Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Massacrato di botte a 7 anni Il pm: ergastolo per la mamma e il suo compagno
Requisitoria durata quattro ore: «Valentina anteponeva il nuovo partner ai suoi tre bambini»
Ergastolo per la mamma e il suo compagno. È la richiesta della pubblica accusa al processo per la morte di Giuseppe Dorice, il bambino di 7 anni massacrato di botte in un appartamento di Cardito nel gennaio del 2019.
L’orrore a Cardito
«Tony era furioso per il chiasso, colpì il bambino fino a rompere la mazza»
Ergastolo per la mamma,
NAPOLI ergastolo per il suo compagno: secondo l’accusa entrambi gli imputati al processo per la morte di Giuseppe Dorice, massacrato di botte a sette anni in un appartamento di Cardito nel gennaio del 2019, devono trascorrere in cella il resto della loro vita. La requisitoria, in cui è stata ricostruita nei dettagli l’orribile violenza di quella domenica mattina, si è protratta per più di quattro ore. Il processo si sta svolgendo davanti alla III Corte d’Assise presieduta da Lucia La Posta.
Nei confronti di Tony Essobti
Badre, ambulante italo — marocchino, e di Valentina Casa, casalinga originaria di Massa Lubrense, i pm di Napoli Nord Fabio Sozio e Paola Izzo hanno chiesto anche l’isolamento diurno per 18 mesi. Con parole durissime: la mamma di Giuseppe, ha detto Izzo ripercorrendo quella giornata tremenda, «non fa nulla, non è assolutamente protettiva nei confronti del bambino ma protegge se stessa e inizialmente anche Tony. Preferisce il rapporto con lui all’amore nei confrondelle ti dei figli».
Quel giorno Essobti Badre, con problemi di droga e seguito dai servizi sociali, era furibondo con Giuseppe e le sue due sorelline poiché i bimbi, che giocavano nel piccolo appartamento in cui si erano trasferiti da pochi mesi, lo avevano svegliato alle 8 del mattino. Come faceva di continuo, l’ambulante si avventò contro di loro a mani nude ma anche con il manico di una scopa, che spezzò in cinque pezzi a furia di picchiarli. Lui stesso ha descritto la scena ai familiari durante i colloqui in carcere; le intercettazioni sono da brivido: «Ho perso la testa, continuavo a picchiarli finché la mazza non si è spezzata»..
Una delle due bimbe si salvò a causa di un momentaneo svenimento; per la violenza percosse alla testa probabilmente resterà strabica. Giuseppe, purtroppo, fu più sfortunato. Agonizzò per ore sul divano mentre la madre e il suo compagno pretendevano di curare lesioni gravissime con una pomata antidolorifica; la sorellina più grande tentava come poteva di fargli coraggio: «Apri gli occhi, ti voglio bene». Quando finalmente fu dato l’allarme al 118, il bambino era già morto.
Duri anche gli interventi degli avvocati di parte civile, in particolare quello di Clara Niola, che assiste Cam Telefono Azzurro e l’associazione Akira, che non hanno risparmiato accuse anche alle maestre e ai servizi sociali. Niola ha definito Valentina Casa «anaffettiva, calcolatrice, osservatrice e scaltra». Secondo la penalista, Valentina, inizialmente apparsa sotto choc, in realtà ha deliberatamente cercato di nascondersi dietro una serie di alibi poi venuti a cadere. Come quando telefonò al 118 nascondendo ai sanitari la verità e dicendo loro che i bambini erano stati investiti.
La prossima udienza, con l’arringa degli avvocati degli imputati, Pietro Rossi per Tony Essobti Badre e Francesco Cappiello per Valentina Casa, è stata fissata per il 9 novembre. Lo stesso giorno dovrebbe essere emessa la sentenza.