Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Scampia, palestra vuota «Terrorismo mediatico»
NAPOLI «Prima del blocco per l’emergenza Covid entravano in palestra ogni giorno circa 600 persone. Da quando abbiamo riaperto non arrivano a cinquanta. Sono spariti in particolare i bambini ed i ragazzi. Ne venivano 150 al giorno, ora non li vedo più».
Gianni Maddaloni, maestro di judo che da anni gestisce una palestra a Scampia — un punto di riferimento per chi voglia praticare sport a prezzi assolutamente popolari e per chi voglia socializzare nel quartiere — è preoccupatissimo e non lo nasconde. La realtà che gestisce da anni, diventata famosa e non solo per i risultati sportivi, è un posto nel quale star bene, divertirsi, eliminare le proprie tensioni e vincere le proprie paure. «Non è tanto o almeno non è soltanto un problema economico – dice l’ex campione di judo – che pure esiste, perché abbiamo speso migliaia di euro per adeguarci alle linee guida imposte ai centri sportivi e ad oggi non abbiamo ancora visto un solo centesimo da parte del Coni. C’è una questione sociale ed è molto più importante: i bambini ed i ragazzi che non vengono da noi stanno in strada o, magari, chiusi in casa, dove si alienano davanti ai videogiochi o alla televisione. Perdono l’abitudine alla pratica sportiva e ad una sana forma di socialità quale è quella offerta dall’attività sportiva». Un capitolo a parte, sottolinea il maestro di arti marziali, è quello relativo ai bimbi disabili. «Frequentavano abitualmente la palestra lo scorso inverno – racconta – dieci ragazzini autistici. Correvano, non stavano fermi un attimo, interagivano e, soprattutto, si divertivano. Sono spariti, non so che fine abbiano fatto. Provo a contattarli per farli tornare, ma finora non ci sono riuscito».
Il motivo della scomparsa dei praticanti dal centro sportivo di Scampia, secondo Maddaloni, è semplice e si chiama «terrore». Riflette: «Sono stati lanciati messaggi fuorvianti e sbagliati da parte di chi ha responsabilità istituzionali e da parte degli esperti che aiutano chi ci governa a decidere. È passata la tesi secondo la quale gli sport di contatto sarebbero ancora assolutamente sconsigliati in questa fase successiva all’emergenza coronavirus. Una bestialità. Vedo gente che si affolla sui mezzi pubblici, sulle spiagge, nei ristoranti, perfino nelle sale Bingo e poi devo ascoltare gli scienziati i quali sostengono che sarebbe pericoloso praticare judo, karate od aikido. Ascolto, mi arrabbio e mi domando da dove sia scaturita questa idea che ormai si possa fare tutto, ma che lo sport non si possa praticare come si dovrebbe. Non so se sia ancora un retaggio di quanto accaduto nel pieno della emergenza, quando i nuovi untori pareva che fossero diventati quelli che si incaponivano a correre o se dipenda da altro. Di fondo scontiamo anche una certa incultura sportiva, perché in questo Paese la pratica dello sport non è ancora vista da tutti come una necessità, ma è considerata ancora un di più, quasi un lusso nella vita di ognuno». Lancia un appello ai genitori: «Venite con i vostri bimbi in palestra, dobbiamo ripartire e ricominciare a stare insieme senza lasciarci condizionare da chi fa terrorismo mediatico. Le precauzioni vanno adottate e noi lo abbiamo fatto. Allo sport, però, non bisogna rinunciare. Deve entrare a far parte delle abitudini e della vita di ognuno di noi, specialmente dei bambini e degli adolescenti. Questo è vero sempre ed ovunque. Particolarmente in un quartiere come Scampia. Continuiamo tutti a portare avanti il progetto educativo di fare in modo che i ragazzi stiano insieme e si confrontino seguendo le regole dello sport».
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