Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Al San Carlo musica per ricchi
Riportare la gente a Teatro, alla Musica, perché nella condivisione dell’Arte ritrovi il giusto ristoro dello spirito dopo le angosce della pandemia e l’energia interiore per riprendere la strada all’indomani del rigido fermo, dei sacrifici, del precipitare del lavoro e del reddito. Questo aspetto della crisi-covid affiancato al problema oggettivo dei lavoratori del settore, è stato da più parti indicato, in modo pressante e motivato da questo giornale, per la sua rilevanza nel tessuto complessivo della società.
E va riconosciuto che la Regione Campania ha impegnato risorse non indifferenti perché l’Estate Solidale chiesta dal direttore Enzo d’Errico in un editoriale del 30 aprile scorso, potesse prendere corpo.
Due le manifestazioni di maggior richiamo, una già partita, l’altra al via a fine mese: Il Napoli Teatro Festival in vari spazi alternativi e il San Carlo che esce dalle sue mura e fa spettacolo e concerto in Piazza del Plebiscito. Sul primo, pur confermando qualche riserva sui contenuti, immutati rispetto al progetto originale redatto prima dell’emergenza, va subito segnalata la partecipazione vasta e incoraggiante del pubblico, quasi sempre si è arrivati al sold out, grazie anche al costo dei biglietti alla portata di tutti: 8 euro il più caro, ridotto a 5 per under 30 e over 65. Ingresso gratuito per diversamente abili con accompagnatore. Saggia politica, così davvero il danaro pubblico è speso bene, sta dando e darà i frutti che auspichiamo, l’Arte e la Cultura che vanno oltre il privilegio di pochi.
Con inaspettata incoerenza, sta invece da tutt’altra parte la scelta del San Carlo, che per «Aida», «Tosca» e Nona di Beethoven in piazza, chiede prezzi carissimi: 300 euro per i primi posti e a scalare per i restanti cinque settori: 250, 180,110,80 e i più lontani 60. Gli under 30 pagheranno 30 euro, ma con accesso al quinto settore, nessuna riduzione per gli over 65 né privilegio per i diversamente abili.
Chi li ha stabiliti evidentemente ritiene che, benché pagati col danaro pubblico, il tenore Kaufman e la soprano Netrebko e con loro Verdi e Puccini siano roba per ricchi, chi non lo è vada a cercarli su Youtube.
Vero è che il prezzo dei biglietti per la lirica è alto dappertutto, a Parigi, Vienna, Milano, luoghi dove il nostro nuovo sovrintendente ha operato finora, ma qui la società è diversa e le circostanze del post- covid pure. L’Opera di Roma, che si sposta anch’essa all’aperto mettendo in scena in forma teatrale Rigoletto nell’area archeologica del Circo Massimo, ha fissato per i primi posti il prezzo di 110 euro, un terzo del costo dei biglietti del San Carlo.
Quanto al concerto programmato fra le due opere, la Nona Sinfonia di Beethoven, Orchestra del Teatro, direttore Walcuha, i primi posti costano 150 euro. La medesima Sinfonia, diretta da Antonio Pappano con l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, si può ascoltare dal vivo più o meno negli stessi giorni nella cavea di Renzo Piano all’Auditorium di Roma al prezzo di 30 euro nei posti migliori, un quinto di quanto si paga in Piazza Plebiscito.
Le proteste si susseguono sul web, si moltiplicano le rinunce da quanti – più o meno lontani dalla musica d’opera – dall’occasione erano stati attratti. Eppure, questa del San Carlo è una operazione fuori bilancio, rientra nel progetto «Regione-Lirica» e sulla locandina compaiono i loghi degli Enti che la finanziano o la sostengono: Mibact, Poc-Campania, Unione Europea, Repubblica Italiana, Regione Campania, Comune di Napoli, Città Metropolitana, Napoli Città lirica. Ammirevole e inaspettato esempio di collaborazione fra Istituzioni, ma con l’intento di sostenere o patrocinare Musica per tutti, non certo Musica per ricchi.