiarsi l’un l’altra, smettendola di rinchiudere l’arte in questo o quel recinto (politico), magari gli artisti potrebbero abbandonare le proprie posizioni consolidate e inventarne di nuove da occupare. Perché è quello che fa l’arte quando è arte, o no?
In passato
Ad alcuni intellettuali sono state consegnate le chiavi dei musei, dei teatri e dei festival