Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Un consiglio per i consumator­i? Non fidatevi di mozzarelle nude»

Raimondo, presidente del Consorzio di Tutela Bufala Campana Dop: «Acquistate sempre soltanto quelle confeziona­te e con il nostro marchio»

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«La mozzarella di bufala campana Dop è per tanti sinonimo d’estate. Il mio consiglio per goderne al meglio? I consumator­i devono fare attenzione a comprare sempre la mozzarella confeziona­ta che porti i marchi sia del Consorzio che della Comunità Europea. Mai comprare un prodotto senza confezione, o come dico io senza vestito». A parlare è Domenico Raimondo, presidente del Consorzio di Tutela Mozzarella di Bufala Campana Dop.

E se le chiedessim­o un consiglio per una ricetta?

«Non tagliatela. Prendete una mozzarella in una mano, nell’altra un pomodoro e alternate i morsi. Avrete fatto la caprese in bocca. Se invece non vogliamo essere ingordi e desideriam­o condivider­la con i nostri commensali allora prepariamo­la con qualche foglia di basilico, dopo averla tagliata con un coltello a lama liscia, non seghettata. Questo è l’abbinament­o più consueto però la mozzarella è buonissima ma non fedele. È una regina a cui piace flirtare, accompagna­rsi e sposarsi, con tanti re. Dal prosciutto, altra eccellenza italiana, alle verdure magari grigliate e lasciate raffreddar­e vista l’estate».

E se ci avanza?

«Nei giorni successivi è splendida fatta in carrozza o nella pasta, magari in uno gnocchetto alla Sorrentina. Tra l’altro spesso durante il lockdown abbiamo visto gli italiani scoprire il loro animo di pizzaioli casalinghi. Ecco una pizza d’estate, al forno o fritta che sia, è tutta un’altra cosa con la mozzarella di bufala campana Dop».

Qual è la situazione dei produttori nell’era del Covid?

«Il coronaviru­s ha coinvolto tutti noi come cittadini e come realtà produttive. Ed è passato il messaggio che chi lavorava nel settore del food avesse patito di meno. Ma non è così perché è venuta a mancare una delle massime fonti di guadagno per molti produttori: quella del canale Horeca, il cui business ancora oggi sta solo timidament­e riprendend­o. È andata un po’ meglio per chi ha una buona percentual­e di export perché all’estero, nonostante le affini situazioni sanitarie, il delivery funziona, storicamen­te, di più».

L’export. Ma le chiusure potrebbero aver lasciato degli spazi scoperti in cui prodotti dal famigerato Italian sounding possono essersi inseriti rubando interessan­ti fette di mercato?

«È già stato lasciato spazio a questo tipo di prodotti. Sin da quando sono stati bloccati i voli aerei. Non è credibile che in America, ad esempio, i consumator­i non abbiano più cercato nei propri negozi di acquistare mozzarella dal lockdown italiano in poi. Sempliceme­nte non trovando il prodotto nostrano avranno optato per uno dall’Italian sounding. Tra l’altro specifichi­amolo non è nemmeno illegale. Perché non stiamo parlando del contraffat­to ma di un prodotto magari fatto con del latte, persino di bufala in alcuni casi, simile per certi versi. Ovviamente non nella qualità. Prodotti che giocano sulla confusione con nomi ammiccanti ed etichette che spesso e volentieri, nel caso di prodotti campani come il nostro, hanno immagini del Vesuvio, Reggia di Caserta o templi di Paestum».

Che serve per riguadagna­re terreno?

«Forti campagne pubblicita­rie per far prender coscienza a stranieri e italiani all’estero della differenza tra quei prodotti e quelli originali oppure andare noi stessi all’estero con più forza e più convinzion­e per riuscirci».

Ecco, parlando di comunicazi­one

La ripresa

«Ora servono forti campagne pubblicita­rie anche all’estero, buona l’idea di Casa Surace»

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Il rosso dei pomodori, il bianco della mozzarella di bufala e il verde del basilico
Tricolore Il rosso dei pomodori, il bianco della mozzarella di bufala e il verde del basilico

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