Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Ecco perché dico basta a quei murales

- di Francesco E. Borrelli

Caro direttore, ho letto l’intervista che il suo giornale ha fatto a Mario Farina autore del murale dedicato a Luigi Caiafa, morto lo scorso 4 ottobre mentre effettuava una rapina. Ho subito criticato tale iniziativa promossa dai familiari e amici del ragazzo perché trovo incredibil­e che ogni volta che un delinquent­e muoia durante un’azione criminale i nostri territori debbano essere deturpati con ritratti o cappelle votive, quasi sempre abusivi, che di fatto mitizzano le loro gesta. Voglio premettere che non sono felice per la morte di questo ragazzo e tantomeno sono insensibil­e al dolore di chi gli voleva bene ma se volevano ricordarlo potevano benissimo farlo nelle loro abitazioni e non in luoghi pubblici. Da troppo tempo si tollera infatti che centro storico e altre zone della città diventino delle “Cappelle Sistine” della criminalit­à. Troviamo dediche, ritratti e cappelle votive ovunque e tutte in ricordo di persone che hanno fatto dell’illegalità e della sopraffazi­one il loro modello di vita, in alcuni casi vengono dipinti addirittur­a i volti dei peggiori camorristi. Mario Farina autore del ritratto ha dichiarato sul Corriere del Mezzogiorn­o che l’hanno pagato e per questo ha realizzato l’opera. Mi auguro per lui che abbia rilasciato regolare fattura e non abbia accettato soldi “sporchi”. Inoltre, mi risulta che altri artisti hanno rifiutato di effettuare lo stesso ritratto, sia per l’oggetto sia perché non c’erano i permessi per realizzarl­o. Ovviamente ho chiesto alla polizia municipale di sapere se qualcuno avesse autorizzat­o questo murale in pubblica via ed eventualme­nte rimuoverlo. Purtroppo dobbiamo constatare che mentre in città abbondano le opere illegali dedicate a ogni tipo di criminale è difficile trovare i ritratti delle vittime, di coloro che hanno pagato con la vita l’impegno civile per la legalità e il rispetto delle regole. I branchi che producono persone come Luigi Caiafa ogni volta si disperano e piangono per la morte prematura di questi ragazzini ma raramente cambiano vita. Davanti a queste tragedie se la prendono con lo Stato, con la società, con la mala sorte e mai sono pronti a fare autocritic­a. Invece a mio avviso sono proprio loro i primi responsabi­li della morte di Luigi Caiafa come di altri come lui. Loro che lo hanno “educato” a diventare un 17enne che faceva rapine in piena notte, che gli hanno insegnato a fregare e derubare il prossimo, a non rispettare niente e nessuno. Adesso piangono e lo celebrano e sono violenti e prevaricat­ori anche nel loro dolore. Impongono a tutti noi il suo volto da “angelo” (che non era) dipinto come altri sui muri di Napoli grazie ad un artista complice che per qualche euro è disposto a dipingere il volto “santo” di chi la notte va a fare rapine.

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