Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Chiodi storti», i sogni dei bimbi-adulti di Ponticelli
«Ciascuno cresce solo se sognato»: nel celebre verso di Danilo Dolci la sintesi del romanzo di Nando Vitali «Chiodi Storti. Da Ponticelli a Napoli Centrale» (Edizione Iod). A distanza di un decennio torna una storia di grande attualità, che sembra più che mai legata al dibattito pedagogico sul valore della scuola e le disuguaglianze.
Vi si entra piano attraverso una scrittura lenta, a volte un po’ troppo didascalica, ma sempre ricca di immagini, metafore e in ogni tratto elegante. Poi il romanzo svolta, stupisce, deflagra quando Nando Vitali si lascia andare all’istinto del narratore e alla passione, mescolando realtà e fantasia.
Nel sogno c’è la salvezza, Nel sogno c’è la poesia. E da sempre i sogni appartengono ai bambini.
«Sarebbe stata disponibile la realtà a lasciarli andare nella fantasia, o invece quei piccoli rivoluzionari sarebbero caduti, piano piano, vinti dalla normalità dei compromessi?».
Ma facciamo un passo indietro: «Chiodi storti» è la storia di uno scrittore che, in una scuola della periferia est di Napoli, prova a invertire la rotta della vita di bambini diseredati. Bambini che sembrano adulti, che fanno ogni giorno i conti con la miseria, la delinquenza, la cattiveria che diventa anche la loro.
Sulle prime lo scrittore fa fatica a entrare in questo mondo così distante e marginale: Ponticelli a pochi chilometri da Napoli centrale sembra essere a una distanza siderale. Ponticelli è l’abisso e la vertigine. Il protagonista viaggia ogni giorno dalla città alla periferia per incontrare i suoi bambini guerrieri, «cuccioli di leone»: Pietro, Celeste, Giovanni. Ognuno ha un diverso talento. Disegno, teatro, scrittura sono strumenti di redenzione. Ci sono improvvise epifanie, improvvisi bagliori di luce dentro quella disperazione che si vede anche tra i banchi di scuola e chiede una trasgressione, l’avvio di una rivoluzione. Poi un giorno, durante una visita guidata della scolaresca al Museo di Capodimonte, qualcuno ruba una tela di Tiziano. Lo scrittore è accompagnato da un bambino speciale, Filippo, che è un alieno. Potrebbe essere lui l’artefice del furto? Ma Filippo è il detonatore, la soglia tra realtà e immaginazione al servizio dello scrittore e della sua minima tribù. Tanta poesia, tanta emozione e un’incrollabile fiducia nel potere della letteratura. «Da qualche parte avevo letto che la letteratura - dirà a un certo punto il protagonista - non è un treno che corre in superficie. Ecco, negli occhi di certi bambini c’è un universo così antico e profondo, distante da fare spavento».
Storia Uno scrittore prova a invertire la rotta di piccoli diseredati