Corriere del Mezzogiorno (Campania)
IL VIRUS NON DIVENTI UN ALIBI
Definire emergenziale il periodo che stiamo vivendo, è riduttivo. Il misterioso virus di cui si sa pochissimo, oltre ai danni alla salute, anch’essi non ancora ben quantizzati, specie quelli a distanza, ha messo in evidenza le falle preoccupanti nella società civile del terzo millennio. A tutte le latitudini, la debolezza è planetaria. Abbiamo appreso che l’OMS va rivisto, che i politici, e non parlo solo di quelli nostri, sono assolutamente incapaci di affrontare emergenze simili. C’è la necessità che la comunità scientifica venga messa a conoscenza di tutte le sperimentazioni attualmente in atto,alcune sono certamente pericolosissime. È necessario uno sviluppo più etico,che non può lasciare indietro interi continenti.
Ma è anche vero che molti utilizzano il virus come alibi. Il calcio, ad esempio. L’intero sistema calcio presenta criticità da anni, senza che si trovino soluzioni. Le strutture? Carenti, da sempre. Le innovazioni? Cervellotiche e gattopardiane, tutto cambia affinché non cambi nulla. I bilanci? Chi se ne frega, tanto... Le regole? L’unica certezza è che chi le segue è penalizzato. Tante partite giocate, ogni tre giorni, aumento degli infortuni, il caso Roma non è isolato,ma prima di tutto vengono gli interessi economici...Ma siamo sicuri che si sta sulla strada giusta? Non credo. Basta guardare l’elenco delle squadre che partecipano ai 2 campionati maggiori: 40 squadre, 8 del Sud, egualmente divise: 4 in A, altrettante in B. È normale, o è lo specchio fedele di un problema italiano secolare? Possiamo chiamarla come si vuole, ma è sempre l’irrisolta questione meridionale. Il Covid non c’entra nulla, è frutto di scelte scellerate. Che prima o poi vanno corrette. Nello sport, riorganizzando il tutto. Rendere competitivo il campionato, ormai noioso, vince sempre la stessa squadra da un decennio. Magari con play off e play out, per evitare partite inguardabili con squadre spesso volutamente poco competitive in alcune partite. Ma anche moralizzare l’ambiente, e regolamentare il mercato. Non è possibile che i contratti siano carta straccia. Non è più accettabile un commercio h/24 per 365 giorni all’anno. Il periodo impone serietà e sobrietà.
Troppi disoccupati, troppe aziende sofferenti, sentire parlare di milioni di euro per ragazzini poco conosciuti anche ai familiari stretti, è di cattivo gusto. Bisogna sostenere il calcio minore, anche per le sue implicazioni sociali. Il calcio è spettacolo, ma soprattutto è sport, non bisogna dimenticarlo.