Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Nel Sud stop al Codice degli appalti»
Il leader di Forza Italia: liste nuove in Campania, rinnovamento avviato
«Sospendere il codice degli appalti e il regime delle autorizzazioni preventive». È una delle proposte di Silvio Berlusconi per far ripartire l’economia nel Mezzogiorno. Il presidente di Forza Italia ritiene che la burocrazia e la mancanza di infrastrutture penalizzi oltremodo il Sud.
«Siamo alla vigilia di elezioni molto importanti. In ospedale, dopo i primi terribili giorni, ho continuato nei limiti del possibile a lavorare per la campagna elettorale: ho tenuto i contatti con i nostri dirigenti, sono intervenuto telefonicamente ad alcuni incontri. Di più i medici non mi hanno permesso di fare. Ora sono pienamente operativo e mentre rispondo alle sue domande sto votando al Parlamento europeo».
Presidente Berlusconi, Campania e Puglia sono due regioni strategiche per il centrodestra. Cosa teme di più a pochi giorni dal voto?
«Non ho timori perché sono convinto che vinceremo. Però mi auguro che gli elettori non si facciano prendere dallo scoraggiamento, dallo scetticismo, dalla comprensibile delusione per una politica che tante volte non si è rivelata all’altezza, che non ha saputo risolvere i problemi. In questi giorni ho riletto una celebre frase attribuita a Platone: la punizione per chi non vota è che il governo della cosa pubblica cadrà in mano a persone non all’altezza. 2300 anni dopo, le cose non sono cambiate».
Quali suggerimenti vuole fornire ai suoi candidati Stefano Caldoro e Raffaele Fitto?
«In ogni regione abbiamo schierato il meglio. Stefano Caldoro e Raffaele Fitto hanno la competenza, l’esperienza, la serietà necessarie per affrontare i problemi delle loro Regioni. D’altro canto, dove il centrodestra è al governo la nostra classe dirigente è fatta di amministratori eccellenti».
Teme che gli elettori disertino le urne?
«Chi non va a votare rinuncia ad usare l’unico strumento che ha per ottenere un cambiamento. Lo dico ai tanti elettori moderati che potrebbero essere scettici o delusi: andare a votare e scegliere bene a chi dare il voto è un dovere verso noi stessi, verso i nostri figli, verso il futuro del nostro Paese. Forza Italia è l’unica forza politica esistente ad avere due caratteristiche fondamentali: è fatta da donne e uomini che nella vita professionale hanno dimostrato quanto valgono ed è anche l’unica forza politica a credere davvero nei principi liberali, cristiani, garantisti del
l’Europa e dell’Occidente. Siamo quindi i soli a combattere davvero l’oppressione fiscale, l’oppressione burocratica, l’oppressione giudiziaria».
Lei parla di oppressione giudiziaria, però in Forza Italia si avverte la necessità di un rilancio con volti nuovi, alla luce anche delle ultime inchieste giudiziarie campane.
«Forza Italia si è già profondamente rinnovata: le nostre liste sono fatte per gran parte di figure nuove, che rappresentano il meglio della società civile. Credo di poter dire che sono le liste migliori per qualificazione e competenza fra quelle in competizione».
La risalita del centrodestra passa, secondo lei, attraverso la leadership politica della Lega anche al Sud o una spinta di rinnovamento che coinvolga la classe dirigente locale di Forza Italia?
«Non credo sia corretto parlare di leadership della Lega né di nessun’altra forza politica. La nostra è una coalizione fra soggetti diversi, con culture politiche diverse, nella quale Forza Italia è determinante per vincere ma soprattutto per governare. Senza le nostre idee liberali non si costruisce un Paese moderno, capace di relazionarsi con l’Europa e il mondo. Questo vale anche per le Regioni e i Comuni, in particolare al Sud dove tanti sono i problemi rimasti irrisolti e lasciati incancrenire dalla sinistra di governo
nazionale e regionale».
Dal Recovery fund al Mes, se passerà, ai fondi europei: pioveranno finanziamenti a sostegno dell’innovazione, della infrastrutturazione digitale, delle opere pubbliche e, se possibile, della sanità. Lei su quali obiettivi punterebbe per risollevare le sorti del Mezzogiorno?
«Io ho guidato i governi che nella storia d’Italia hanno investito di più nel Mezzogiorno. Considero il ritardo nello sviluppo delle regioni meridionali il peggiore fallimento della nostra storia nazionale. Sono convinto che il Paese possa ripartire solo se Nord e Sud ripartono insieme, ma questo implica ovviamente che il Mezzogiorno sia messo in grado di superare il grande deficit di infrastrutture — sia materiali (strade, ferrovie, aeroporti) sia immateriali (banda larga) — che da sempre penalizza queste bellissime regioni e scorag
gia le attività più redditizie, dal turismo all’agroalimentare».
Da dove bisognerebbe iniziare?
«Noi abbiamo proposto un grande piano di opere pubbliche per colmare il deficit infrastrutturale dell’Italia in generale e del Sud in particolare. Si tratta di trovare le risorse e il Recovery fund — che noi abbiamo tenacemente voluto in Europa — può servire a questo, se l’Italia sarà in grado di presentare progetti credibili. Ma si tratta anche di abolire la burocrazia paralizzante e spesso fonte di corruzione, sospendendo o cancellando il Codice degli appalti e il regime delle autorizzazioni preventive per tutti, pubblico e privato».
Lei è stato appena dimesso dall’ospedale, sa che la migrazione sanitaria dal Sud al Nord rappresenta una delle voci di spesa più pesanti per i bilanci delle regioni del Mezzogiorno?
«Lo so bene, il Mezzogiorno è la zona d’Italia più fragile anche in periodi normali, oggi la più esposta, anche per effetto degli sbarchi, a nuovi casi di
Coronavirus. Se il governo Conte rinuncerà al Mes, come vorrebbero i grillini e come il Pd sembra rassegnato ad accettare, saranno 2.700 milioni in meno per la sanità in Campania e 2.450 milioni in meno in Puglia. Da non credersi! Eppure proprio in questa fase gli investimenti nella sanità sono quelli decisivi. Spero che non si arrivi a tanto».
Considero il ritardo nello sviluppo delle regioni meridionali il peggiore fallimento della nostra storia nazionale