Amico Bio: «Allagati per l’ennesima volta A Mergellina chiudiamo»

Gli effetti della pandemia sul volume di affari, certo. Ma anche altro. «Perché — viene spiegato — la burocrazia può fare più danni del Coronavirus». Così, da ieri, in un angolo di Mergellina ha chiuso i battenti il ristorante “Amico bio”. La colpa è dell’acqua.

Dell’acqua piovana, che con i suoi irrefrenabili rivoli nelle giornate di tempesta s’insinua fin dentro i locali, causando danni alle attrezzature in una zona famosa per i suoi allagamenti. E di quella metaforica, che annebbia fino ad annullare l’azione amministrativa. È questo ciò che si denuncia: «Amico Bio chiude perché il Comune fa acqua da tutte le parti» l’accusa che ieri campeggiava su una di quelle lavagnette solitamente occupate dal menù del giorno. Qui, ormai, non si offre più nulla alla clientela se non amarezza. Bruno Zarzaca, che aveva fatto fortuna con il suo primo «Amico Bio» all’ingresso dell’Anfiteatro romano di

Santa Maria Capua Vetere e che aveva poi «esportato» il modello a piazza Bellini, a Mergellina era arrivato tre anni fa. Ora spiega che gli ultimi allagamenti hanno provocato danni a frigoriferi, parte dei tavoli e sedie per 10.000 euro, e che la cosa è talmente frequente che ormai la definisce «il vero pizzo» da pagare alla permanenza in loco. «Almeno un paio di volte l’anno». Ma Zarzaca va oltre. Al capitolo delle «inadempienze del Comune» recrimina, ad esempio, sulla circostanza che «anche le concessioni di suolo pubblico per occupazioni di spazi esterni non hanno avuto per tutti quella rapidità e quell’apertura che era stata promessa dal Sindaco de Magistris» dopo il lockdown. La richiesta di Amico Bio giace inevasa da quattro mesi. E parla di accanimento nei suoi confronti (l’episodio riportato è quello di sanzioni comminate dalla Municipale per presunte irregolarità), allungando un cahiers de doléances che recita la parola fine sotto la storia del simpatico ristorante vicino al mare. «Sepolto dalla burocrazia».