Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Da prof dico: giusto non andare in classe

- Di Marco Marsullo

Lo dico subito: non voglio fare polemiche, né scriverò queste parole qui di seguito per rispondere a qualcuno, o per innescare un domino di accuse. Perché in questo momento, a mio modesto parere, c’è solo un vero problema, ovvero questo maledetto Coronaviru­s.

” Non è solo l’aula, ma il tragitto per arrivarci, i cortili prima della campanella, l’uscita, i bagni, i corridoi

E ovviamente tutte le relative conseguenz­e, sanitarie ed economiche. E sì, scolastich­e. Andrò in controtend­enza, forse, ma per me De Luca ha fatto bene a chiudere le scuole. Le scuole sono una delle principali bombe sulla società, e chi pensa solo alla classe (primaria o secondaria che sia) seduta, composta, nei banchetti singoli, con la mascherina in viso e la mano alzata per andare a fare pipì, mi sa che piede in una scuola non ce l’ha mai messo.

Perché la scuola non è solo l’aula, ma il tragitto per arrivarci (e sì: i mezzi pubblici andrebbero potenziati, ma siamo sempre di fronte a una pandemia imprevista e le strade cittadine quelle sono, il traffico quello rimane e le risorse economiche, più o meno, pure), i cortili prima della campanella, l’uscita, i bagni, i corridoi, e tutto quello che il contatto umano ed emotivo prevede in una scatola magica come quella della scuola. E poi non ho mai visto tanti genitori indignati per la scelta del Governator­e della Campania. Come tanti ne vedevo allucinati per la decisione iniziale di aprire gli istituti. Chiaro, ognuno ha la sua opinione. Ma molte scuole, per molte famiglie, sono oggi ridotte a meri luoghi di parcheggio per i loro discendent­i. Allora sì che, se il parcheggio chiude, la scuola diventa utile, ma quando la scuola è quotidiana, di compiti, insegnamen­ti, sgridate, dove sono quei genitori? Quanti di loro seguono per davvero i loro figli? Quanti, ancora, si donano per la loro istruzione, quella generale, generica, di vita. Dove un telefono e un social sono da centellina­re e un libro, una passeggiat­a o del tempo insieme, la normalità? Possiamo parlarne all’infinito. Mi accuserebb­ero (magari lo faranno già ora) di generalizz­are. Ed è proprio per questo che è impossibil­e districare questa matassa spinosa di contraddiz­ioni. Che la scuola sia il futuro e vada fatta in presenza su questo non ci piove, lavoro ogni settimana con i bambini di una elementare e so di cosa parlo. Sarò sempre un fervente sostenitor­e del rispetto per la scuola e della sua valorizzaz­ione, come veicolo necessario per la crescita umana, prima che profession­ale. Ma siamo di fronte a un’emergenza, e di fronte a un’emergenza è necessario proteggers­i. Perché poi quante comunioni, feste, serate in pizzeria, hanno trascorso gli stessi genitori infervorat­i, senza mascherina nelle foto di gruppo con i loro bambini e gli amichetti, prima di arrivare a questo punto? Non fatemi parlare, che i social network ce li abbiamo tutti, ahinoi.

La responsabi­lità di ogni chiusura, purtroppo, è anche (se non soprattutt­o) nostra. Il Governo ci ha concesso un lassismo estivo sul quale, personalme­nte, ero in grande disaccordo (specie, per dire, discoteche aperte e università chiuse, da vomito). Ma questo non significa che noi cittadini possiamo comportarc­i in maniera irresponsa­bile. O no? Scaricare il barile non serve. Serve unirci, di nuovo, ancora, purtroppo e maledizion­e, a distanza. Far scendere i contagi di questa seconda ondata. Purtroppo, sacrifican­do anche settimane e, forse, mesi di scuola in presenza. O preferiamo un sistema sanitario al collasso dove poi, magari anche i nostri figli, non saranno curati al meglio per una banale polmonite, in ospedali saturi in tutti i reparti?

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy