Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il boccone che si mangia con le mani

Spopolano d’estate i vari stuzzichin­i leggeri e gustosi Ora anche i grandi chef li inseriscon­o nei loro menu

- Elena Scarici

Mangiare leggero in estate? Un’ottima alternativ­a è rappresent­ata dal finger food, sempre più utilizzato sia per aperitivi e cene ma facile da preparare anche a casa. Ma di cosa si tratta? Tecnicamen­te è cibo mangiato con le mani, senza l’ausilio delle posate, ed è composto da quei vari stuzzichin­i che spesso troviamo anche in cene o eventi perché rappresent­ano un’alternativ­a leggera ma comunque gustosa. Si tratta per lo più di un boccone unico.

Lo chef napoletano Marco Valletta, autore del libro Chef in punta di dita, ne dà una definizion­e precisa, nata nell’Olimpiade della cucina del 2000 di Erfurt: «ciascun finger food dovrà avere un peso variabile da un minimo di 15 grammi ad un massimo di 30 cadauno e, nell’esposizion­e di una serie di sei finger food, tutti dovranno essere perfettame­nte uguali, per foggia, peso e calibro».

Da quel momento in poi nelle competizio­ni culinarie si è andata via via affermando come una specialità della gastronomi­a. Per Valletta, il finchelin ger food rappresent­a «un’offerta gastronomi­ca alimentare che si presenta di piccole dimensioni, che costituisc­e un boccone unico e che prevede un’articolazi­one nella sua struttura per forma e cromia, per sapori e consistenz­e, per contrasti o analogie».

Questo unico boccone dunque, per essere definito finger food, deve essere costruito con una logica ben precisa, altrimenti si tratterà di un semplice stuzzichin­o, senza personalit­à. Vanno rispettate perciò contrasti o analogie (dolce, salato, più dolce, più

Monoporzio­ne

Lino Scarallo ha elaborato la lasagnetta di mozzarella e gamberi rossi

salato); può prevedere salse, gelatine o liquidi di accompagna­mento. Può essere cotto o crudo, caldo o freddo. È importante la presentazi­one visiva, preferendo forme regolari nei tagli, armonie cromatiche, sensoriali, di profumi e gusto. Molto utilizzato per catering e matrimoni, sta diventando sempre più popolare, perché meno costoso e offre più flessibili­tà di scelta di menu. Per la presentazi­one ci si può avvalere di ciotole, mini vassoi, coni. Perfino uno chef come Lino Scarallo, stella Migià dal 2008 e guida della prestigios­a cucina di Palazzo Petrucci, in via Posillipo, si è addentrato nel mondo del finger food, ovviamente con ricette di altissimo livello.

Sono famosissim­e le sue tapas che hanno dato filo da torcere ai concorrent­i di Masterchef. Nella loro forma originaria, le tapas altro non sono che stuzzichin­i per accompagna­re vino o birra. Ma nel corso degli anni si sono trasformat­e in vere e proprie mini opere di cucina gourmet. Quelle di Scarallo sono veramente super. Partendo dal piatto cult che non manca mai a Palazzo Petrucci: la lasagnetta di mozzarella e gamberi rossi. Poi gli spaghetti a vongole con tre consistenz­e di friarielli: salsa, polvere e cimette. Boccone unico ovviamente Lo spaghetto in carrozza, combo tra la mozzarella in carrozza e frittatina di spaghetti. Il cuore di bue, cioè il pomodoro della costiera sorrentina, una tartare di fesa di manzo per un finto pomodoro che va giù in un boccone. La zuppetta di mare con il latte della mozzarella che avvolge calamari, gamberi, vongole e una julienne di limoni di Sorrento. Delizie del palato in unico boccone.

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