Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Ecco perché dico basta a quei murales
Caro direttore, ho letto l’intervista che il suo giornale ha fatto a Mario Farina autore del murale dedicato a Luigi Caiafa, morto lo scorso 4 ottobre mentre effettuava una rapina. Ho subito criticato tale iniziativa promossa dai familiari e amici del ragazzo perché trovo incredibile che ogni volta che un delinquente muoia durante un’azione criminale i nostri territori debbano essere deturpati con ritratti o cappelle votive, quasi sempre abusivi, che di fatto mitizzano le loro gesta. Voglio premettere che non sono felice per la morte di questo ragazzo e tantomeno sono insensibile al dolore di chi gli voleva bene ma se volevano ricordarlo potevano benissimo farlo nelle loro abitazioni e non in luoghi pubblici. Da troppo tempo si tollera infatti che centro storico e altre zone della città diventino delle “Cappelle Sistine” della criminalità. Troviamo dediche, ritratti e cappelle votive ovunque e tutte in ricordo di persone che hanno fatto dell’illegalità e della sopraffazione il loro modello di vita, in alcuni casi vengono dipinti addirittura i volti dei peggiori camorristi. Mario Farina autore del ritratto ha dichiarato sul Corriere del Mezzogiorno che l’hanno pagato e per questo ha realizzato l’opera. Mi auguro per lui che abbia rilasciato regolare fattura e non abbia accettato soldi “sporchi”. Inoltre, mi risulta che altri artisti hanno rifiutato di effettuare lo stesso ritratto, sia per l’oggetto sia perché non c’erano i permessi per realizzarlo. Ovviamente ho chiesto alla polizia municipale di sapere se qualcuno avesse autorizzato questo murale in pubblica via ed eventualmente rimuoverlo. Purtroppo dobbiamo constatare che mentre in città abbondano le opere illegali dedicate a ogni tipo di criminale è difficile trovare i ritratti delle vittime, di coloro che hanno pagato con la vita l’impegno civile per la legalità e il rispetto delle regole. I branchi che producono persone come Luigi Caiafa ogni volta si disperano e piangono per la morte prematura di questi ragazzini ma raramente cambiano vita. Davanti a queste tragedie se la prendono con lo Stato, con la società, con la mala sorte e mai sono pronti a fare autocritica. Invece a mio avviso sono proprio loro i primi responsabili della morte di Luigi Caiafa come di altri come lui. Loro che lo hanno “educato” a diventare un 17enne che faceva rapine in piena notte, che gli hanno insegnato a fregare e derubare il prossimo, a non rispettare niente e nessuno. Adesso piangono e lo celebrano e sono violenti e prevaricatori anche nel loro dolore. Impongono a tutti noi il suo volto da “angelo” (che non era) dipinto come altri sui muri di Napoli grazie ad un artista complice che per qualche euro è disposto a dipingere il volto “santo” di chi la notte va a fare rapine.