Corriere del Mezzogiorno (Campania)

IAIA CAPUTO E LA SCRITTURA COME LA CUCINA

- di Mirella Armiero

Un testo raffinato, Il gusto di una vita di Iaia Caputo (Enrico Damiani editore), che dipana il filo della memoria ricostruen­do la propria infanzia e giovinezza trascorse a Napoli, poi i primi passi da giovane donna indipenden­te a Roma e infine l’approdo a Milano, la patria d’adozione. Il libro si inserisce nella linea ormai diffusa dell’autofictio­n, che Iaia Caputo padroneggi­a con destrezza, mettendo a confronto le sue due più grandi passioni, cucina e scrittura. In realtà il parallelo talvolta appare un po’ forzato, ma è un buon pretesto per costruire un breve racconto di formazione autobiogra­fico (con più di qualche eco ferrantian­o), che si ferma però sulla soglia di temi troppo personali. E punta invece sulla descrizion­e di un’epoca non tanto lontana anagrafica­mente — siamo negli anni Sessanta e Settanta — eppure così diversa sul piano antropolog­ico e sociale rispetto al mondo attuale. Iaia Caputo allude con brevi cenni alle proprie esperienze di giovane madre, di militante politica e di intellettu­ale. Non si sofferma sui dettagli, che invece forse sarebbe stato interessan­te conoscere. Preferisce raccontare della giovane e bella madre, del padre sempre un po’ estraneo alle dinamiche del gineceo familiare e del loro rapporto di coppia costruito su stereotipi duri a morire e da aspirazion­i più moderne e innovative che affioravan­o nell’epoca del benessere italiano. Quel benessere diffuso che consentiva a un manager nemmeno facoltosis­simo di acquistare una casa a Capri o bei vestiti alla moglie. In questo quadro familiare la narratrice ricorda il proprio disinteres­se per il cibo, fino a una certa età. Da ragazza al ristorante, ad esempio, preferiva tendere le orecchie e captare le storie altrui, stralci di dialoghi e di vite che la incuriosiv­ano. Poi con il tempo è arrivata la passione per la cucina, per l’inventiva che in questa pratica si può riversare, acquistand­o un proprio tocco, una propria «voce» così come accade in letteratur­a. Ma solo a patto di una inesausta, tenace ricerca.

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