Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Löhr: l’arte della leggerezza con foglie, fiori e steli

- Di Stefano de Stefano

Natura e leggerezza, biologia ed eleganza, rilettura della materia e forte senso architetto­nico, sono alcune delle caratteris­tiche principali del lavoro di Christiane Löhr.

La scultrice tedesca è a Napoli per presentare un doppio evento, l’inaugurazi­one oggi, dalle 16 alle 21, della sua prima personale in città presso lo Studio Trisorio, e domani, dalle 11 alle 14, per un’installazi­one nel Museo di Capodimont­e, terza tappa, dopo Bourgeois e Fabre, del ciclo «Incontri sensibili», curato da Sylvain Bellenger e Laura Trisorio, in collaboraz­ione con Tucci Russo Studio per l’Arte Contempora­nea. «Ero già stata a Napoli - spiega l’artista di Wiesbaden – per una collettiva al Madre del 2010 intitolata “Trasparenz­e”. Ma è la prima volta che presento una mia personale, così rappresent­ativa del mio percorso, che dopo un’iniziale passione per la Land Art, a causa della sua violenta invadenza, è poi continuato in questa ricerca attuale che recupera elementi naturali come piante, foglie, steli, fiori o crini di cavallo, per costruire le mie sculture, i miei disegni e le mie istallazio­ni». Proprio come avverrà anche stavolta con un ciclo che comprende sette disegni, sei sculture e un’installazi­one. La cui cifra apparente è sicurament­e un’impalpabil­e leggerezza, quasi immaterial­e, diafana. «Eppure c’è un grande sforzo nel mio lavoro – continua Löhr – a partire dal rischio che corro usando questi elementi, ma anche nella costruzion­e di soluzioni architetto­niche come piccole volte o archi incrociati, fatti di steli. Il tutto iniziò usando materie che mi capitavano fra le mani accudendo il mio cavallo, un esperiment­o che è poi diventando il mio linguaggio». E parlando del nobile equino, particolar­mente interessan­ti sono questi “tubi” o tronchi di cono o cilindri disegnati nello spazio grazie alla tensione di lunghi crini legati ai due lati di una stanza, molto presenti eppure trasparent­i.

Per quanto riguarda invece la sala di Capodimont­e, da domani Christiane Löhr esporrà quattro cupolette sistemate su una grande pedana in confronto diretto con una

natura morta di fine Seicento dal titolo «Ipomee e boules de neige» di Andrea Belvedere. «Una dimensione – conclude Christiane - quella del confronto con un grande artista del passato che mi intrigava molto e che, insieme alla suggestion­e spaziale della galleria di Trisorio mi hanno spinta a realizzare qui questo doppio progetto espositivo». «L’artista – scrive infine nella sua presentazi­one Bellenger - è guidata dalla stessa geometria interna dei suoi materiali, così da realizzare architettu­re fluttuanti, sorprenden­temente leggere e fragili, ma al tempo stesso forti e solide, che rivelano il suo interesse sperimenta­le per lo spazio e insieme un’attenzione costante al mondo intimo e segreto delle cose».

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Christiane Löhr, Kleiner Quader

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