Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Accuse al pm D’Onofrio, Roma archivia Cadono la corruzione e la concussione
Al magistrato erano contestati i biglietti per una partita e la riparazione di una barca
NAPOLI Il gip di Roma ha archiviato il procedimento penale per corruzione e concussione nei confronti del procuratore aggiunto di Avellino Vincenzo D’Onofrio (difeso dall’avvocato Mario Terracciano). Il giudice ha accolto la richiesta avanzata dalla Procura capitolina lo scorso luglio. L’attività investigativa, avviata a Napoli dai pm Giuseppe Cimmarotta e Henry John Woodcock e poi passata a Roma che è competente per i magistrati del nostro distretto, vide coinvolti anche l’ex senatore Salvatore Lauro (armatore dell’Alilauro) e l’armatore Salvatore Di Leva. A far scattare l’indagine furono proprio le conversazioni intercettate attraverso un captatore informatico installato sul cellulare di quest’ultimo. Il magistrato venne accusato di avere preteso da Di Leva la riparazione gratuita di una barca da lui utilizzata per gite nel golfo ma di proprietà di Pasquale D’Aniello, vice sindaco di Piano di Sorrento. L’altra contestazione era di avere usato la sua posizione per ottenere dall’altro imprenditore Luigi Scavone, poi finito sotto inchiesta e condannato per frode fiscale, biglietti gratis per una partita del Napoli a Torino con la Juventus, disputata il 19 settembre 2018.
Lo scorso dicembre i pm titolari dell’inchiesta, Rosalia Affinito, Gennaro Varone e Fabrizio Tucci, avevano sottoposto il procuratore aggiunto di Avellino a un fitto interrogatorio durante il quale D’Onofrio aveva fornito tutti i chiarimenti sulla vicenda. Successivamente, ottenuti tutti gli atti di indagine, il difensore del magistrato ha redatto una memoria difensiva nella quale confuta in particolare le dichiarazioni rese da Di Leva agli investigatori, dimostrando — evidentemente — che non ci sono mai state pressioni da parte di D’Onofrio.
Il decreto di archiviazione, ha ricostruito la difesa, era già stato depositato da diverso tempo, ma la confusione provocata dall’emergenza sanitaria nei tribunali ha fatto in modo che la notizia fosse comunicata agli interessati solo ieri.
La stessa inchiesta dei pm Cimmarotta e Woodcock, partita dagli interessi dei clan sul porto di Castellammare, ha coinvolto anche un altro magistrato napoletano, Andrea Nocera, ex capo degli ispettori del ministero della Giustizia, che ha presentato le dimissioni. Le indagini preliminari non risultano ancora concluse.
Vincenzo D’Onofrio è stato per anni in forze alla Dda di Napoli, occupandosi in particolare dei clan camorristici attivi a Ponticelli, Somma Vesuviana, Sant’Anastasia e Pomigliano d’Arco. È stato uno dei principali artefici della sconfitta del clan Sarno, che per decenni ha dominato Ponticelli: i capi hanno deciso tutti di collaborare con la giustizia, confessando decine di omicidi e di altri delitti, proprio grazie alla capacità e all’abilità di D’Onofrio. Memorabili le sue requisitorie in Corte d’Assise, quando metteva gli imputati con le spalle al muro inducendoli a confessare fatti gravissimi. Grazie a lui è stata fatta luce, dopo 21 anni, sulla strage di Ponticelli del 1989, nella quale, davanti a un bar, furono uccise sei persone; quattro erano del tutto estranee alle dinamiche camorristiche.