Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Quel matrimonio dem-5Stelle per arginare il governatore
Tavolo nazionale a Roma e grandi relazioni a Napoli tra il segretario metropolitano dem Marco Sarracino e il facilitatore pentastellato Luigi Iovino: i due hanno chiuso l’accordo per Caivano, Pomigliano e Giugliano. Il campo largo dei democratici-progressisti-stellati è come quelle vaste praterie del Vecchio West dove il primo che pianta la bandierina conquista il proprio posto al sole. E così, ben prima delle scontatissime regionali, sono partiti al galoppo mustang, giovani puledri, parecchi ronzini e neanche una cavalla (al solito). Chi più chi meno dovrà fare i conti con il capo carovana De Luca che potrebbe pure decidere di chiudere le stalle a un certo punto. Si sa che il presidente della Regione non ha un rapporto di stima (è reciproco) con gli esponenti del Movimento 5 Stelle. L’ex sindaco di Salerno è stato il nemico da abbattere, più che un avversario politico, nella narrazione pentastellata dell’ultimo lustro e dell’appena conclusa campagna elettorale.
Questo è il punto di partenza per ogni analisi o discussione sulle prossime comunali. Con un’aggravante: la peculiarità tutta napoletana dei dieci anni di sindacatura arancione, stampellata da destra e sinistra, trasversalmente e a seconda del bisogno, oggi disconosciuta ipocritamente da tutti. Il Pd dovrebbe sfruttare un evidente vantaggio di questa fase. Se prima erano i vertici nazionali e locali dem a rincorrere il Movimento 5 Stelle, dopo il flop grillino delle Regionali le parti si sono invertite. Sono giorni che Luigi Di Maio, Roberto Fico e poi a scalare un po’ tutti (compresa un’inedita Ciarambino in versione meno bellicosa) invocano l’accordo politico, il matrimonio di governo per le grandi città da Napoli a Roma, da Milano a Torino. Forti, dicono, di una vittoria al primo turno a Caivano (non proprio Detroit) e ai due sudati ballottaggi a Pomigliano e a Giugliano. Per i dem che si ritrovano primo partito, ma dimezzati in consiglio regionale, un’occasione ghiotta per arginare lo straripante De Luca, reo di aver messo in campo troppe civiche e aver portato la sua “De Luca presidente” al secondo posto sia in Campania sia a Napoli. La verità è che a De Luca ancor più che un accordo con i 5 Stelle, farebbe venire l’orticaria un candidato grillino per Palazzo San Giacomo. E questo i dem lo sanno. Anche se Andrea Orlando rivendica la primazia del Pd sulla scelta del candidato tra i ministri Enzo Amendola e Gaetano Manfredi. Figure non solo autorevoli, ma figlie dell’alleanza di governo. E in grado di controbilanciare l’indiscusso potere, acquisito sul campo, del presidente rieletto. Che il tentativo sia ormai questo lo si comprende anche dallo sgambetto «casalingo» di Sandro Ruotolo, che sposa la linea del campo largo progressista-democratico-stellato. Dopodiché se non dovesse riuscire c’è sempre il primo turno. Che val più delle primarie.