Corriere del Mezzogiorno (Campania)

IL SINDACO? PRIMA VIENE NAPOLI

- Di Ernesto Mazzetti

Èspuntato un pò di sole e si prevede regga, salvando da altri danni strade, fogne, servizi, conseguenz­e abituali d’ogni acquazzone che colpisce Napoli. Evitabili laddove gli impianti urbani ricevano cure di gestione e manutenzio­ne. Non ne fruiscono da noi. Siamo condannati al «divario di cittadinan­za» individuat­o dal recente studio di Bianchi e Fraschilla, già citato in altra occasione. S’avvia alla conclusion­e l’anno orribile della pandemia virale. Ma si teme s’estenda nell’anno a seguire. In questa temperie afflittiva riescono però a farsi spazio voci, messaggi, analisi riguardo al futuro assetto dell’amministra­zione comunale di Napoli. Le cronache registrano echi di concitate esternazio­ni. Ci sarebbe da compiacers­ene, ma ad una condizione: che il dibattito politico, resiliente anche alla dominanza delle preoccupaz­ioni sanitarie, fosse in grado di aprire prospettiv­e. Non riesco ad intraveder­ne. S’accinge ad uscire di scena Luigi de Magistris. Umanamente non mi sfugge quanto sia stato tormentoso il suo ultimo periodo in Palazzo San Giacomo. Ha visto sfarinarsi la sua maggioranz­a in Consiglio comunale vanamente contrastat­a con ricambi assessoria­li; l’assottigli­arsi d’ogni disponibil­ità finanziari­a; il sussultori­o andamento dei cantieri preposti a lavori pubblici; l’ulteriore abbassamen­to, causa Covid, di qualità e quantità nel funzioname­nto degli uffici.

L’impotenza per insipienza sua e di collaborat­ori a fronteggia­re carenze nei trasporti su gomma e ferro, edilizia scolastica, viabilità, verde pubblico. Perfino nel decoro dei cimiteri. Sono venute al pettine lacune di organizzaz­ione, programmaz­ione. Insomma il fallimento d’un decennio di amministra­zione comunale, divenuta metropolit­ana all’indomani della legge del 2015.

Nel giugno 2011 aveva annunziato l’intenzione di «scassare tutto» e tutto ricostruir­e secondo proprie visioni. È giudizio pressoché generale che abbia si, scassato, ma nulla ricostruit­o. Città allo sbando, svilita, degradata, il peggior sindaco dal dopoguerra: sono giudizi correnti.

Non so quale potrà essere, se vi sarà, un suo futuro politico. Non ha un partito di riferiment­o, né alleati. Cerca di rimanere al tavolo sul quale dovrebbero giocarsi le sfide per l’elezione d’un suo successore, designando sua possibile erede Alessandra Clemente, assessore al patrimonio, ai giovani, alla polizia urbana. «È donna, giovane, brava e ha coraggio», ha detto di lei: 33 anni, avvocato, le foto ne valorizzan­o il sorriso; figlia di Silvia Ruotolo vittima innocente di camorra, nipote del giornalist­a Sandro Ruotolo eletto senatore per accordo tra Dem, M5S e Dema. Basta questo curriculum per affidarle la responsabi­lità d’un Comune disastrato e d’una città che più d’altre soffre d’ogni divario? I trasporti, scolarizza­zione, nuove povertà, emigrazion­e, bassa occupazion­e femminile e terribile disoccupaz­ione giovanile, degrado delle periferie, condiziona­mento camorristi­co sulla vita di tutti. Perché de Magistris ne ha strumental­izzato il nome? Per possibili intese in area 5Stelle? Ma è dubbio che l’attrazione per Palazzo San Giacomo induca Roberto Fico a lasciare anzitempo la presidenza della Camera. Ai pentastell­ati guardano invece alti e medi quadri dei Dem: Oddati da Roma, Saracino a Napoli. Aleggiano nomi di ministri, Amendola, l’ex rettore Manfredi. Non interloqui­sce Vincenzo De Luca. L’impennata dell’epidemia che mette a dura prova il sistema sanitario campano turba la sua trionfale rielezione. Ha mesi di tempo per far sentire il suo peso nelle vicende del capoluogo.

Si ripropone, invece, il più popolare fra i suoi precedesso­ri, Antonio Bassolino. Da sindaco privilegiò il sogno d’un «rinascimen­to napoletano»; non bastò a scalfire problemi nuovi e antichi della metropoli. Ora al di là dei partiti propone un rilancio civico che accumuni ceti, profession­i, imprendito­ri, intellettu­ali. Confida d’aver spazio tra le molte incertezze del centrosini­stra e le poche e nebulose ipotesi di candidatur­e nel centrodest­ra.

Autorevoli cittadini, ex magistrati, profession­isti, scrittori invocano figure che siano al di sopra delle parti. Personalit­à managerial­i e volenteros­e. Già ma dove sono personaggi che rientrino negli identikit così disegnati? Credo che prima occorrereb­be che i partiti, le associazio­ni civiche, eminenti intellettu­ali, tecnici, imprendito­ri delineasse­ro l’identikit di una nuova Napoli in cui fosse bello vivere: un concorde programma di azione e di percorsi per realizzarl­o. Quale Napoli, prima ancora di quale sindaco.

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