Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La morte di Rossanda e la Quercia caduta

- Di Aldo Trione

Il 20 settembre di quest’anno è morta Rossana Rossanda, protagonis­ta della storia e della cultura della sinistra intellettu­ale di rara finezza e di alte competenze.

Con questa morte si è, per quelle strane combinazio­ni del destino, compiuto un percorso complesso, ma ricco di domande e di interrogat­ivi che hanno segnato la cultura e la politica italiana ed europea del secolo scorso.

Si conclude, dunque, un itinerario che, un tempo, era sembrato ricco di idee e di speranze. Siamo di fronte ad una realtà irrimediab­ilmente consumata e caduta. Una realtà che è molto più vasta di quella che ha caratteriz­zato la storia del movimento operaio. Quella storia si era ormai da molti anni dissolta.

Alcuni autorevoli studiosi e politici avvertiti avevano parlato di una macchina che si era irrimediab­ilmente inceppata. Quella macchina, dunque, era ormai un ricordo, una memoria inattuale e struggente. In qualche misura, questi eventi sembrano iscritti sulla traccia disegnata da Pascoli nella «Quercia caduta» che, oggi, alcuni ricordano con malinconia e con rispetto. Altri con distacco intellettu­ale.

Quella quercia, ormai non copre le cose e gli eventi neppure con la propria ombra. Anche piccoli frammenti della sua realtà sono dispersi nell’ineluttabi­le vento della storia. Giova ricordare che Pascoli, uomo e poeta dal forte temperamen­to intellettu­ale, aveva guardato con grande capacità di previsione e con malinconia e rimpianto agli eventi del suo tempo. Vede che cadono e son cadute ad una ad una le foglie che ricordano in maniera struggente il «sogno di una cosa». Ed è qui un elemento poeticamen­te positivo della «Quercia caduta» soltanto il canto o il piccolo volo di una capinera che cerca qualcosa che non troverà. È questo qualcosa che è ancora di fronte a noi, vale a dire a quanti non si arrendono o hanno deciso di riprendere almeno alcuni percorsi di un cammino iniziato nei decenni scorsi.

Rossana Rossanda ha lasciato dubbi, idee, interrogaz­ioni, e ha raccontato il fallimento politico–ideale di intere generazion­i e sovente non ha avuto fino in fondo la consapevol­ezza del co-finire delle cose. Quel fallimento coinvolge ancora e tuttavia dietro quella crisi epocale ci sono utopie, speranze e tante domande cui il secolo breve non ha saputo fornire alcuna risposta. La storia, si sa, non ha un proprio compimento, ma è un cammino in fieri. È vero non c’è più la sinistra rivoluzion­aria a cui si riferiva Rossana Rossanda ma , c’è un «altro mondo», lo si chiami di sinistra o come volete, che ancora cerca e si interroga. E che per molti versi sembra segnare l’inizio di un nuovo itinerario, che potrebbe riservare, nonostante una situazione magmatica e difficile nella quale viviamo, alcune «sorprese positive».

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