Corriere del Mezzogiorno (Campania)

BOLLETTINI E DRAMMI QUANDO SI TORNA A PARLARE DI CALCIO?

- di Franco Di Stasio

Achi avesse ancora il dubbio se si dice «ha piovuto» o «è piovuto», dico di tranquilli­zzarsi. Non si usa più, oggi si utilizzano i colori associati alla parola allerta. C’è la gialla e la rossa, l’intermedia è arancione. Sempre allerta è, ma il colore è importante. Con l’arancione bisogna stare attenti, ma con la rossa conviene blindarsi e chiudere tutto. Come se non bastassero le chiusure per pandemia. Come se non fossero già più che sufficient­i le paure più che giustifica­te ma ampliate da immagini e dichiarazi­oni terrorizza­nti 24 ore al giorno. Da piccolo, avevo paura di Belfagor, il fantasma del Louvre, sceneggiat­o della Rai. Crescendo, Dario Argento con gli schizzi di sangue a tutto schermo manteneva in allenament­o le mie paure. Oggi è tutto più semplice, basta guardare le previsioni del tempo: la perturbazi­one numero 9 del mese di ottobre si prepara a flagellare il territorio italiano, allerta rossa su molte regioni. Finito il tragico bollettino, cominciano i programmi serali. Li chiamerei «prodrammi». Serial killer, scomparsi e virologi, i peggiori, i più violenti. A loro confronto “Profondo Rosso” sembra Peppa Pig. Allora, cerchi un programma sportivo, certamente ti rilasserai, lo sport è gioia. Niente da fare, la Pellegrini piange, Valentino Rossi è disperato, Ronaldo torna dal Portogallo insieme al Covid, aereo privato, viaggiano comodi. Suarez decide di imparare l’italiano affascinat­o dai classici della nostra letteratur­a, e vuole certificar­lo, ha ragione. Dopo tanti sacrifici per studiare la nostra lingua... Bravo. Il giudice Mastandrea, i tavolini che giocano come in una seduta spiritica, terribile. Temo che fra poco si possa scommetter­e sui positivi più che sui gol. Over 2,5 significa che in squadra ci sono almeno 3 positivi. Che paura. Ma il pallone, dov’è? Almeno un Supertele rigonfiabi­le... Ridatemi Belfagor e prendetevi i virologi. Ma prima di ogni altra cosa fatemi risentire la parola pioggia, che racchiude dentro di se una atmosfera, una ambientazi­one che ha ispirato i poeti. Che ne sarebbe della bellissima poesia di D’Annunzio «la pioggia nel pineto» se fosse «l’allerta rossa nel pineto»? Un film sull’invasione cinese. E le canzoni? «Cade la pioggia»dei Negramaro, struggente, si trasformer­ebbe in «Cade l’allerta...». E, quanto prima possibile, turnamm ‘a ‘parlà e ‘pallone.

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