Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Tratturo i valori semplici della pastorizia
La transumanza, di recente inserita dall’Unesco tra i patrimoni immateriali dell’umanità, attraversa l’Alta Irpinia e il Sannio lasciando storie e prodotti genuini con latte di pecora
Sospesi tra cielo e terra, inseguendo nuvole tra i poggi erbosi, può capitarci di confondere il sussurro del vento con un timido belato lungo uno di questi Regi Tratturi, le vie appenniniche che da millenni i pastori percorrono con le loro greggi dalle alture dell’Abruzzo alle pianure pugliesi, transitando per l’Alta Irpinia e il Sannio. Strade naturali tracciate per necessità, alla ricerca stagionale dei migliori pascoli, oggi considerate tra le “camminate” più belle d’Italia dal Touring Club. E mentre nell’arcadico paesaggio ciascuno riscopre qualche brandello trascurato della propria anima, si assimilano pure i valori semplici tramandati insieme alle specialità culinarie nate proprio nel solco di quella transumanza di recente inserita dall’Unesco tra i patrimoni immateriali dell’umanità. Qui il latte di pecora gocciola insieme alla storia.
La ricotta laticauda, dal retrogusto intenso, è la produzione unica degli ovini “larga coda” selezionati nel ‘700 dai Borboni. Il pecorino stagionato di carmasciano si produce solo con il latte degli animali pascolano lungo le Mefite della Valle d’Ansanto, terre ricche di zolfo già descritte da Virgilio nell’Eneide.Secondo Nino Ragosta, libraio, scrittore e appassionato “collezionista” di segreti e aneddoti dell’Irpina pastorale, dovremmo trarre insegnamento anche dalla frugalità dei pastori, che sapevano ricavare il massimo dal poco che avevano a disposizione. «Durante la transumanza – dice Ragosta – gli uomini si sostenevano prevalentemente con pane duro, ammorbidito nell’acqua dei ruscelli, e con formaggi locali come il caciocavallo ‘dell’impiccato’, chiamato così perché veniva appeso ai rami e ammorbidito accendendovi sotto un fuoco per farlo lentamente colare sulle improvvisate bruschette. Lungo il tragitto i pastori raccoglievano anche erbe spontanee e funche ghi. Un modello di sostenibilità e di autosufficienza».
Una cultura da cui possiamo ancora imparare molto, come confermano gli incontri didattici promossi dall’agriturismo Regio Tratturo di Ariano Irpino e le passeggiate guidate lungo l’antico sentiero Pescasseroli-Candela, «che fino a pochi anni fa – spiegano – era attraversato da migliaia di persone provenienti da tutto l’Appennino». Nei primi secoli, i contadini non gradivano il passaggio delle greggi sulle loro terre e questo generò non pochi dissidi con i pastori. Poi col tempo le due comunità trovarono una coesistenza reciproca vantaggiosa . «Grazie ai contadini – racconta Ragosta – i pastori trovavano luoghi di ristoro e ricoveri per la notte, ma sapevano dormire anche sotto le stelle di questi dolci colli di cui è facile innamorarsi, com’è accaduto al mio amico scrittore Federico Capuozzo che ha eletto il borgo di Zungoli a suo buen retiro, con annesso bosco e fattoria. Per ascoltare la sera, intorno al fuoco, gli antichi canti e le leggende».