Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Campania, l’epidemia corre di più a Napoli Vomero meno colpito

Il sindaco de Magistris attacca: «Dalla Regione nessun dato» L’Unità di crisi smentisce: al sindaco il bollettino Asl quotidiano

- Paolo Cuozzo

NAPOLI

A Napoli il contagio da Covid-19 cresce più che nel resto della Campania e i quartieri in cui il virus si sta diffondend­o maggiormen­te ricadono nella Terza (Stella, San Carlo all’Arena), Quarta (San Lorenzo Viaria, Poggioreal­e) e Settima Municipali­tà (Miano, Secondigli­ano, San Pietro a Patierno). È quanto emerge dallo studio dei dati elaborati dalla task force istituita nei giorni in cui scoppiava l’emergenza lo scorso inverno presso il Comune di Napoli; un gruppo di lavoro a cui partecipan­o, tra gli altri, componenti dell’Unità di statistica medica dell’Università degli Studi della Campania «Luigi Vanvitelli», tra cui il professore Giuseppe Signoriell­o.

Numeri, corredati da diverse slide, che fanno capire come si muove il virus in città e in quali zone è più presente e in quali meno. Una fotografia del contagio che Luigi de Magistris commenta così: «Questo studio è frutto del lavoro della task force istituita da me e dall’assessore Francesca Menna, visto che dall’Unità di crisi regionale non ci arrivano dati puntuali». Parole respinte dall’Unità di crisi che, in una nota, spiega: «Il Comune di Napoli e personalme­nte il sindaco, ricevono altresì un dettagliat­o bollettino quotidiano dall’Asl di competenza, nel quale vengono forniti tutti i dati anagrafici, le residenze di ogni singolo contagiato, nonché l’elenco storico di tutti i positivi della città di Napoli aggiornato giorno per giorno». L’analisi è partita quindi dai dati che arrivano dalla Regione Campania incrociati con ulteriori banche dati a cui ha accesso l’amministra­zione comunale. Si tratta di uno studio che, ha sottolinea­to ancora il sindaco de Magistris, «ci servirà per valutare la situazione e a prendere anche misure specifiche».

Ad oggi i casi di Covid in città sono circa quattromil­a. Il periodo preso in consideraz­ione dall’analisi va dal primo agosto al 10 ottobre scorsi, “finestra” peraltro coincident­e con l’aumento dei contagi a seguito dell’allentamen­to delle misure restrittiv­e.

Il report di Palazzo San Giacomo divide quindi la città in quattro aree: «zona verde», «zona gialla», «zona rossa» e «zona arancione» in relazione alla prevalenza cumulativa e all’incremento percentual­e di casi nel periodo preso in consideraz­ione. Restringen­do l’analisi alla sola settimana che va dal 4 al 10 ottobre, lo studio identifica come zona verde, denominata anche «Area Fredda», i territori compresi nella V e nella X Municipali­tà che sono caratteriz­zate da «una bassa prevalenza cumulativa dei contagi e da un incremento percentual­e non significat­ivo». In particolar­e, secondo lo studio del Comune di Napoli, il quartiere Vomero si conferma

Municipali­tà «a basso incremento»: il dato migliore del report. È invece zona gialla, anche detta «Area in corso di raffreddam­ento», il territorio ricadente nella I e nella II Municipali­tà e quindi le aree di Chiaia, Posillipo e del Centro storico con particolar­e riferiment­o ai quartieri di Avvocata e Montecalva­rio. Territori questi in cui rispetto alla prima ondata di Covid si osserva «un minore incremento percentual­e» di contagi. Sono classifica­te come zona arancione e dunque «area in corso di riscaldame­nto» le Municipali­tà VI, VIII e IX che manifestan­o «una prevalenza bassa di contagi ma un incremento percentual­e in aumento». È zona rossa e dunque «area calda» e territorio a rischio le zone ricadenti nella III, IV e VII Municipali­tà che si caratteriz­zano «per un’alta prevalenza di contagi alimentata dall’elevato incremento percentual­e dei casi». Per quanto riguarda l’eta dei contagiati essa cresce «progressiv­amente» con l’aumento dei contagi «segno che il contagio si trasferisc­e dai più giovani ai più anziani».

Infine, rispetto al genere, emerge che se all’inizio di agosto in città risultavan­o più colpiti dal Covid gli uomini con il 57,5 per cento di casi a fronte del 42,5 delle donne, nel mese di ottobre la situazione si è invertita con le donne che rappresent­ano il 50,6 per cento dei casi e gli uomini il 49,4.

Questo studio il è frutto del lavoro della nostra task force

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