Corriere del Mezzogiorno (Campania)
De Giovanni: «Ma andiamo incontro al dramma sociale»
Il filosofo: «Chiudere la regione costituirebbe un dramma sociale Serve una direttiva nazionale.Vanno bilanciate salute ed economia»
NAPOLI La prospettiva di un lockdown limitato alla sola Campania non convince per nulla Biagio de Giovanni. Il filosofo esordisce con una battuta. «Speriamo che non mi vietino di sottopormi all’agopuntura che sta dando sollievo ad alcuni acciacchi dell'età». Ma poi il ragionamento diventa serio. «Si tratterebbe di un disastro».
Professore che idea si è fatto di quello che sta succedendo?
«Che in Campania il virus non ha avuto paura di De Luca, come pure si era detto durante la recente campagna elettorale. Non ha virato verso il Nord. In realtà, per motivi del tutto casuali durante la prima fase ha parzialmente risparmiato l’intero Mezzogiorno. Ora è entrato massicciamente anche nella nostra regione».
Nemmeno il tempo di attuare un’ordinanza che questa risulta già superata.
«Su questo tema le parole e pure i pensieri vanno misurati. Per me occorrerebbe una politica nazionale, non è possibile, forse nemmeno ai sensi della Costituzione (ma non ho la competenza per affermarlo con certezza) andare in ordine sparso. Durante la prima ondata, in presenza di situazioni diverse, si poteva pensare a soluzioni diverse. Ma ormai il contagio sta aumentando dovunque. Non ritengo giusto che un singolo governatore decida del futuro della sua regione. Siamo di fronte a un grande problema nazionale che riguarda innanzitutto la salute, ma anche le industrie, il lavoro, le università, tutte componenti che non fanno morire la società».
De Luca ha una strategia o naviga a vista?
«Certamente ha un spiccata attitudine retorica. E non è un demerito. La retorica ha un valore importantissimo. E lui lo sa bene visto che si è laureato con me con una tesi su Giambattista Vico. Sa anche che di questo si parlerà in tutta Italia e anche in Europa. Una spinta verso il Governo ci sta, dunque. Ma non credo che possa davvero chiudere tutto. Per la Campania un lockdown locale decreterebbe la fine della gran parte delle medie e piccole realtà produttive».
Non ha l’impressione che il governatore, legittimato dal recente trionfo elettorale, abbia la possibilità di anticipare le mosse del Governo?
«Anche Zaia in Veneto e, in misura minore Toti, in Liguria hanno conseguito un trionfo. Ho grande considerazione delle difficoltà che deve affrontare De Luca, ma al di là del successo elettorale, fondato anche sul fatto che il Covid avesse paura di lui, la realtà è che il virus oggi è arrivato anche qui. In questa situazione deve essere l’autorità centrale a prendere l’iniziativa. Non si può pensare a una regione isolata. Tutti producono e la Campania resta ferma?».
E se fosse il Governo a chiudere tutto?
«Prima di chiudere bisogna pensarci più volte visti i danni già accumulati nei tre mesi di stop. La chiusura sarebbe un dramma sociale. Bisogna invece regolare il rapporto tra salute ed economia. Non credo agli assoluti. Anche l’economia è vita, anche la società e la formazione sono vita».
Prima del voto regionale si è mantenuto un profilo molto basso rispetto all’emergenza. Un imperdonabile errore di sottovalutazione?
«Caspita, lo hanno commesso anche i virologi. I voti, in Campania come in Veneto, hanno risentito dell’andamento del contagio. Ora lo scenario è cambiato e, nel frattempo, nessuno ha fatto niente per prepararsi alla seconda ondata».
Fino a che punto si può giustificare la restrizione delle libertà personali in considerazione dell’emergenza?
«Non voglio teorizzare la dittatura dell’eccezione. Ma in alcuni momenti, l’eccezione ci sta. Può succedere però che il potere politico approfitti della situazione eccezionale e vada oltre. La dialettica tra potere e libertà è un argomento antico. Il potere ha il diritto di limitare le libertà fondamentali, ma non si possono superare certi confini perché allungando i tempi delle limitazioni si finisce per modificare i tratti della democrazia».
Il ruolo di de Magistris in questa vicenda?
«Brilla per assenza. Mi dicono che appaia ogni giorno in tv, ma non mi sembra che da tante dichiarazioni venga fuori un’idea».
Il potere ha il diritto di limitare le libertà fondamentali, ma non si possono superare certi confini