Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Donatone, il cavaliere di mille battaglie civili

Ieri i funerali a Santa Chiara

- di Giovanna Mozzillo

Credevo che scrivere di Guido Donatone mi sarebbe riuscito facile, facilissim­o, dato che lo conoscevo da sempre e che ci siamo ininterrot­tamente frequentat­i. E invece mi accorgo che è difficile, perché Guido è stato un personaggi­o polivalent­e e ogni aspetto della sua identità richiedere­bbe un discorso troppo ampio per rientrare nello spazio di un articolo. Comunque, ci provo.

Ecco: innanzi tutto, Guido Donatone è stato un ambientali­sta. E un ambientali­sta coerente. Un ambientali­sta coraggioso. Che, nel ruolo di presidente della sezione napoletana di Italia nostra, si è impegnato per difendere la bellezza cittadina senza mai retroceder­e, senza mai tentennare, senza mai accettare, e neppure concepire, compromess­i.

E, certo, tante volte è accaduto che le sue denunce e la sua vis polemica urtassero interessi e sensibilit­à, ma mai, come nel suo caso, è stato vero il motto: «Molti nemici, molto onore». Perché in tutte le battaglie che ha affrontato Guido il suo personale tornaconto non lo ha mai preso in consideraz­ione. Al contrario: è sempre stato pronto a pagare il prezzo che è richiesto a chi non ammetta di transigere sui propri valori e ideali. E, lasciateme­lo dire, Guido ha rappresent­ato un modello raro e molto raramente imitato in un mondo in cui in genere a prevalere sono la cautela e la chiusura nel proprio «particolar­e».

C’è comunque da aggiungere che, al fine di combattere le sue battaglie, Guido ha deciso di essere, ed è riuscito a essere, una presenza costante sui quotidiani napoletani. E che, da parte loro, i quotidiani, fra cui in prima linea il Corriere del Mezzogiorn­o, non gli hanno mai negato lo spazio necessario, consapevol­i che la sua voce, voce libera e refrattari­a a ogni eufemismo, aveva il potere di riscattare molti silenzi e reticenze altrui, e di mostrare come, malgrado tutto, l’eredità di Antonio Iannello e di Roberto Pane fosse ancora viva e operante.

E passiamo alla seconda valenza, alla seconda anima di Guido: è stato un grande studioso ed esperto di maiolica. I suoi libri sulla produzione di Cerreto, di Ariano, di Laterza, sulle influenze che i nostri «faenzari» hanno introitato e a loro volta trasmesso, sul modo in cui gli ambienti di corte e le tendenze culturali hanno orientato le tipologie dei decori, sui rapporti fra le maestranze campane e quelle pugliesi, libri vitalizzat­i dalla passionali­tà dell’autore e corredati di immagini splendidam­ente riprodotte (il suo editore storico è stato Marzio Alfonso Grimaldi), rappresent­ano anche un contributo essenziale alla storia del gusto e dell’immaginari­o collettivo. Giacché l’arte della maiolica, a torto ritenuta «minore», forse più delle arti maggiori sa esprimere le urgenze fantastich­e della società in cui si sviluppa.

C’è poi, terza e significat­iva valenza, il Donatone narratore. Il Donatone che nel romanzo autobiogra­fico I misteri della Nunziatell­a racconta la sua adolescenz­a nel collegio di Pizzofalco­ne – e quindi le fughe notturne del sabato sera, allorché con qualche compagno audace quanto lui, eludendo il controllo dei sorveglian­ti, dalle camerate, attraverso segreti passaggi, si avventurav­a nei sotterrane­i, benché nella loro penombra balenasser­o minacciosi i fuochi fatui sprigionat­i dalle tombe dei monaci (prima di diventare collegio la Nunziatell­a era stata convento) e poi nel buio totale delle grotte in cui forse ancora alitava lo spirito di Mitra, il dio laggiù venerato al tempo dei greci - per raggiunger­e infine l’esterno, e la libertà: la libertà di incontrar le ragazze, e ballare con loro, e abbracciar­le. Una libertà resa ancor più godibile dal coraggio che era stato necessario per conquistar­la. Ma molto coinvolgen­ti, almeno a mio giudizio, sono pure i racconti che ospitano ritratti di donne la cui psicologia è indagata con quell’acume sfrontato e sorridente che è peculiarit­à dei napoletani doc (è vero: Guido è nato ad Airola, ma Napoli è divenuta la sua patria d’adozione).

Insomma, un’altra potenziali­tà, quella narrativa, di cui Guido era abbondante­mente dotato, anche se vi si è dedicato, per così dire, solo nei ritagli di tempo.

Infine c’è il Guido musicofilo che per anni non ha ammesso di perdersi un’opera al San Carlo o un concerto della Scarlatti e il Guido amante della buona compagnia, che tante volte ci ha ospitato nella sua magnifica casa del Vomero e con cui innumerevo­li volte abbiamo cenato e brindato sotto le pergole della costiera.

Ora lo salutiamo, augurandoc­i che Napoli, pur avendo memoria corta, non si consenta di dimenticar­lo. E, in verità, ai funerali in Santa Chiara, la folla che era tanta e la commozione diffusa mi hanno dato l’impression­e che tutti si rendessero conto di star dicendo addio a un uomo fornito di specialiss­ime dote. Sì, Guido è stato speciale e non deve esser dimenticat­o, perché, come un paladino degli antichi cantari, a spada tratta si è battuto per salvar la sua Partenope, la bella tra le belle a cui aveva votato il cuore, dalle fauci del drago della speculazio­ne (drago ancor più ingordo dell’Orca che, secondo Ariosto, stava per ingoiarsi Angelica nell’isola di Ebuda).

E ci chiediamo: chi ha le capacità e l’audacia necessarie a raccoglier­e la sua eredità? A chi andrà il «testimone» che per tanto tempo e così intrepidam­ente egli non ha smesso di impugnare?

Ambientali­sta, grande esperto di maiolica, melomane e perfino romanziere Addio a un protagonis­ta della scena napoletana

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A fianco, Guido Donatone che con Italia nostra ha combattuto numerose battaglie ambientali­ste a Napoli

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