Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Lo studio: in Campania ci sono più pensionati che lavoratori attivi
La Cgia di Mestre: con il Covid squilibrio aumentato. Il sindaco di Milano chiede le gabbie salariali per il caro vita
Le regioni meridionali presentano un numero di pensioni erogate superiore a quello degli stipendi degli occupati. Uno squilibrio aumentato con l’emergenza Covid. In particolare il saldo per provincia è severamente negativo a Napoli (-61.000), dove si registrano 885.000 pensionati a fronte di 824.000 occupati, risultando la realtà metropolitana peggio posizionata in Italia al netto delle classificazioni di Lecce (-108.000), di Messina (-84000) e di Palermo (-71000). È quanto emerge da una ricerca della Cgia di Mestre.
Le regioni meridionali presentano un numero di pensioni erogate superiore a quello degli stipendi degli occupati. Uno squilibrio aumentato con l’emergenza Covid.
In particolare il saldo per provincia è severamente negativo a Napoli (-61000), dove si registrano 885.000 pensionati a fronte di 824.000 occupati, risultando la realtà metropolitana peggio posizionata in Italia al netto delle classificazioni di Lecce (-108.000), di Messina (-84000) e di Palermo (-71000).
In Campania, poi, è messa male anche la provincia di Benevento con un saldo negativo di -37000 occupati, quindi quella di Salerno con -18000, di Avellino con -9 e di Caserta con -6000. È quanto emerge da una ricerca della Cgia di Mestre con la quale si pone l’accento su un dato ancora più allarmante: con il lungo lockdown il divario proporzionale tra pensioni erogate e stipendi percepiti, quindi tra posizioni passive e attive, si è ancora più allargato, presentando al Sud condizioni di vera disperazione.
Il quadro esaminato su scala regionale vede il saldo negativo della Campania a -132.000, con 1.796.000 pensionati a fronte di 1.664.000 occupati, quello della Puglia a -235.000, della Calabria a -195.000, della Sicilia a -299.000, dell’Abruzzo a -21000 e del Molise a -19000.
Tutto questo avviene mentre il sindaco di Milano, il pd Beppe Sala, torna ad invocare della paga dei dipendenti pubblici del Sud rispetto a quelli del Nord, adducendo la consueta motivazione della differenza del caro vita. E il presidente di Svimez, Adriano Giannola, lancia l’ennesimo allarme sulla meridionalizzazione dell’Italia: «Pensare di ripartire con i meccanismi che vedono un Nord privilegiato come indicano Bonaccini e Bonomi ci porterà verso il rafforzamento della crisi economica. L’Italia si sta meridionalizzando — sostiene —. Milano non è più una metropoli europea, è stata superata da Bratislava. L’Italia è sempre più marginale nell’Unione Europea. Di qui a 15 anni la questione meridionale sarà una questione conclusa per eutanasia».
Il coordinatore dell’ufficio studi della Cgia di Mestre Paolo Zabeo avverte che «il sorpasso è avvenuto in questi ultimi mesi. Dopo l’esplosione del Covid, infatti, è seguito un calo dei lavoratori attivi. Con più pensioni che impiegati, operai e autonomi, in futuro non sarà facile garantire la sostenibilità della spesa previdenziale che attualmente supera i 293 miliardi di euro all’anno, pari al 16,6 per cento del Pil».
L’altro indicatore che, almeno sulle potenzialità, se sfruttate, potrebbe aprire uno spiraglio sul futuro del Mezzogiorno, è quello che riguarda la percentuale di presenza dei giovani. A livello provinciale, infatti, la realtà più “vecchia” d’Italia è Savona (48,85 anni medi), seguono Biella (48,70), Ferrara (48,55), Genova (48,53) e Trieste (48,39). Le più giovani, invece, sono Bolzano (42,30), Crotone (42,18), Caserta (41,35) e Napoli (41,31).
«Investire per favorire le nascite — spiegano dalla Cgia — è una scelta che non piace a molti governi, spesso in virtù di un banale calcolo statistico, considerato che proprio la tendenza demografica declinante richiede sempre maggiori risorse a favore della parte elettoralmente più rilevante della popolazione».
Le regioni del Nord Ovest a fronte di 6.187.000 pensionati presenta 6.923.000 occupati, generando, dunque, un saldo positivo di +736. Quelle del Nord Est con 4.453.000 pensionati vanta un saldo positivo di +697 grazie ai 5.150.000 occupati. Le regioni del Centro registrano un altro saldo positivo(+410), grazie al fatto di avere 4.559.000 pensionati a fronte di 4.969.000 occupati. Durissimo, invece, il saldo negativo del Mezzogiorno: con 7.160.000 pensionati e 6.172.000 occupati (-988).
Due Italie
Il problema riguarda tutte le regioni meridionali, quelle con il saldo positivo sono al CentroNord del Paese