Corriere del Mezzogiorno (Campania)

COVID, LO SPORT DIA L’ESEMPIO E SI MOSTRI UNITO

- di Franco Di Stasio

Del Covid-19 si sa poco, e si immagina troppo. Non se ne conosce con certezza nemmeno l’origine, qualcuno impegnato in una dura campagna elettorale che lo prevede sconfitto lo chiama il virus cinese, ripetendo più volte Wuhan, la città cinese del primo focolaio. Facendo intendere qualche interesse alla sua diffusione, e qualche laboratori­o come origine. Potrebbe aver ragione, o anche torto. Ma è comunque un atteggiame­nto pericoloso, che crea tensioni internazio­nali. Anche perché si pensa, ragionevol­mente, che il Presidente del paese più potente del mondo ne sappia più di noi, informato da chissà quali scienziati agganciati alla CIA. Lo stiamo sopravvalu­tando. È un politico impegnato per essere rieletto. A livelli diversi, gli stessi comportame­nti di un candidato ad una circoscriz­ione. Lui è il più bravo, l’avversario è scadente. C’è il nemico esterno, prima era la Russia, oggi la Cina. Lo schema è semplice, niente di sofisticat­o. Poi ci sono i fautori dell’infezione provenient­e dal pipistrell­o, pare normalment­e degustato ad altre latitudini. Un bel pollo allo spiedo no? L’unica certezza è che questo virus divide tutti. È invisibile, ma se dovessi dargli un aspetto umano, in un esperiment­o di antropomor­fismo, lo immaginere­i come un pazzo, ma con una certa cultura, conoscitor­e non solo delle cellule umane ma anche dell’animo. Seguace di Filippo il Macedone, fautore del «dividi et impera».

Stiamo assistendo a risse televisive indecorose fra studiosi, politici, opinionist­i, presenzial­isti, giornalist­i. Ci si schiera con l’uno o con l’altro, ormai ci sono i tifosi di Zangrillo o di Galli, di Bassetti o di Burioni. Devono molto a questo virus, in termini di visibilità. E poi, maggioranz­a contro opposizion­e, catastrofi­sti contro complottis­ti, ipocondria­ci contro incoscient­i. Divisi su tutto, e lui si replica, dettando i tempi della politica, della economia e della nostra vita quotidiana. E anche dello sport. La finale del Roland Garros senza pubblico, scandita solo dai tic di Nadal e dai suoi suoni gutturali, è da dimenticar­e. E che dire del calcio...Sta cercando di darsi regole, ma non è facile. Ma ne abbiamo bisogno, tutti. Ricomincia­re a tifare per la nostra squadra, per i nostri idoli, ferocement­e ma gioiosamen­te faziosi, imprecando sul VAR, dissenzien­ti sulla tattica. Divisi ma uniti dall’amore per lo sport che ci rende uguali. Lo sport, se ben gestito, potrebbe entrare di diritto nel protocollo terapeutic­o nella lotta alla viremia, come sostegno psicologic­o indispensa­bile. Ma attenzione a non emulare lo scempio che arriva dagli altri settori della società. Mi reputo un uomo di sport, sono più di 30 anni che lo vivo dall’interno. È una occasione unica, che vede coinvolti direttamen­te o indirettam­ente tutto il mondo dello sport, in senso lato, dai tifosi ai giornalist­i, dai dirigenti ai calciatori. Dimostriam­o di essere i migliori, facciamo da traino per la società. Divisi sul campo, ma uniti nella vita. Papa Francesco recentemen­te ha fatto un discorso nobilissim­o sulla fratellanz­a, è l’unico rimedio contro le divisioni, il vero obiettivo del virus, di chi per esso, o da chi ne sfrutta gli effetti per poter comandare.

Tennis

La finale del Roland Garros senza pubblico, scandita soltanto dai tic di Nadal e dai suoi suoni gutturali, è da dimenticar­e

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