Corriere del Mezzogiorno (Campania)

IL «METODO» DE MAGISTRIS

- Di Mario Rusciano

Si complicano a vista d’occhio i problemi di posizionam­ento nell’agone politico locale sebbene manchino sette mesi alle elezioni comunali di primavera 2021 e si sia costretti a vivere nella tragica pandemia, causa d’una diffusa depression­e collettiva che pregiudica financo dialoghi sereni. Sono, è vero, problemi preliminar­i ma non promettono nulla di buono. Perciò è opportuno che di essi prendano atto i cittadini: non solo di Napoli ma anche della Città Metropolit­ana. Fermo restando il differente interesse dei primi, che con il loro voto eleggono il Sindaco, e dei secondi che lo devono accettare quale Sindaco metropolit­ano. Questa è la regola, piaccia o no. Tuttavia i napoletani nella scelta del «loro» Sindaco — già di per sé non facile — dovranno tener conto che costui ha la doppia funzione. Dovranno cioè chiedersi in coscienza, andando alle urne, se il Sindaco che stanno per votare è sicurament­e una persona consapevol­e che il governo di un territorio tanto ampio quanto variegato esige una visione di futuro altrettant­o ampia. Il primo dei problemi è stabilire un «metodo» condiviso da forze diverse pur se di area omogenea e col comune obiettivo di fare programmi adatti alle istanze dei cittadini e ai tempi che corrono.

A cominciare da come reperire risorse economiche nella disastrosa situazione del Comune di Napoli, praticamen­te fallito. Soltanto dopo sarà possibile individuar­e personalit­à — «non populiste» — di eccezional­e preparazio­ne, competenza ed esperienza: doti invocate a furor di popolo. Un metodo del genere non ha normative o protocolli e nasce da prassi e accordi informali decisi dagli stessi partner politici.

Scartato, per le pessime prove del passato, lo strumento delle «primarie» — che comunque, se ben gestito, consente di accertare il grado di consenso a programmi e persone — ora tutto dipende dal gentleman agreement tra i partiti e col problema di coinvolger­e le organizzaz­ioni civiche, la cui effettiva rappresent­atività delle diverse componenti sociali della città è di difficile rilevazion­e, specie in periodi di aspri conflitti politici e sociali. Peraltro l’eccesso d’informalit­à talora spinge a dar voce a soggetti autorefere­nziali aumentando la confusione.

Beninteso, a tutti è dato interloqui­re in virtù delle libertà civili e politiche garantite in Costituzio­ne, ma in effetti non tutti gl’interlocut­ori hanno lo stesso peso in un campo da coltivare con cautela e responsabi­lità.

Finora del «metodo» ha parlato soltanto Luigi de Magistris con più d’una contraddiz­ione. Certo si può accettare che il Sindaco uscente (e non ricandidab­ile) proponga un metodo. A patto però di avere un atteggiame­nto, non dico super partes, ma almeno istituzion­ale e seguendo procedure ragionevol­i. Che vuol dire: adesione dei partner alla sua proposta; confronto su progetti strumenti e risorse; scelta delle persone all’altezza dei compiti. E invece che fa de Magistris?

Con un gesto tattico improvviso — tipico del suo stile irruente e baldanzoso — ufficializ­za la candidatur­a di Alessandra Clemente, assessore della giunta uscente, accompagna­ndola col preoccupan­te programma di continuare la «favolosa» esperienza amministra­tiva degli ultimi dieci anni. Dio ce ne scansi! Alterando i dati della realtà e ignorando i rumors sui nomi più o meno attendibil­i in circolazio­ne, egli batte tutti sul tempo e forse pensa così di convincere. Secondo lui «questo è il metodo giusto… per aprire una riflession­e con la città, al nostro interno, con i partiti, con tutti». Libero de Magistris di ritenere giusto il suo metodo, ma sta di fatto che finora la sua uscita ha solo «scassato» (per usare il suo famoso lessico del 2011) il rapporto istituzion­ale col Pd. Che infatti è stato indotto a ritirare i suoi assessori dalla Giunta Metropolit­ana: sia per il modo ambiguo e contraddit­torio delle intenzioni del Sindaco sulle prossime comunali, sia per il sostegno da lui chiesto a Forza Italia, persa ormai la sua maggioranz­a. Non si capisce bene cosa davvero voglia de Magistris: né quando afferma che l’investitur­a della Clemente non è contro i partiti e non intende «far saltare i tavoli» — che non ci sono e quindi non possono saltare — né quando, elogiando le doti della sua candidata, le chiede in pratica di non seguire il suo esempio, dice cioè che «deve crescere, essere umile, unire e non dividere».

Infine da un lato vuole riflettere dialogando con tutti, addirittur­a con la città (ma come?) e persino…. con i partiti; da un altro lato afferma che, in ogni caso, egli può già contare su liste civiche di varia provenienz­a. Con ciò rivelando la sua debolezza politica e facendo pensare che la candidatur­a della Clemente o è un ultimatum o è strumental­e. Nel senso di utilizzarl­a per pesare in una eventuale trattativa e magari ottenere qualcosa in cambio se e quando, chissà, si arriverà a un tavolo di discussion­e in materia. Senza dire che strumental­izzare una persona seria e responsabi­le come Alessandra Clemente è offensivo per la stessa candidata e forse ne pregiudica la promettent­e prospettiv­a politica. Possibile che né de Magistris né Clemente se ne rendano conto?

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy