Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Le mascherine tornano obbligatorie Pronta una task force per le multe
L’ordinanza del governatore De Luca prevede sanzioni fino a tremila euro «Soltanto i comportamenti responsabili eviteranno misure più rigorose»
NAPOLI Le mascherine andranno indossate anche all’aperto. Almeno fino al 4 ottobre e senza deroghe: anche se si è distanti dagli altri, naso e bocca devono restare coperti. Lo sottolinea con chiarezza l’ordinanza del presidente della Regione Vincenzo De Luca, che ha confermato la scelta di inasprire le misure anticontagio in tutta la Campania. Si incomincia dai dispositivi di protezione individuale: sono troppi i contagi, a fronte di un numero di tamponi relativamente basso. Due giorni fa la Campania era sopra tutte le altre regioni, con 248 positivi per 4.901 tamponi. Ieri il numero è sceso a 195 a fronte di 6027 tamponi e la regione è stata superata da Veneto con 248 casi, Lazio (230) e Lombardia (229). «Occorre — spiega De Luca — ripristinare immediatamente comportamenti responsabili, a maggior ragione con l’apertura delle scuole. Se vogliamo evitare chiusure generalizzate è necessario il massimo rigore». Perché è a questo che si pensa, in estrema ratio: alle chiusure dei locali intorno ai quali si concentra la movida, o almeno ad un coprifuoco.
Il Cotugno
Invoca controlli rigorosissimi rispetto ad un provvedimento che definisce «ineccepibile» il direttore generale del Cotugno, Maurizio Di Mauro. Controlli che potrebbero costare cari a chi verrà sorpreso senza mascherina che rischia una multa da 400 a 3.000 euro. In caso di reiterata violazione la sanzione amministrativa sarà raddoppiata. In strada ci sarà una task force di poliziotti, carabinieri e agenti di polizia locali pronti ad individuare i trasgressori. «Il numero dei contagi è ancora alto — aggiunge Di Mauro — e bisogna vigilare. Ma se ci saranno comportamenti responsabili non credo sarà necessario adottare altre misure di contenimento del contagio». Da ieri al Cotugno sono stati sospesi i tamponi per screening. Si va avanti solo con quelli riferiti a casi segnalati dalla Asl. «Temevamo proteste — aggiunge Di Mauro —, avevo chiesto il sostegno della Digos, ma la situazione è stata gestibile. Non possiamo dedicarci ai tamponi per screening con un numero di ospedalizzati in crescita, la nostra attenzione in questo momento va concentrata sull’avvio della Fase C e dobbiamo procedere con rigore».
I medici di famiglia
Una posizione sostenuta con forza anche dai medici di famiglia. «Non si può andare in
ospedale a fare tamponi senza aver interpellato prima il proprio medico di famiglia» sottolineano Luigi Sparano e Corrado Calamaro della Fimmg Napoli. «Così le aziende ospedaliere vanno in difficoltà e questo non va bene. Il tampone non è un test da fare per tenere a bada l’ansia. Deve essere il medico di famiglia a prescriverlo sulla base di una valutazione clinica ed epidemiologica accurata. Le risorse non sono infinite e se centinaia di pazienti che non hanno motivo di credere di essere stati contagiati si sottopongono al tampone, si corre il rischio di perdere tempo per l’individuazione e la cura di chi ha sintomi o è entrato in contatto con un positivo».
I contagi
Sul fronte dei contagi, sono stati registrati casi in alcune scuole private di Napoli, che sono state chiuse, ma anche in due bar simbolo della movida cittadina: Cimmino Petrarca e lo chalet Ciro, attualmente chiusi. Di ieri la notizia che un autista dell’ Anm, che lavora presso il deposito Cavalleggeri, è risultato positivo. É il terzo dipendente dell’azienda napoletana mobilità
I medici di famiglia «Non affolliamo gli ospedali per i tamponi Così le aziende vanno in difficoltà»
coinvolto dal contagio: il primo è un autista, il secondo un addetto alla stazione Municipio del metrò. Insomma il virus va veloce e nelle due ultime settimane è stato osservato un aumento significativo dell’età media dei positivi. De Luca ipotizza la trasmissione «dalla popolazione più giovane a quella più fragile o anziana, soprattutto all’interno della famiglia». Sono i giovani l’elemento debole della catena: sottovalutano i rischi e non osservano le regole anticontagio.