Corriere del Mezzogiorno (Campania)
IL SINDACO? PRIMA VIENE NAPOLI
Èspuntato un pò di sole e si prevede regga, salvando da altri danni strade, fogne, servizi, conseguenze abituali d’ogni acquazzone che colpisce Napoli. Evitabili laddove gli impianti urbani ricevano cure di gestione e manutenzione. Non ne fruiscono da noi. Siamo condannati al «divario di cittadinanza» individuato dal recente studio di Bianchi e Fraschilla, già citato in altra occasione. S’avvia alla conclusione l’anno orribile della pandemia virale. Ma si teme s’estenda nell’anno a seguire. In questa temperie afflittiva riescono però a farsi spazio voci, messaggi, analisi riguardo al futuro assetto dell’amministrazione comunale di Napoli. Le cronache registrano echi di concitate esternazioni. Ci sarebbe da compiacersene, ma ad una condizione: che il dibattito politico, resiliente anche alla dominanza delle preoccupazioni sanitarie, fosse in grado di aprire prospettive. Non riesco ad intravederne. S’accinge ad uscire di scena Luigi de Magistris. Umanamente non mi sfugge quanto sia stato tormentoso il suo ultimo periodo in Palazzo San Giacomo. Ha visto sfarinarsi la sua maggioranza in Consiglio comunale vanamente contrastata con ricambi assessoriali; l’assottigliarsi d’ogni disponibilità finanziaria; il sussultorio andamento dei cantieri preposti a lavori pubblici; l’ulteriore abbassamento, causa Covid, di qualità e quantità nel funzionamento degli uffici.
L’impotenza per insipienza sua e di collaboratori a fronteggiare carenze nei trasporti su gomma e ferro, edilizia scolastica, viabilità, verde pubblico. Perfino nel decoro dei cimiteri. Sono venute al pettine lacune di organizzazione, programmazione. Insomma il fallimento d’un decennio di amministrazione comunale, divenuta metropolitana all’indomani della legge del 2015.
Nel giugno 2011 aveva annunziato l’intenzione di «scassare tutto» e tutto ricostruire secondo proprie visioni. È giudizio pressoché generale che abbia si, scassato, ma nulla ricostruito. Città allo sbando, svilita, degradata, il peggior sindaco dal dopoguerra: sono giudizi correnti.
Non so quale potrà essere, se vi sarà, un suo futuro politico. Non ha un partito di riferimento, né alleati. Cerca di rimanere al tavolo sul quale dovrebbero giocarsi le sfide per l’elezione d’un suo successore, designando sua possibile erede Alessandra Clemente, assessore al patrimonio, ai giovani, alla polizia urbana. «È donna, giovane, brava e ha coraggio», ha detto di lei: 33 anni, avvocato, le foto ne valorizzano il sorriso; figlia di Silvia Ruotolo vittima innocente di camorra, nipote del giornalista Sandro Ruotolo eletto senatore per accordo tra Dem, M5S e Dema. Basta questo curriculum per affidarle la responsabilità d’un Comune disastrato e d’una città che più d’altre soffre d’ogni divario? I trasporti, scolarizzazione, nuove povertà, emigrazione, bassa occupazione femminile e terribile disoccupazione giovanile, degrado delle periferie, condizionamento camorristico sulla vita di tutti. Perché de Magistris ne ha strumentalizzato il nome? Per possibili intese in area 5Stelle? Ma è dubbio che l’attrazione per Palazzo San Giacomo induca Roberto Fico a lasciare anzitempo la presidenza della Camera. Ai pentastellati guardano invece alti e medi quadri dei Dem: Oddati da Roma, Saracino a Napoli. Aleggiano nomi di ministri, Amendola, l’ex rettore Manfredi. Non interloquisce Vincenzo De Luca. L’impennata dell’epidemia che mette a dura prova il sistema sanitario campano turba la sua trionfale rielezione. Ha mesi di tempo per far sentire il suo peso nelle vicende del capoluogo.
Si ripropone, invece, il più popolare fra i suoi precedessori, Antonio Bassolino. Da sindaco privilegiò il sogno d’un «rinascimento napoletano»; non bastò a scalfire problemi nuovi e antichi della metropoli. Ora al di là dei partiti propone un rilancio civico che accumuni ceti, professioni, imprenditori, intellettuali. Confida d’aver spazio tra le molte incertezze del centrosinistra e le poche e nebulose ipotesi di candidature nel centrodestra.
Autorevoli cittadini, ex magistrati, professionisti, scrittori invocano figure che siano al di sopra delle parti. Personalità manageriali e volenterose. Già ma dove sono personaggi che rientrino negli identikit così disegnati? Credo che prima occorrerebbe che i partiti, le associazioni civiche, eminenti intellettuali, tecnici, imprenditori delineassero l’identikit di una nuova Napoli in cui fosse bello vivere: un concorde programma di azione e di percorsi per realizzarlo. Quale Napoli, prima ancora di quale sindaco.