Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Gianni Lenoci inedito, un emozionante regalo
Ci sono degli omaggi inutili e ridondanti, degli inediti che era meglio lasciare nel cassetto, delle scoperte che nulla ci dicono che già non sapessimo. Bene, questo disco inedito e postumo di Gianni Lenoci, Wild Geese, pubblicato dalla Dodicilune, sfugge a questi pericoli illuminando una volta di più l’eccezionale personalità del suo autore. Scomparso nel settembre 2019 a 56 anni, Lenoci è stato un guru per tutti gli studenti che hanno seguito i suoi corsi di Jazz al conservatorio di Monopoli, ma anche un musicista lontano dagli stereotipi. Attento alla Contemporanea di Cage e Feldman e alla lezione zen di Steve Lacy, vicino come pianista jazz a veri maestri del less is more come Mal Waldron e Paul Bley, Lenoci era un ircocervo felice e risolto: aveva deciso di vivere sulla frontiera dove i linguaggi e le pratiche musicali si arricchiscono reciprocamente.
In questo disco, registrato nel novembre 2017 a Monopoli con il contrabbassista Pasquale Gadaleta e il batterista americano Bob Moses, troviamo nove brani ben noti, quattro di Carla Bley, quattro di Ornette Coleman e uno di Gary Peacock, scelti per precise ragioni di adesione poetica ed estetica. Eppure quei pezzi, così familiari sulla carta, sono osservati dal di dentro da musicisti capaci di metterli a fuoco in modo diverso, di sospendere il tempo, di corteggiare il silenzio. Beauty Is a Rare Thing di Coleman e Ida Lupino della Bley mostrano profili che non conoscevamo,
Latin Genetics (Coleman) si trasfigura in una danza metafisica delle mani di Lenoci sulla tastiera e di Moses sulle pelli dei tamburi, Moor di Peacock taglia come una lama di ghiaccio. Wild Geese è un regalo magnifico ed emozionante.