Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Un «voucher» per il divorzio: dono di nozze di un avvocato
LA PROVOCAZIONE CARMEN POSILLIPO Regalo di nozze di un avvocato di Santa Maia Capua Vetere ad una collega di studio «Il mio è un augurio scaramantico, perché alla prima difficoltà le nuove coppie fuggono»
Un voucher come dono
NAPOLI di nozze. Un buono per un divorzio gratuito, consensuale o giudiziale, valido per tre anni.
Provocatorio e irriverente, ma dopotutto anche beneaugurante, il regalo che l’avvocato Carmen Posillipo ha consegnato a Francesca, la sua praticante, che si sposerà oggi. Specializzata in diritto di famiglia, Posillipo è un avvocato di Caserta che al Foro di Santa Maria Capua Vetere ha dibattuto centinaia di cause di separazione.
Perché ha pensato proprio a questo regalo?
«Nessuno dei miei praticanti, donne e uomini, ha portato avanti matrimoni e relazioni. Il voucher è uno scherzo — oggi Francesca, che è diventata intanto avvocato, avrà una busta — che sottolinea però un momento storicamente singolare per i legami a due. Tre anni è il periodo sentinella di questi tempi. Se una coppia riesce a superare questo scoglio è a buon punto».
E in passato i tempi erano diversi?
«Si tirava avanti più a lungo. Le coppie si sposavano prima e stringevano i denti fino a quando i figli non si facevano più grandi, resistendo sette o dieci anni».
Dunque ci si separa prima e ci si separa di più?
«Assolutamente. E quel che manca ancora oggi è la capacità di gestire la separazione con serenità, anche e soprattutto rispetto ai figli. Il tono delle polemiche è alto, bassissimi i motivi del contendere che da avvocati ci troviamo a fronteggiare. E i minori ne fanno le spese. Io guido l’associazione “Sos diritti”, per le donne e i bambini e ho un osservatorio molto netto».
Questo voucher è, dunque, una specie di patto prematrimoniale? «Chiamiamolo così. Del resto anche lo sposo mi ha chiamato chiedendomi se il regalo vale, eventualmente, anche per lui. Vale per entrambi. Un invito ad essere in armonia sempre, anche nel dissidio. É un regalo scaramantico, ma anche un invito ad essere d’accordo su tutto, sul sì e sul no».
Cosa ha scritto sul biglietto?
«Il costo della fine di un matrimonio manda in rovina ogni famiglia, quindi prima di usare questo buono pensateci bene. Auguri».
Certo la separazione non è alla portata di tutti.
«Non lo è. E neanche il matrimonio è alla portata di chi pensa di affrontarlo con superficialità. Le coppie non si sposano più a 20 anni, ma molto più avanti quando hanno maturato abitudini e convinzioni a cui è difficile rinunciare. Si diventa marito e moglie quando si ha già una certa solidità economica, un profilo proprio. Insomma, soci in amore e in affari che quando si trovano di fronte alla necessità di arrivare ad un compromesso si voltano indietro e tendono e rifugiarsi nello status quo ante. Piuttosto che affrontare la difficoltà si pensa a come si stava bene da soli».
Le difficoltà sono serie o i motivi di dissidio sono futili?
«Spesso banali, alla prima litigata uno dei due prende i bagagli e torna dai genitori. dove non ha responsabilità, né impegni economici veri». Lei è sposata?
«Sono sposata».
E il suo matrimonio regge? «Regge. Mi sono sposata da adulta, relativamente da poco tempo. Ho 42 anni, sono avvocato da 14, mio marito ha 50 anni ed è un dirigente della polizia di Stato. Abbiamo un bimbo di 3 anni. Siamo una coppia di questi tempi: due lavori impegnativi e spesso totalizzanti, un bimbo piccolo che richiede tempo e attenzione e ci si è messo anche il lockdown.Mio marito comunque era impegnato con il lavoro, la tata era assente e io sopraffatta. Ma ce l’abbiamo fatta. Con impegno e serenità».