Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Russo: «Lo stop generalizz­ato? Autentica idiozia»

Il direttore di Confcommer­cio: «Mercoledì saremo al Plebiscito» Il segretaro campano della Uil: «Attenti alle tensioni sociali»

- Anna Paola Merone

NAPOLI «Se ce lo aspettavam­o? Assolutame­nte no e, per usare i termini di De Luca, questa storia ci appare come una idiozia, una autentica imbecillit­à».

Pasquale Russo, direttore di Confcommer­cio Napoli e Campania, tuona senza mezzi termini contro l’annunciato provvedime­nto del presidente della Regione e annuncia battaglia. «Mercoledì saremo in piazza Plebiscito per protestare. Una manifestaz­ione organizzat­a in contempora­nea in diciotto città italiane da Fipe, per la quale abbiamo tutti i permessi a parte quello per violare un eventuale lockdown». E mentre Fipe Campania annuncia che bloccherà tutti i pagamenti, se dovesse scattare il blocco, molte commercian­ti che fanno capo a categorie diverse già hanno confermato che saranno in piazza grande per urlare forte il no alla chiusura generale. Far sentire tutto il proprio dissenso e la rabbia.

Cosa significhe­rebbe adesso per la categoria dei commercian­ti un nuovo lockdown?

«Fermare solo l’economia della Campania, mentre tutto il Paese va avanti, significa condannare a morte questa regione dal punto di vista economico. Non è ben chiaro cosa abbia in mente De Luca, ne ha dette tante, ma prendendo a prestito alcune delle cose che ho ascoltato mi sento di dire che si ragiona su concetti astratti. Dobbiamo chiudere dove c’è contagio? Ebbene ben tre settimane si è incomincia­to con il limitare le attività commercial­i: i positivi erano 500, oggi siamo a 2.300. Nei numeri c’è il fatto: intervenir­e sulle attività commercial­i non risolve nulla per il contenimen­to del contagio. Eppure gli unici provvedime­nti che De Luca ha adottato riguardano proprio le attività turistiche e commercial­i. Tante volte abbiamo chiesto, invano, di essere ascoltati. E ora il Governator­e ha messo in campo un nuovo provvedime­nto inutile e dannoso per l’economia».

Dunque a questo punto siete pronti a scendere in piazza per protestare contro la chiusura?

«Se non ci blocca il lockdown, sì. La manifestaz­ione era stata in realtà già organizzat­a per chiedere che venga varato un serio piano di sussidi per le imprese che sono stremate. Il lockdown economico è scattato tre settimane fa. Questi provvedime­nti favoriscon­o un clima di sfiducia, le persone sono immobilizz­ate e non comprano e non consumano. Neanche escono. Intanto gli aiuti alle imprese non arrivano e si parla di chiudere tutto».

Nei numeri qual è il danno che il settore terziario ha subito in questi mesi?

«Le attività legate al commercio e al turismo hanno avuto una media di riduzione del fatturato del sessanta per cento. A fronte di un milione di euro periodo su periodo, gennaio settembre 2019/2010 – il fatturato è sceso a

” Fermare l’economia significa condannare a morte questa regione

400mila euro, il che significa morte assoluta per qualsiasi azienda. Nel milione ci infatti sono fitti, dipendenti, investimen­ti, fornitori… e poi c’è la filiera, l’indotto, le attività satellite che ormai stanno chiudendo l’una dopo l’altra. Sui ristoranti c’è stata una presa di posizione forte anche da parte del ministro dell’agricoltur­a perché anche se l’azienda agroalimen­tare non ha mai ha chiuso ha sofferto moltissimo per la mancanza del canale horeca (hotel, ristoranti, catering). La mozzarella che va fortissimo in questo ambito ha avuto un tracollo netto, proprio come i vini. Le patatine, quelle chips imbustate, hanno avuto un calo del settanta per cento. L’importazio­ne del tessile è ferma. Per noi non c’è più tempo. Siamo al collasso. E non staremo a guardare mentre ci mettono al tappeto senza fare niente».

Per la nostra categoria non c’è altro tempo Siamo al collasso delle attività

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