Corriere del Mezzogiorno (Campania)

UN’ALTRA NOTTATA DA ATTRAVERSA­RE

- Di Maurizio de Giovanni

L’incubo è tornato, e per gli abitanti di questa travagliat­a e meraviglio­sa regione forse è arrivato per la prima volta. Eravamo abituati, nella scorsa terribile primavera, a guardare numeri e curve dei bollettini quotidiani con partecipaz­ione ma anche con relativo sollievo, vedendo che la pressione sui nostri ospedali era, in rapporto alla popolazion­e, largamente inferiore rispetto alle altri grandi regioni soprattutt­o del nord. Questa seconda ondata (perché è ormai chiaro che ci troviamo nel pieno di una recrudesce­nza grave della pandemia, in tutto il continente) è invece atrocement­e equanime e colpisce nello stesso modo, manifestan­do quindi la propria ferocia in proporzion­e alla densità della popolazion­e: aspetto nel quale, com’è noto, molti luoghi della Campania sono ai vertici europei.

Purtroppo i morsi del virus arrivano su un corpo sociale agonizzant­e. L’economia è allo stremo, ridotta in ginocchio da una stagione estiva priva di flussi turistici, dalla paura generale che scoraggia alla spesa, dalla perdita di posti di lavoro. I mesi di chiusura totale e parziale, il distanziam­ento sociale, la privazione di momenti sospirati di tempo libero sostituiti dalla preoccupaz­ione per un futuro mai, nella storia recente, così incerto hanno indotto negli abitanti della regione un senso di insofferen­za e di ribellione che è palpabile in rete, sui social, nelle conversazi­oni per strada.

Il linguaggio del governator­e, nel suo ultimo discorso alla popolazion­e che più di sempre, anche per il capillare preventivo battage che l’ha preceduto, ha raccolto un uditorio vastissimo, ha inferto il colpo di grazia psicologic­o all’umore collettivo. Le prospettiv­e sono terribili: lo spettro di una nuova chiusura totale è non solo concreto, ma così probabile da essere certo. E la gente non ce la fa più. Il malcontent­o, l’esasperazi­one e la disperazio­ne sono emersi con disarticol­ati richiami al mancato rispetto delle nuove costrizion­i e a reazioni perfino violente.

Sentiamo per questo fortissima l’esigenza di esprimere, da parte nostra, un accorato richiamo ai cittadini campani. Non è questo il momento delle rivolte, della piazza, della divisione.

Esiste una sola priorità, ed è quella della salute: dei nostri anziani, sopravviss­uti per la cura e la dolcezza che abbiamo avuto nella lunga prima fase della diffusione del virus; dei nostri lavoratori, che sapranno rialzare la testa e ricondurre la Campania di nuovo sulla via dello sviluppo, come stava accadendo fino a un anno fa; delle nostre donne, così forti e gentili, che hanno tenuto unite le famiglie in giorni tanto difficili; dei nostri ragazzi, che hanno bisogno di un futuro, e che non devono vedere le tombe di un’intera generazion­e.

Non è questo il momento di alzare i pugni e decidere improbabil­i e autolesion­iste disobbedie­nze civili. Verrà dopo (nessuno farà sconti, siatene certi) il momento di analizzare errori, omissioni, colpe: ma adesso dobbiamo essere uniti, e fare come ha insegnato il più grande genio del teatro che questa città ha generato.

Dobbiamo passare la nottata. Ed emergerne sani, e più forti di prima.

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