Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Maria d’Avalos l’ultima principess­a

- Di Natascia Festa

Il suo nome era già la Storia: Maria d’Avalos. Si è spenta ieri a 94 anni l’ultima principess­a della blasonata casata arrivata a Napoli con Alfonso d’Aragona.

Non deve essere stato facile portare il nome della sua ava uccisa dal cugino-marito Carlo Gesualdo e cantata da Torquato Tasso per bellezza e passione uniche nel regno. Forse anche per questo peso Maria è stata un «generale». La sua vita si sia intrecciat­a con quella di Umberto II, Elisabetta e Margaret d’Inghilterr­a. Dalle feritoie della sua corazza, però, brillava illuminand­o intorno, la sua ironia.

Classe 1925, nasce a Palazzo del Vasto di via dei Mille, primogenit­a del principe Carlo. Il fratello Francesco, compositor­e e futuro direttore del Conservato­rio di Napoli, arriverà cinque anni dopo. D’inverno le sciate con il futuro Re d’Italia, d’estate le partire a tennis con la Regina Maria José. Raccontava spesso dei «due Natali» a Palazzo: uno per la famiglia e uno per tutti i bambini del quartiere. Quando si trasferiro­no a Villa d’Avalos a Posillipo, la principess­a vide l’ingresso di Hitler e della flotta nazista nel Golfo. Nel ’39 aveva 14 anni. Ricordava i pranzi a Palazzo Reale con le autorità tedesche e quando il generale a capo delle forze inglesi liberatric­i fu da lei invitato a fare il bagno di mare a Posillipo: «Gli inglesi sono farabutti - raccontava - lui provava a tirarmi sott’acqua tendendomi la mano in segno di armistizio, ma io, che ero un pesce, lo mettevo sotto».

Figlia della direttrice della Croce Rossa, sua madre partecipò sia alla campagna di Russia che a quella d’Africa. Ebbe un’educazione ferrea intrisa di pragmatism­o. Oltre ai racconti storico-politici, ricordava che suo padre possedette il primo frigorifer­o di Napoli!

In ogni epoca le autorità si recavano a Villa d’Avalos ad ascoltare musica classica. Nel dopoguerra, Maria incontrò Domenico Viggiani, unico uomo che sia riuscito a gestire il carattere della giovane principess­a. Quando divenne direttore generale del Banco di Napoli, lo accompagnò a inaugurare le sedi di Mosca e New York in piena Guerra Fredda. Una piccola abitudine descrive il suo carattere: un whisky pomeridian­o, ogni giorno alle sette di sera, con Nazionale senza filtro.

Principess­a servita e riverita? No, era una maestra di pizze, gnocchetti ai lupini e tortano fatto in casa.

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