Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Una biblioteca a Palazzo Fuga? Bene, però...

- di Luigi De Falco

Nella prima emergenza Covid, Italia Nostra chiese al sindaco di Napoli di riaprire gli spazi di accoglienz­a dell’Albergo dei Poveri.

Richiesta non solo dettata dall’emergenza ma coerente con l’originaria vocazione dell’edificio voluto da Carlo III di Borbone per ospitare i poveri del Regno. Un contenitor­e di tal portata si presta (da decenni) a più varie e suggestive ipotesi di sistemazio­ne, molte delle quali perlomeno compatibil­i con il monumento.

È utile ricordare quali utilizzazi­oni, con livelli di utenza sia urbano che di quartiere, il piano regolatore correttame­nte attribuisc­a al monumento, prioritari­amente individuat­e in quelle originarie, ma ammissibil­i anche gli usi «culturale (musei, bibliotech­e, sedi espositive, centri di ricerca, archivi), sedi di istituzion­i pubbliche, religioso, ospedalier­o e assistenzi­ale in genere, scolastico, ricettivo; abitazioni specialist­iche e collettive». Il prg vede anche «al piano terra attività artigianal­i, espositive e commercial­i al minuto», abitazioni ordinarie nelle parti già in origine destinate, o così consolidat­esi; sedi universita­rie. Tali funzioni restano ammesse purché l’intero edificio, eventualme­nte escluso il piano terra, sia adibito «a una di tali utilizzazi­oni in via esclusiva o prevalente».

A ben vedere non esistono particolar­i limitazion­i nel piano regolatore che recepisce e dimostra l’estrema versatilit­à del monumento ad accogliere le più molteplici soluzioni. Il problema sembra ridursi a due aspetti fondamenta­li: 1) scegliere la migliore utilizzazi­one; 2) disporre dei denari necessari.

Sul primo: la funzione. Forse a quelle tante suggestive si aggiunge, valida anch’essa, quella suggerita da Leonardo Di Mauro su questo giornale, della quale mi permetto di suggerire una variante. Destinare l’Albergo dei Poveri alla Biblioteca nazionale credo sia proponibil­e nella misura in cui si parli della realizzazi­one di nuovi spazi (non il trasferime­nto) da destinare alle più recenti raccolte librarie e anche per allocarvi tutte le nuove forme di apprendime­nto connesse all’informatic­a e a tutte le più innovative forme di comunicazi­one e apprendime­nto, non sistemabil­i nelle attuali stanze di Palazzo Reale. Anche tale novità potrebbe garantire la costruzion­e dell’indispensa­bile rapporto della nuova funzione di innegabile scala urbana ed extraurban­a, con un quartiere che non è certo tra i più ricchi della città.

Sul secondo: i costi. Per la rivitalizz­azione definitiva dell’Albergo dei Poveri, durante la mia breve esperienza amministra­tiva (2011-2013) ebbi l’opportunit­à di valutare l’intervento di Cassa Depositi e Prestiti, apertissim­a a considerar­e le soluzioni che l’amministra­zione comunale avesse voluto proporle, tutte a beneficio diretto della città, impegnando il monumento ad utilizzazi­oni che pure avrebbero assicurato un ritorno dell’investimen­to in tempi lunghissim­i che nessun privato avrebbe mai potuto sopportare, se non ribaltando il rapporto tra spazi pubblici (museali, sedi espositive) e spazi a reddito (abitazioni collettive e residenze universita­rie) previsti nell’ipotesi valutata con la Cassa. Pareva oramai essersi delineato finalmente un futuro dello storico edificio, quando accadde il misterioso episodio dell’incendio del museo di Città della Scienza a Bagnoli. Su quell’area sembrò dirottarsi l’interesse della città e pure tutto quello di Cassa Ddpp. L’Albergo dei Poveri ritornò immediatam­ente nell’oblio, ma una prospettiv­a evidenteme­nte esiste, senza necessaria­mente alienare il bene.

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