Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Campania, l’epidemia corre di più a Napoli Vomero meno colpito
Il sindaco de Magistris attacca: «Dalla Regione nessun dato» L’Unità di crisi smentisce: al sindaco il bollettino Asl quotidiano
NAPOLI
A Napoli il contagio da Covid-19 cresce più che nel resto della Campania e i quartieri in cui il virus si sta diffondendo maggiormente ricadono nella Terza (Stella, San Carlo all’Arena), Quarta (San Lorenzo Viaria, Poggioreale) e Settima Municipalità (Miano, Secondigliano, San Pietro a Patierno). È quanto emerge dallo studio dei dati elaborati dalla task force istituita nei giorni in cui scoppiava l’emergenza lo scorso inverno presso il Comune di Napoli; un gruppo di lavoro a cui partecipano, tra gli altri, componenti dell’Unità di statistica medica dell’Università degli Studi della Campania «Luigi Vanvitelli», tra cui il professore Giuseppe Signoriello.
Numeri, corredati da diverse slide, che fanno capire come si muove il virus in città e in quali zone è più presente e in quali meno. Una fotografia del contagio che Luigi de Magistris commenta così: «Questo studio è frutto del lavoro della task force istituita da me e dall’assessore Francesca Menna, visto che dall’Unità di crisi regionale non ci arrivano dati puntuali». Parole respinte dall’Unità di crisi che, in una nota, spiega: «Il Comune di Napoli e personalmente il sindaco, ricevono altresì un dettagliato bollettino quotidiano dall’Asl di competenza, nel quale vengono forniti tutti i dati anagrafici, le residenze di ogni singolo contagiato, nonché l’elenco storico di tutti i positivi della città di Napoli aggiornato giorno per giorno». L’analisi è partita quindi dai dati che arrivano dalla Regione Campania incrociati con ulteriori banche dati a cui ha accesso l’amministrazione comunale. Si tratta di uno studio che, ha sottolineato ancora il sindaco de Magistris, «ci servirà per valutare la situazione e a prendere anche misure specifiche».
Ad oggi i casi di Covid in città sono circa quattromila. Il periodo preso in considerazione dall’analisi va dal primo agosto al 10 ottobre scorsi, “finestra” peraltro coincidente con l’aumento dei contagi a seguito dell’allentamento delle misure restrittive.
Il report di Palazzo San Giacomo divide quindi la città in quattro aree: «zona verde», «zona gialla», «zona rossa» e «zona arancione» in relazione alla prevalenza cumulativa e all’incremento percentuale di casi nel periodo preso in considerazione. Restringendo l’analisi alla sola settimana che va dal 4 al 10 ottobre, lo studio identifica come zona verde, denominata anche «Area Fredda», i territori compresi nella V e nella X Municipalità che sono caratterizzate da «una bassa prevalenza cumulativa dei contagi e da un incremento percentuale non significativo». In particolare, secondo lo studio del Comune di Napoli, il quartiere Vomero si conferma
Municipalità «a basso incremento»: il dato migliore del report. È invece zona gialla, anche detta «Area in corso di raffreddamento», il territorio ricadente nella I e nella II Municipalità e quindi le aree di Chiaia, Posillipo e del Centro storico con particolare riferimento ai quartieri di Avvocata e Montecalvario. Territori questi in cui rispetto alla prima ondata di Covid si osserva «un minore incremento percentuale» di contagi. Sono classificate come zona arancione e dunque «area in corso di riscaldamento» le Municipalità VI, VIII e IX che manifestano «una prevalenza bassa di contagi ma un incremento percentuale in aumento». È zona rossa e dunque «area calda» e territorio a rischio le zone ricadenti nella III, IV e VII Municipalità che si caratterizzano «per un’alta prevalenza di contagi alimentata dall’elevato incremento percentuale dei casi». Per quanto riguarda l’eta dei contagiati essa cresce «progressivamente» con l’aumento dei contagi «segno che il contagio si trasferisce dai più giovani ai più anziani».
Infine, rispetto al genere, emerge che se all’inizio di agosto in città risultavano più colpiti dal Covid gli uomini con il 57,5 per cento di casi a fronte del 42,5 delle donne, nel mese di ottobre la situazione si è invertita con le donne che rappresentano il 50,6 per cento dei casi e gli uomini il 49,4.
Questo studio il è frutto del lavoro della nostra task force