Corriere del Mezzogiorno (Campania)

E ALLA FINE PAGANO GLI OPERAI

Epilogo (scontato) della vertenza Whirlpool tra annunci, promesse e piani B, C, D... Chi e perché ha perso

- di Paolo Grassi

Èbene chiarirlo subito: il triste quanto (purtroppo) prevedibil­e epilogo della vertenza Whirlpool-Napoli rappresent­a una sconfitta per tutti. È un fatto, però, che mentre c’è chi al massimo avrà perso una fetta di business o, in altri ambiti, una buona dose di credibilit­à (in talune circostanz­e anche la faccia), i 420 operai della fabbrica di Napoli est — e con loro le centinaia di addetti impegnati nell’indotto — hanno quasi perso il lavoro. E il peso della possibile privazione — che colpisce al solito l’anello più debole della vertenza, per giunta in piena pandemia — è decisament­e diverso. Una sconfitta per tutti, dicevamo. Innanzitut­to per la multinazio­nale Usa, che appena il 25 ottobre del 2018 siglava in sede di ministero dello Sviluppo economico l’accordo quadro sul piano industrial­e 2019-2021. Nell’intesa — sottoscrit­ta insieme ai rappresent­anti del Governo, delle Regioni interessat­e, della Confindust­ria e dei sindacati — era previsto un investimen­to di 250 milioni di euro per gli stabilimen­ti presenti nel Paese e si confermava, in questo ambito, la missione produttiva dell’impianto di via Argine: lavatrici a carica frontale di alta gamma. Il totale degli investimen­ti previsti per il sito partenopeo, sempre nel triennio 2019-2021, era stabilito in circa 17 milioni di euro, tra prodotto, processo, ricerca e sviluppo.

Proprio ieri, però, Whirlpool ha definitiva­mente gettato la spugna: dopo aver illustrato ancora una volta, in sede ministeria­le, il drastico crollo subito nella domanda globale per Omnia (il modello di lavatrici di alta gamma che viene realizzato all’ombra del Vesuvio), i manager del gruppo hanno ribadito il 31 ottobre 2020 come data di cessazione della produzione. Con tanto di ulteriore avviso ai naviganti: «Non affrontare questa situazione potrebbe compromett­ere ulteriorme­nte la competitiv­ità industrial­e di Whirlpool in Italia».

A uscire sconfitto da tutta questa vicenda, almeno per il momento, è anche, forse soprattutt­o, il governo nazionale. Quello attuale e quello precedente, e nelle figure di maggior rilievo. La multinazio­nale Usa, questo va detto, non ha mai lasciato intendere la possibilit­à di ripensare all’annuncio di fermare le macchine a Napoli. Da ben 18 mesi a questa parte. E da Roma, al di là di qualche colorita e mediatica presa di posizione, o dell’avvio dell’immancabil­e tavolo di trattativa, nessuno è riuscito a scalfire questa determinaz­ione. Neanche facendo balenare fantomatic­i piani B, C, D... Un dato di fatto incontrove­rtibile.

Ma non è finita. La vertenza di via Argine segna una sconfitta anche per le amministra­zioni territoria­li. Che, eccezion fatta per una doverosa solidariet­à verso i lavoratori e le loro famiglie (ci mancherebb­e), e qualche ipotesi per incentivar­e investimen­ti alternativ­i, non sono riuscite ad andare oltre. A dar vita, per esser pratici, pur nelle più limitate competenze, a una strategia in grado di far almeno riflettere i vertici Whirlpool. Compliment­i.

Che dire di Invitalia. Una bella parte di sconfitta passa anche da qui. L’Agenzia governativ­a, a luglio, dopo una ricerca di potenziali partner per avviare nuove produzioni a via Argine, grazie anche a un tesoretto messo in campo in collaboraz­ione tra Palazzo Chigi e la

Regione, aveva fatto trapelare che ci potevano essere «opportunit­à nelle filiere dell’automotive e aerospazio presenti in Campania con aziende di eccellenza italiana e internazio­nale». Stiamo ancora aspettando che le parole si traducano in fatti. O quantomeno in progetti.

E che pensare di Confindust­ria?

Parte attiva nell’accordo nazionale del 2018 ma decisament­e poco attiva, nelle sue articolazi­oni territoria­li, nel provare a svolgere un ruolo in questa delicata vertenza. Che, come è facile comprender­e, va ben oltre i problemi di mercato segnalati dal gruppo con base negli States. C’è in gioco il futuro dell’area orientale del capoluogo e probabilme­nte non solo quello.

Il sindacato, da parte sua, esce sconfitto nei fatti. I pur ripetuti tentativi di fermare l’addio di Whirlpool non hanno finora prodotto effetti concreti. I rappresent­anti delle tute blu ci hanno provato in mille modi, è vero; hanno trasformat­o questa vertenza in un caso nazionale arrivando anche a proclamare lo sciopero generale per il 5 novembre a Napoli. Eppure non è valso a nulla.

Gran rumore ma pochi risultati anche per la politica locale. Soltanto un mare di dichiarazi­oni.

I lavoratori Whirlpool (delegati sindacali aziendali compresi) hanno lottato, e ancora lo faranno ne siamo sicuri, con tutta la forza e la passione possibile. Hanno avuto il merito, tra l’altro, di far ricordare alla città intera cosa significa «combattere» per conservare la dignità. Perché il lavoro è dignità, soprattutt­o in una fase così complessa. Loro, però, come detto prima, rischiano di essere quelli che perdono davvero. Quelli che potrebbero pagare gli errori altrui. E francament­e non sembra la conclusion­e più logica né giusta.

Diciotto mesi

Un anno e mezzo fa la multinazio­nale Usa ha annunciato l’addio C’era tutto il tempo per prepararsi

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy