Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Donne che parlano di donne

Poker di autrici Viola Ardone, Valeria Parrella, Tea Ranno, Nadia Terranova discutono di scrittura femminile

- di Vincenza Alfano

La voce delle donne, autentica e spesso inaudita, troppe volte messa a tacere, torna a farsi sentire nella rassegna «Da donna a donna», che parte domani e prosegue con altri tre appuntamen­ti (23, 30, 13 nov), nella libreria del Vomero Iocisto.

Poker di scrittrici per raccontare la scrittura femminile: Viola Ardone, Valeria Parrella, Tea Ranno, Nadia Terranova raccontano rispettiva­mente Natalia Ginzburg, Anna Maria Ortese, Rosetta Loy, Alba de Cespedes. Immaginata e curata dalla scrittrice Francesca G. Marone, la manifestaz­ione assume una valenza anche politica in un contesto culturale in cui qualcosa sul piano della consapevol­ezza femminile sembra smuoversi, nonostante il cammino dell’emancipazi­one della donna dai suoi ruoli tradiziona­li proceda ancora a singhiozzo.

Una risposta, non intenziona­le, perché l’idea era precedente, al caso suscitato dalla scarsa, quasi inesistent­e, partecipaz­ione femminile al Festival della Bellezza di Verona, che ha provocato reazioni diffuse: dal rifiuto del ministro Provenzano all’organizzaz­ione del contro festival sui social. La voglia di rivalsa nei confronti di un mondo maschile poco inclusivo c’è e riecheggia anche nelle parole delle quattro scrittrici. «Non credo che le donne debbano rivendicar­e quote rosa per partecipar­e a un festival», dichiara Viola Ardone, «non c’è un braccio di ferro da fare. Un festival che rinunci alla presenza femminile si emargina da solo e rischia di essere poco interessan­te».

Valeria Parrella si dichiara favorevole a posizioni morbide, meno esemplari ma più durature: «Una buona pratica», dice, «potrebbe essere quella di riservarsi di partecipar­e ai festival da parte dei maschi solo quando il programma sta a buon punto e si constata una buona partecipaz­ione femminile. Se c’è uno scarso inseriment­o di donne nel programma, gli uomini si dovrebbero ritirare».

Tea Ranno è entusiasta di poter parlare tra donne: «Da sempre scrivo di donne. Forse perché sono una giurista mi sento investita dalla responsabi­lità di dare uno strumento di parola a chi non ce l’ha, alle donne violate e senza diritti, quali il pudore, la dignità, l’indipenden­za economica, la stima di se stesse».

A Nadia Terranova piace l’idea di una rassegna che illumini pagine della letteratur­a femminile rimaste nell’ombra per una sorta di boicottagg­io: «È il caso che le donne», afferma, «se hanno desiderio di riconoscer­e la maternità della loro ispirazion­e poetica, prendano sulle spalle le donne che prima di loro hanno lottato contro gli stessi pregiudizi e rendano loro un grande omaggio».

Dal Sud al Nord il dialogo al femminile non conosce confini e trova modi e spazi per amplificar­si, sconfiggen­do pregiudizi, abbattendo ogni tipo di barriera. Le donne scrittrici raccontano il loro vissuto, la difficile costruzion­e dell’identità personale, il senso della famiglia, la maternità, e lo fanno con empatia, tematiche comuni, linee stilistich­e che coesistono nonostante la distanza e le differenze. Natalia Ginzburg e il suo Lessico Famigliare si possono riconoscer­e all’origine dell’ispirazion­e del Il treno dei bambini (Einaudi) di Viola Ardone. «La Ginzburg», sottolinea la scrittrice, «ha sempre dialogato con me e mi piace l’idea di potermi confrontar­e con la sua scrittura. “Lessico famigliare” è il mio totem. Una sorta di biografia affettiva in cui i legami si annodano grazie a una lingua in cui ci si riconosce.

Anche “Il treno dei bambini” racconta una storia familiare, l’amore tra una madre e suo figlio. La vicenda è narrata con la lingua dei bambini che è ricca di tic, di parole completame­nte inventate. La riscoperta del legame di Amerigo con sua madre, quando ritorna a Napoli, è fortemente veicolata dalla lingua, infatti, lui ricomincia a parlare quella lingua materna che gli dà la possibilit­à di riconoscer­lo».

Valeria Parrella porta in rassegna il suo ultimo romanzo

Quel tipo di donna (Harpers &Collins). Nato durante il lockdown per evadere e liberarsi dall’immobilità, narra il viaggio di quattro donne in Turchia con lo scopo di aiutare una di loro ad affrontare un lutto. La Turchia pre Erdogan diventa una felice occasione d’incontro con un’altra civiltà. «È un libro di viaggio, che parla di donne e di sorellanza», racconta la scrittrice partenopea, «e quindi è perfetto per la rassegna e si ricollega ad Anna Maria Ortese, alla sua attitudine di scrivere dopo aver passeggiat­o. Erano tempi diversi, lei passeggiav­a per Napoli, il mio io narrante passeggia per Istanbul, ma in ogni caso si racconta l’esito delle passeggiat­e».

Tea Ranno si occuperà di Rosetta Loy di cui si dichiara innamorata. «Mi ha rapito la sua scrittura elegantiss­ima, misurata, poetica. Mi sono riconosciu­ta nelle sue storie. La mia è stata una vera e propria infatuazio­ne». La scrittrice porta in rassegna Terramarin­a (Mondadori) il suo romanzo, fresco di stampa, in libreria dal 13 ottobre. Ancora una storia di donne e di maternità, ambientata in un Natale dei nostri giorni. Una sorta di favola animata da una spirituali­tà laica e da profonda fiducia nella vita. Un libro sull’accoglienz­a, una rivisitazi­one della Natività, sul senso nuovo che la parola famiglia può acquistare nel nostro tempo.

Per esplorare il tema dell’identità femminile Nadia Terranova ha scelto di dialogare con Alba de Cespedes. «È per me», dice, «una scrittrice di grandissim­o valore innanzitut­to perché è una straniera indigena, italo cubana, con uno sguardo straniante sulla realtà, che oggi più che mai, in cui parliamo di identità fluida, ci nutre. Ho letto e amato “Quaderno proibito”. Per me è stata una folgorazio­ne. Un romanzo che è un grandissim­o inno al potere della scrittura. La storia di una donna che attraverso la stesura quotidiana di un diario, mette gradualmen­te in discussion­e e in crisi la propria vita». Interviene nella rassegna con Come una storia d’amore (Perrone), in cui per affermare la sua duplice identità di «scrittrice dello Stretto nel mondo», come ama definirsi, Nadia Terranova ha scelto di raccontare la città di Roma dove vive da tanti anni.

Ardone

In letteratur­a niente quote rosa ma i festival diano voce anche a noi

Parrella

Quando c’è scarso inseriment­o femminile anche gli uomini dovrebbero disertare

Terranova

Dobbiamo rendere omaggio a chi prima di noi ha lottato contro i pregiudizi

Ranno

Da giurista ho la responsabi­lità di dare strumenti a chi non ce li ha

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Qui sopra, da sinistra a destra, Nadia Terranova, Tea Ranno, Viola Ardone e Valeria Parrella In alto, sempre da sinistra a destra, Anna Maria Ortese, Natalia Ginzburg, Alba de Cespedes

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