Corriere del Mezzogiorno (Campania)
LA «PARTITA» PER IL SINDACO
Ora che la riconferma di De Luca (ampiamente prevista) è cosa fatta, e con un risultato che appare schiacciante, è legittimo chiedersi se e cosa potrebbe cambiare nello stile, negli obiettivi politici e nelle ambizioni personali e di governo del presidente che succede a se stesso. Per la Campania, per il Mezzogiorno e per il Paese è indubbio che si apra una stagione inedita e difficilissima. Sul fronte nazionale resta, pur sempre appeso a molte incognite, il destino della legislatura. Con una legge elettorale ancora tutta da ridefinire, a valle della vittoria del Sì al Referendum sul taglio dei parlamentari. Un Sì che, però, non ha stravinto come poteva attendersi. Qui da noi, poi, dopo il voto regionale, si profila l’anno prossimo, quello altrettanto determinante per il comune di Napoli che chiuderà il ciclo decennale delle sindacature de Magistris, aprendo, e c’ è da augurarselo, una pagina radicalmente nuova per l’amministrazione della città capitale del Sud. Il tutto in un contesto nazionale e internazionale dal quale le vicende dei singoli territori non possono prescindere. Due i fattori con i quali politica, economia e società dovranno necessariamente misurarsi. Quello negativo, insidioso e imprevedibile, di una pandemia ancora pienamente attiva e incontrollabile, in attesa del vaccino. Quello potenzialmente positivo e promettente delle politiche finalmente espansive e di rilancio economico messe in campo da Bruxelles, non senza l’aspro confronto che ha visto l’Italia in prima fila a sostegno dei grandi investimenti e che ha portato al Recovery Fund e alla revisione delle condizioni creditizie di accesso al Mes, in particolare per gli investimenti e la spesa in campo sanitario, esigenze generate,com’è noto, proprio dal Covid. Ebbene, se questo è lo scenario, non v’è dubbio che le ispirazioni di fondo a cui la politica e le grandi amministrazioni territoriali dovrebbero uniformarsi senza esitazioni sono due: estrema concretezza progettuale e massima velocità decisionale.
Da questo punto di vista, il neo eletto governatore, a prescindere da come lo si giudichi, simpatico o indigesto, autorevole o troppo autoritario, potrebbe rappresentare un fattore di traino particolarmente significativo nella competizione che si apre per la destinazione di risorse finalizzate allo sviluppo economico e infrastrutturale del Mezzogiorno.
Forse qualcosa del genere la si può già intravvedere in quella uscita un po’ a sorpresa che De Luca, guarda caso, proprio alla vigilia delle elezioni volle dedicare a Napoli. L’intenzione annunciata di voler spingere, prioritariamente per 10 progetti più uno. Progetti, «non sospiri» tenne a precisare il presidente con voluta e acidula ironia, in pieno stile deluchiano.
Ora, senza entrare nel merito di quella proposta dietro la quale non è difficile intravedere il robusto e affidabile contributo ispiratore di un urbanista (e attuale assessore regionale) dello spessore di Bruno Discepolo, colpisce positivamente (e politicamente) la scelta dei tempi. Nella fase delicatissima e rischiosissima dell’emergenza Covid, il tentativo di rilanciarsi in avanti, di precorrere la fase, che prima o poi si aprirà, così da ripartire sul piano, appunto, della rapidità e della concretezza progettuale. Riproponiamo allora la domanda, una volta messa al sicuro la sua rielezione, nel momento in cui ha le mani più libere ed è affrancato da condizionamenti immediati. De Luca accentuerà ancora di più il suo ruvido e «impolitico» pragmatismo del fare? O, come qualcuno ha pure scritto, proverà a profilare la sua figura riaccostandola al mestiere che gli piace di più, quello di sindaco, il Sindaco della Campania, e al contempo, un sorta di Lord Protettore anche per Napoli? Oppure (e l’uomo ne avrebbe certamente i numeri e il peso adeguati) proverà a giocare, in proprio, un ruolo nazionale più accentuato e determinante? L’interrogativo appare lecito e, in qualche modo, è aperto da tempo, soprattutto dopo la prova del fuoco del Covid che ha indubbiamente fatto esplodere la notorietà e il peso del governatore campano, sia in Italia che all’estero. D’altra parte, è un dato di fatto che in una fase di appannamento della funzione di riferimento dei partiti vecchi e nuovi, singole personalità, amministratori di polso come certamente De Luca ha mostrato di essere, finiscano per imporsi con un ruolo di innegabile supplenza. E, del resto, con le urgenze, le sfide, i rischi che abbiamo di fronte, sarebbe meglio uno sceriffo arcigno, ma di ferme intenzioni, piuttosto che il vuoto. In attesa,speriamo, di tempi migliori.