Corriere del Mezzogiorno (Campania)
UNA RIPRESA AD ALTA VELOCITÀ
La discussione sulle infrastrutture ferroviarie è tornata nell’ultimo mese ad essere al centro dell’attenzione nei documenti governativi. Il Decreto Rilancio contiene una norma che autorizza Fsi a effettuare studi di fattibilità dell’Alta Velocità sulla Genova-Ventimiglia, la Salerno-Reggio Calabria e la TarantoSalerno. Il documento Programmatico di Rilancio del presidente del Consiglio, base dei colloqui di Villa Farnesina, prevedeva la messa in cantiere, oltre alle opere suddette, della AV sulla dorsale adriatica, una nuova linea Genova-Roma e attraversamenti estovest da Roma per Pescara e Ancona. Questo rinnovato interesse va salutato positivamente. Ma ci sono alcuni aspetti che non convincono completamente. Se prendessimo sul serio l’elenco completo delle nuove tratte di Alta Velocità dovremmo immaginare una spesa per nuove infrastrutture per 40/50 miliardi almeno. L’AV è tanto più utile quanto più grandi sono i centri che collega e quanti meno ostacoli naturali e umani incontra. Non sembra questo il caso delle TarantoSalerno ad esempio. Per qualche ragione le discussioni sull’Alta Velocità eccitano moltissimo la fantasia dei commentatori. È certo che la rete di AV nel Centro-Nord abbia contribuito alla vitalità economica dei centri attraversati, delle grandi città in particolare. Ma non dobbiamo scordarci che l’Alta Velocità, senza iniziative per la vitalità economica del Mezzogiorno, contribuirebbe ancor più a svuotarlo. Se è possibile raggiungere Roma più velocemente, è ancor più probabile che un giovane vada a studiare fuori. Il Rapporto Istat del 2017 in realtà metteva in luce un altro problema. Analizzando i rapporti economici tra le imprese delle città si scopre che le grandi e medie città del Mezzogiorno di fatto non hanno tra loro più rapporti significativi già da tempo. Napoli e Bari ad esempio sono terminali finali di nodi economici del Centro-Nord (Milano, Roma e, nel caso di Napoli, Torino). Lo stesso dicasi per Catania, Palermo e Messina.
Per lo sviluppo del Mezzogiorno è molto più importante affrontare questo problema piuttosto che il collegamento col nord. È probabile per tornare al caso di Taranto, che essa beneficerebbe molto di più da un collegamento veloce con Bari o con Brindisi che con Salerno.
È per questo che dovremmo prima di tutto concentrarci sulle infrastrutture necessarie immediatamente e poi comunque chiederci quali siano quelle veramente utili e sostenibili. Negli ultimi giorni ci sono stati dei passi avanti su una tratta importante della Napoli-Bari e delle ferrovie siciliane, ma ancora abbiamo problemi di finanziamento. Sulla Messina-Catania una conferenza di servizi per la tratta GiampilieriFiumefreddo avviata nel novembre 2018 non risulta terminata (doveva aver luogo entro 90 gg). I lavori per la tratta Bicocca-Catenanuova sono invece cominciati il 25 giugno, nell’anno (il 2020) in cui doveva già entrare in servizio uno dei due binari. Nonostante il Contratto Istituzionale di Sviluppo, lo Sblocca Italia e il Commissario straordinario, queste opere, veramente necessarie, procedono a rilento.
E in questi due casi è il caso di chiedersi se l’AV di sistema (o alta capacità, con una velocità massima di 200 chilometri all’ora) sia davvero sufficiente. Esiste il dubbio che Ferrovie dello Stato sia meno entusiasta di queste opere rispetto a quelle precedenti perché sarebbero in perdita. Il presidente del Consiglio dovrebbe usare tutto il suo peso politico, anche con incontri periodici coi vertici di Fsi per assicurarsi che procedure e lavori procedano più velocemente.
Per quanto riguarda le opere future, pur rifiutando la logica della Analisi Costi Benefici (che boccerebbe a priori tutte le infrastrutture di AV suddette) si tratta in effetti di essere un po’ più selettivi, di privilegiare le infrastrutture tra le città del Mezzogiorno e di associare ad ogni tratta un appropriato standard e livello di investimento non basato solo sulle esigenze di classi dominanti esigue di lavorare a Roma e tornare nel sud per il fine settimana in treno. Su queste basi dovremmo basare un vero piano di nuove infrastrutture.