Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Per lo zio Sandro Ruotolo è «una mossa sbagliata»
Per una strana congiuntura astrale nello stesso giorno in cui il sindaco cala l’asso, da tempo anticipato, Alessandra Clemente, poche ore prima il ministro Enzo Amendola si tira fuori dal totonomi per il Comune di Napoli. Si badi bene dal totonomi, non da un’eventuale corsa. E questo perché, conoscendo città e politica locale, ha paura, Amendola, di entrare papa e uscire cardinale. Come dargli torto.
In un’intervista a Rainews24, di buon mattino, il ministro degli Affari europei, prima risponde sulla competizione capitolina: «Sono napoletano, per la prima volta voterò a Roma e dico che i candidati sindaci si scelgono nelle città. Mi affido alle valutazioni del gruppo dirigente locale». Una frase che vale a qualsiasi latitudine e poi sulla possibilità di un suo ritorno a Napoli, da sindaco: «Mi impegno quotidianamente per la mia città. Su Napoli c’è molto da fare, ci sono risorse importanti che arriveranno. Penso che nella politica ognuno debba fare con disciplina e onore quello che deve fare. E io faccio il ministro». Quanto all’alleanza stabile (almeno quanto gli affetti) con i 5 Stelle afferma: «Noi sappiamo come è nato questo governo. Io sono la testimonianza vivente che quando si lavora su percorsi concreti si possono fare alleanze».
Pochi minuti e il segretario dem Nicola Zingaretti dice un’altra cosa che vale a qualsiasi latitudine, si tratti di Roma o di Napoli: «Voglio ringraziare Enzo Amendola, che oggi, con la saggezza che gli è riconosciuta, ha detto l’unica cosa sensata in questo delirio di chiacchiericcio e retroscena inesistenti. Il candidato sindaco di Roma lo decideranno nelle forme e nei modi che riterranno opportuni, in modo trasparente e autorevole i dirigenti e i cittadini romani».
Ed è questo il tentativo di Amendola: uscire dai retroscena, che però sono tutt’altro che inesistenti. «Non voglio essere più tirato per la giacca — dice a qualche consigliere amico —. Mi devo occupare del Recovery plan ed è un lavoro importante e complesso. A Napoli decidessero il percorso, se vogliono fare le primarie, non farle. Tirare la moneta in aria. E poi ce lo facessero sapere. Non mi faccio tirare per la giacca per i prossimi due mesi».
È questo il tema: i tempi. Si vota nella prossima primavera, mancano otto mesi. Il Covid impedisce riunioni e caminetti. Ma la mossa di de Magistris inevitabilmente spinge a una reazione. La prima? Il sindaco aveva chiesto un incontro, oggi, a Roma a Zingaretti. Il segretario avrebbe declinato l’invito. La seconda. Domani è stato convocato, invece, al Nazareno
Marco Sarracino. Che chiude la porta a de Magistris. «Stamane raccontavo di come Napoli fosse ormai una città “scassata” politicamente, economicamente e socialmente. Apprendo senza neanche tanto stupore che Alessandra
Clemente sia stata candidata da Luigi de Magistris — dice —. Non mi interessa commentare i motivi o i metodi di tale scelta. Il ragionamento da fare in questi casi è molto più semplice: Napoli, dopo 10 anni di giunta arancione, è migliorata o peggiorata? La risposta è chiara a tutti, anche a chi attualmente guida la nostra città. Napoli è una città in cui fai fatica a vivere. E non è una fatica uguale per tutti, ma è tanto più dura quanto più ti emarginano le tue condizioni sociali ed economiche. Dinnanzi a tutto questo siamo pronti a mettere in campo un percorso del tutto alternativo». E fa il segretario una sorta di chiamata alle armi: «Lo faremo con le migliori energie della città, con nuove idee, con gruppi dirigenti diffusi che allo “scassare” risponderanno con il “ricucire”. Lo faremo chiamando a raccolta partiti, movimenti, le associazioni, insomma tutta la Napoli che è stufa del malgoverno e che vuole finalmente cambiare». E a riprova che ormai il tavolo tra Pd e 5Stelle è in fase avanzata, arriva anche Valeria Ciarambino che dice: «Per quanto ci riguarda, il processo che porta alla scelta del candidato migliore è sempre partito da un progetto per il territorio». E parla di Sergio Costa, indicato alla Regione e poi saltato per la presenza di De Luca: «La persona che immaginiamo debba guidare il Comune di Napoli non può non avere un profilo di discontinuità da chi ha guidato l’attuale amministrazione e deve poterlo dimostrare con una storia personale che parli di risultati e impegno civico. Resta inossidabile un principio: chiunque vorrà sedersi al tavolo con noi, deve sapere che per il Movimento 5 Stelle le idee verranno sempre prima di qualsiasi nome».
E la renziana Graziella Pagano: «A parte il fatto che lanciare un nome così a 8 mesi
Iv e Forza Italia Pagano: caro Luigi hai bruciato Alessandra Martusciello: serve un candidato civico
dal voto equivale a bruciarlo. Ma davvero sentiamo il bisogno di parlare di nomi i prossimi mesi?», piuttosto «renda conto alla città che anche lei amministra da anni dei risultati conseguiti». E Fulvio Martusciello, Forza Italia, fa appello a un fantomatico candidato civico che «dovrà individuare un’area di riferimento. Non abbiamo bisogno di successioni feudali», lo dice entrando a gamba tesa in un altro campo. Ma siamo sicuri che è un altro campo?