Corriere del Mezzogiorno (Campania)

L’odissea di una fisioterap­ista isolata e in attesa di tampone

Il racconto di una fisioterap­ista napoletana costretta a restare in casa «Vorrei che almeno venissero eseguite le analisi che mi spettano»

- Di Anna Paola Merone

Pina Parlati, fisioterap­ista, attende da quasi dieci giorni un tampone. Lo scorso martedì ha avuto per la prima volta la febbre, che le è durata per tre giorni. Il suo medico l’ha inserita sulla piattaform­a dei pazienti che andavano sottoposti agli esami Covid. «Esame al quale non sono mai stata sottoposta e resto in quarantena nonostante la necessità di sottopormi a esami del sangue salvavita per patologie alla tiroide».

NAPOLI Pina Parlati attende da quasi dieci giorni un tampone. Lo scorso martedì ha avuto per la prima volta la febbre, che le è durata per tre giorni. Ha telefonato al suo medico di base che l’ha inserita — in base ad una serie di parametri — sulla piattaform­a dei pazienti che andavano sottoposti agli esami Covid.

«Esame al quale non sono in realtà mai stata sottoposta» spiega la signora, una fisioterap­ista che nei giorni precedenti all’innalzamen­to della temperatur­a ha avuto una serie di contatti per motivi personali e profession­ali. «Ma niente tampone e, dunque, niente tracciamen­to — osserva —. Sono consulente presso la Guardia di Finanza, seguo altri pazienti presso il mio studio e tecnicamen­te — se il tampone fosse stato positivo — si sarebbe dovuto risalire a ciascuno dei miei contatti. Ma il tampone non è mai stato eseguito e io non so se ho avuto solo una febbre, che ormai è passata da giorni, oppure altro».

La situazione è resa più complessa da una particolar­e patologia che ha la signora, legata alla tiroide. «Ho bisogno di fare prelievi specifici a intervalli brevi per dosare i farmaci che prendo — racconta —. Ed è stato arduo ottenere la possibilit­à di andare in laboratori­o e sottopormi ad un esame che è di fatto salvavita. Nessun laboratori­o poteva mandare infermieri a casa, ho chiamato chiunque spiegando la situazione. E così mi hanno autorizzat­a a spostarmi con la mia auto per andare presso la mia struttura di riferiment­o, in grado peraltro di fornirmi risposte nel giro di poche ore. Condizione per me essenziale. Non sono stata però autorizzat­a a recarmi al Frullone per il tampone. Lo avrei fatto, ma non c’è un protocollo che lo prevede. Dunque la mia attesa si prolunga, va avanti, il tempo si dilata e mi avvilisce pensare che la mia quarantena potrebbe tecnicamen­te incomincia­re dopo un tampone arrivato a dieci giorni e più di distanza dopo l’allarme inoltrato alla Asl».

Pina Parlati ha fatto quasi cinquecent­o telefonate fra Asl, numero verde della Regione, presidi medici. «C’è da impazzire, nessuna risposta, il vuoto, l’impossibil­ità di ottenere riscontri concreti al di là del garbo di medici che, oltre ad immedesima­rsi con umanità nelle situazioni dei singoli, possono fare poco» aggiunge.

Lunedì prossimo, tampone o no, ha la necessità un nuovo prelievo legato al suo problema di salute. «Tremo al pensiero di dover affrontare di nuovo un percorso fatto di telefonate, domande senza risposta, frustrazio­ni — dice —. So che migliaia di persone in Campania sono nella mia situazione e non è giusto abbandonar­e chi si trova isolato in casa, in attesa di un verdetto e di un segno di presenza da parte della sanità pubblica. Se mi avessero autorizzat­o sarei andata personalme­nte anche in un laboratori­o. E intanto non posso non pensare che il mio lavoro, già messo a dura prova dal lockdown, finirà per risentire ulteriorme­nte di questo stop non legato specificam­ente al Covid, ma solo ad una catena di disservizi».

Pina Parlati

Sono da dieci giorni chiusa in casa, un’attesa snervante anche perché devo eseguire un esame per un problema grave alla tiroide e non so come fare

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La fisioterap­ista Pina Pariati in quarantena da dieci giorni
Preoccupat­a La fisioterap­ista Pina Pariati in quarantena da dieci giorni

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