Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Noi, operatori del 118 con 3 soli tamponi in 7 mesi e con organici assai ridotti»

La foto choc: i nostri spogliatoi sono bombe virologich­e

- Fabrizio Geremicca

Nella lotta al coronaviru­s, lo si ripete ormai da mesi in maniera ossessiva, una delle precauzion­i fondamenta­li è quella di evitare contatti tra materiale potenzialm­ente contaminat­o e persone. Una regola declinata perfino con qualche eccesso in alcuni contesti, per esempio nelle scuole, dove gli insegnanti sono stati invitati a non passare alcun tipo di materiale cartaceo agli studenti e a non prendere quaderni, matite e fogli dalle mani degli alunni. Ci si aspettereb­be, dunque, che si adottino pratiche di comportame­nto ferree in uno spogliatoi­o destinato alla vestizione del personale del 118 di ritorno da interventi di soccorso su persone positive al coronaviru­s o sospette di esserlo. Tute, guanti, copriscarp­e, mascherine e cuffie – si immagina – sono sempre depositati in buste sigillate ed a tenuta stagna. La foto che è stata scattata pochi giorni fa all’interno del deposito ricavato nell’ex ospedale Elena d’Aosta mostra, invece, una realtà piuttosto diversa: materiali sparpaglia­ti a terra ed in scatoloni di cartone. Che sia stata una circostanz­a isolata particolar­mente sfortunata o che si tratti della norma, sono sicurament­e giustifica­te le perplessit­à di un infermiere che opera sulle ambulanze del pronto soccorso.

«Nelle condizioni in cui appare nella foto – dice, preferendo l’anonimato – quello spogliatoi­o è una bomba virologica. Evidenteme­nte non lo si svuota con la necessaria costanza. Sopra le tute arancioni noi abbiamo quelle bianche. Ce le togliamo in quel locale insieme ai guanti. Se non si osservano le giuste norme corriamo rischi inutili lì dentro». Non è, peraltro, l’unica criticità che – racconta l’infermiere del 118 – stanno vivendo gli operatori delle ambulanze. «Da quando è iniziata la pandemia a marzo – riferisce – sono stato convocato solo tre volte per effettuare i tamponi al Loreto Mare, la sede centrale del servizio di pronto soccorso. Tre tamponi in sette mesi per me e i miei colleghi che abbiamo già totalizzat­o decine e decine di interventi su pazienti positivi sono assolutame­nte insufficie­nti».

Come, conclude, è inadeguato l’organico degli operatori a bordo delle ambulanze. «Noi operativi saremo una settantina. Ne occorrereb­be il doppio. Ci sono poi colleghi che sostano nei pronto soccorso senza fare interventi da anni e sono conteggiat­i come organico del 118. Sulle ambulanze, però, non salgono mai. Stanno seduti belli tranquilli e magari riescono anche a sottoporsi ad un tappone alla settimana».

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Elena d’Aosta Lo spogliatoi­o

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