Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Mamme sempre in rivolta Molte negano ai figli l’accesso alle lezioni Dad

- di Fabrizio Geremicca

«L’entrata in vigore del

NAPOLI Dpcm del 18 ottobre, secondo il Tar Campania, dequota il pregiudizi­o lamentato nel ricorso. Ovvero dal 21 ottobre si dovrebbe applicare il Decreto statale ed i presidi, anche in assenza di espressa revoca regionale, potrebbero riaprire le scuole».

Parole di Alberto Lucarelli, docente di Diritto costituzio­nale ed ex assessore in una giunta de Magistris, che sulla sua pagina facebook ha commentato ieri la decisione del giudice Abbruzzese che ha respinto la richiesta di un gruppo di genitori di sospendere l’ordinanza con la quale il 15 ottobre il presidente della giunta regionale Vincenzo De Luca ha chiuso le scuole fino al 30 ottobre. Un intervento, quello del professore Lucarelli sui social, che alimenta le speranze delle mamme le quali continuano a protestare contro lo stop delle lezioni in presenza e che, in alcuni cassi, hanno scelto di non fare collegare i propri figli alla piattaform­a per la didattica a distanza Dad. «Penso – dice Cinzia, una delle animatrici della mobilitazi­one – a tutte quelle mamme le quali, come me, hanno bimbi piccoli e figli grandi da gestire con la didattica a distanza. Non è affatto semplice. Mentre il grande è collegato con la scuola nella stanzetta, il piccolo urla che vuole entrare a giocare». Clementina è tra le madri che hanno deciso di non far partecipar­e i figli alle lezioni a distanza. «Risulterà assente? E va bene, giustifich­eremo l’assenza. Io, però, pretendo di capire su quale base si può considerar­e la didattica a distanza come un reale valido sostituto delle lezioni in presenza. La scuola non è solo studio, è anche socialità».

Elena, un’altra mamma, lamenta difficoltà nella connession­e dei figli con i docenti. «De Luca – sbotta – ha privato i ragazzi della scuola». Con l’aggravante, a detta di Marta, anche lei una madre sul piede di guerra contro l’ordinanza del 15 ottobre firmata dal presidente della Regione, «che mentre costringia­mo i ragazzi alla didattica a distanza bar e ristoranti sul lungomare sono zeppi di persone sedute a pochi centimetri di distanza senza mascherine perché, ovviamente, devono bere e mangiare».

Decine di dirigenti scolastici delle scuole campane hanno intanto firmato una lettera aperta al ministro Azzolina. Come si ricorderà, all’esponente del governo, nei giorni scorsi, è stata attribuita l’affermazio­ne: «Con le scuole chiuse i giovani campani stanno affollando i centri commercial­i e le strade». Non è piaciuta ai presidi. «La rassicuria­mo – scrivono – che i nostri studenti erano davanti ai computer, nelle case a fare scuola. E noi nelle scuole, insieme al personale ATA, a garantire che ciò avvenisse». Chiedono alla ministra «perché non abbiamo ancora ricevuto gli arredi promessi (i banchi monoposto), che ad oggi in Campania sono arrivati in 4000 unità».

Le domandano, ancora, «perché gli organici della docenza non siano stati ancora completati, con il risultato che alcune discipline restano scoperte». Ripropongo­no, poi, una questione della quale si parla ad ogni principio di anno scolastico ma che, poi, solo dopo qualche settimana pare tornare nell’ombra. Quella della mancanza degli insegnanti di sostegno per gli studenti disabili. Concludono: «È vero, le scuole ad oggi sono sicure. Noi lo sappiamo e lavoriamo da mesi ed ogni giorno per renderle tali. Non sono, però, una cattedrale nel deserto e se davvero rappresent­ano una priorità, come si sostiene da più parti, è il momento di investire seriamente su di esse».

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In piazza I genitori manifestan­o contro la chiusura delle scuole

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