Corriere del Mezzogiorno (Campania)
I tre film di Gallo: io, ex boss, adesso ridicolizzo la camorra
L’attore protagonista al cinema, sarà Gennarino «’o sciupafemmine»
È uno degli attori più gettonati del momento. Gianfranco Gallo, co-protagonista di tre film che sbarcheranno prossimamente in sala (al netto della serie che inizierà a girare per Netflix: «Ritorno al crimine» di Massimiliano Bruno, «Scuola di mafia» di Alessandro Pondi e «Fino ad essere felici», opera prima di Paolo Cipolletta.
Quali personaggi interpreta?
«Sono completamente diversi tra loro e ogni singolo personaggio l’ho potuto costruire anche fisicamente. In “Ritorno al crimine”, per esempio, sequel di “Non ci resta che il crimine”, diretto da Massimiliano Bruno, dove recito al fianco di Alessandro Gassman, Marco Giallini e Gianmarco Tognazzi, in uscita a novembre, indosso una parrucca esagerata. Nel film di Bondi, una commedia divertente con Emilio Solfrizzi, Tony Sperandeo, Fabrizio Ferracani e Paolo Calabresi, ho, invece, una benda nera su un occhio a seguito di un dissidio avuto con Nino Frassica, il mio fratellastro. In quello d’esordio di Cipolletta, un film dal taglio drammatico, recito assieme a Francesco Di Leva e Miriam Candurro e ho una parrucca e degli occhialini e assomiglio a Dracula».
È a suo agio con questi travestimenti? «Sì, perché non sono un attore identificato con uno specifico personaggio e, trasformarsi, per me è piacevole e divertente».
Sia «Ritorno al crimine» che «Fino ad essere felice», sono girati a Napoli.
«Sì, ma, in verità, nel film di Bruno le scene dove compaio sono state girate ai Castelli Romani. Le altre riprese del film sono state effettuate però in piazza del Plebiscito, in via Sedile di Porto e a Castel dell’Ovo».
In «Gomorra. La serie» era il temibile don Giuseppe Avitabile e in «Fortapasc» di Marco Risi, Valentino Gionta. Nel film di Bruno è, invece, il boss Gennarino «’o sciupafemmenine». È la conferma che si possa finalmente ridicolizzare e demitologizzare i camorristi?
«Sono stato uno dei primi a fare quest’operazione. In teatro, circa venticinque anni fa, portavo in scena un personaggio “Peppe o racket”, che aveva l’anello al mignolo e delle unghie assurde. Credo sia maturato il tempo per un cambiamento e che un personaggio come Gennarino “‘o sciupafemmenine” possa dare inizio ad un nuovo genere cinematografico».
È passato con disinvoltura dai ruoli drammatici in «Take five» di Guido Lombardi, «Milionari» di Alessandro Piva, «Indivisibili» di Edoardo De Angelis e «Nevia» di Nunzia De Stefano, a quelli comici, soprattutto a teatro. C’è da aspettarsi, quindi, che il suo prossimo spettacolo sarà una commedia.
«E invece no. A teatro porterò “Il calapranzi”, un testo di Harold Pinter e sarò in scena con Patrizio Oliva per la regia di Carlo Di Palma».