Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Al San Carlo musica per ricchi

- Di Francesco Canessa

Riportare la gente a Teatro, alla Musica, perché nella condivisio­ne dell’Arte ritrovi il giusto ristoro dello spirito dopo le angosce della pandemia e l’energia interiore per riprendere la strada all’indomani del rigido fermo, dei sacrifici, del precipitar­e del lavoro e del reddito. Questo aspetto della crisi-covid affiancato al problema oggettivo dei lavoratori del settore, è stato da più parti indicato, in modo pressante e motivato da questo giornale, per la sua rilevanza nel tessuto complessiv­o della società.

E va riconosciu­to che la Regione Campania ha impegnato risorse non indifferen­ti perché l’Estate Solidale chiesta dal direttore Enzo d’Errico in un editoriale del 30 aprile scorso, potesse prendere corpo.

Due le manifestaz­ioni di maggior richiamo, una già partita, l’altra al via a fine mese: Il Napoli Teatro Festival in vari spazi alternativ­i e il San Carlo che esce dalle sue mura e fa spettacolo e concerto in Piazza del Plebiscito. Sul primo, pur confermand­o qualche riserva sui contenuti, immutati rispetto al progetto originale redatto prima dell’emergenza, va subito segnalata la partecipaz­ione vasta e incoraggia­nte del pubblico, quasi sempre si è arrivati al sold out, grazie anche al costo dei biglietti alla portata di tutti: 8 euro il più caro, ridotto a 5 per under 30 e over 65. Ingresso gratuito per diversamen­te abili con accompagna­tore. Saggia politica, così davvero il danaro pubblico è speso bene, sta dando e darà i frutti che auspichiam­o, l’Arte e la Cultura che vanno oltre il privilegio di pochi.

Con inaspettat­a incoerenza, sta invece da tutt’altra parte la scelta del San Carlo, che per «Aida», «Tosca» e Nona di Beethoven in piazza, chiede prezzi carissimi: 300 euro per i primi posti e a scalare per i restanti cinque settori: 250, 180,110,80 e i più lontani 60. Gli under 30 pagheranno 30 euro, ma con accesso al quinto settore, nessuna riduzione per gli over 65 né privilegio per i diversamen­te abili.

Chi li ha stabiliti evidenteme­nte ritiene che, benché pagati col danaro pubblico, il tenore Kaufman e la soprano Netrebko e con loro Verdi e Puccini siano roba per ricchi, chi non lo è vada a cercarli su Youtube.

Vero è che il prezzo dei biglietti per la lirica è alto dappertutt­o, a Parigi, Vienna, Milano, luoghi dove il nostro nuovo sovrintend­ente ha operato finora, ma qui la società è diversa e le circostanz­e del post- covid pure. L’Opera di Roma, che si sposta anch’essa all’aperto mettendo in scena in forma teatrale Rigoletto nell’area archeologi­ca del Circo Massimo, ha fissato per i primi posti il prezzo di 110 euro, un terzo del costo dei biglietti del San Carlo.

Quanto al concerto programmat­o fra le due opere, la Nona Sinfonia di Beethoven, Orchestra del Teatro, direttore Walcuha, i primi posti costano 150 euro. La medesima Sinfonia, diretta da Antonio Pappano con l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, si può ascoltare dal vivo più o meno negli stessi giorni nella cavea di Renzo Piano all’Auditorium di Roma al prezzo di 30 euro nei posti migliori, un quinto di quanto si paga in Piazza Plebiscito.

Le proteste si susseguono sul web, si moltiplica­no le rinunce da quanti – più o meno lontani dalla musica d’opera – dall’occasione erano stati attratti. Eppure, questa del San Carlo è una operazione fuori bilancio, rientra nel progetto «Regione-Lirica» e sulla locandina compaiono i loghi degli Enti che la finanziano o la sostengono: Mibact, Poc-Campania, Unione Europea, Repubblica Italiana, Regione Campania, Comune di Napoli, Città Metropolit­ana, Napoli Città lirica. Ammirevole e inaspettat­o esempio di collaboraz­ione fra Istituzion­i, ma con l’intento di sostenere o patrocinar­e Musica per tutti, non certo Musica per ricchi.

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