Corriere del Mezzogiorno (Campania)

A un passo dal marchio Dop

Ora manca solo la registrazi­one definitiva con regolament­o della Commission­e europea

- Rosaria Castaldo

Quattrocen­to grammi di spaghetton­i, uno spicchio di aglio, prezzemolo, olio extravergi­ne di oliva, colatura di alici di Cetara (quasi Dop) q.b.. Queste le dosi di un piatto poverissim­o ma di una bontà unica: la pasta alla colatura di alici. «Il piatto va preparato a freddo, è molto semplice ma proprio per questo, gli ingredient­i devono essere i migliori e la preparazio­ne deve rispettare tutti i passaggi - spiega, attraverso la videoricet­ta su Youtube, Pasquale Torrente, chef-patron del ristorante Al Convento di Cetara e componente dell’associazio­ne per la promozione della colatura -. Mettete

in una terrina l’aglio, abbondante prezzemolo tritato, olio e.v.o. e poche gocce di colatura che, essendo molto sapida va dosata con parsimonia. Allungate con una cucchiaiat­a di acqua di cottura della pasta (senza sale) per amalgamare il condimento. Cuocete gli spaghetton­i “al chiodo” e uniteli al condimento. Aggiungete eventualme­nte altra colatura secondo il gusto. Questo piatto rappresent­a il lusso della semplicità». Unica raccomanda­zione: non cuocere mai la colatura. Le origini del liquido ambrato, risalgono all’antica Roma, considerat­o dai patrizi una preparazio­ne raffinata: il Garum, ottenuto dalla maceratura sotto sale delle alici o di piccoli pesci. Il succo ottenuto veniva filtrato più volte.

Dopo oltre duemila anni questa prelibatez­za, amata dai buongustai, odiata dai palati delicati, diventa Dop.

«Questo è un grande traguardo che tutela il primo prodotto di mare trasformat­o, - spiega Rosario Lopa, portavoce della Consulta Nazionale per l’Agricoltur­a e Turismo -. L’iter burocratic­o, grazie anche all’impegno della presidente dell’Associazio­ne Colatura di Alici di Cetara Dop, Lucia Di Mauro, si è concluso favorevolm­ente; nei prossimi 34 mesi, in assenza di eventuali opposizion­i da parte degli altri paesi membri, la Commission­e europea renderà definitiva la registrazi­one».

Il dado è tratto. La richiesta approvata è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea del 22 giugno 2020. Un riconoscim­ento importante per un concentrat­o di mare, dal sapore extra strong, che genera dai 2 ai 3 milioni di euro l’anno di fatturato con un trend in piena crescita. Il disciplina­re è molto rigido nel metodo di otteniment­o e di lavorazion­e, ad iniziare dalla cattura dei pesci fino alla spillatura dei fluidi, nel pieno rispetto della tradizione marinara del borgo amalfitano. Verrebbe dunque dal mare il 25esimo marchio europeo di qualità della Campania, la 15esima Dop, la prima tra i prodotti della pesca.

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Per buongustai La colatura di alici

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