Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Il sistema sanitario sta implodendo»
In Campania «si è rotto un argine, il sistema sanitario non è più in grado di controllare l’epidemia. La causa è da ricercarsi in una organizzazione territoriale decimata da anni di tagli e non implementata, in questi mesi, nonostante le ingenti risorse messe in campo dal Governo». La Cgil non fa sconti e in un chaier de doleances, diffuso durante una conferenzastampa all’esterno del Cardarelli, segnala le falle più evidenti di un disastro annunciato, come l’incremento di soli 98 posti letto di terapia intensiva a fronte di 281 ventilatori ricevuti, i pochi tamponi effettuati (secondo la fondazione Gimbe e Atems-Unviersità Cattolica è la regione che ne ha fatti di meno, 7,19 contro una media nazionale di 11,98%); ancora, l’attivazione di sole 59 Usca per l’assistenza a casa dei malati Covid, contro 116 possibili per legge. Di converso, da un’indagine dell’Autorià anticorruzione, emerge che la Campania ha la spesa più alta per numero di contagiati. «Siamo molto preoccupati — sottilinea Nicola Ricci, leader Cgil Campania — è mancata la programmazione che avrebbe consentito di intervenire sui contagi con il tracciamento, di trasformare i reparti ordinari in Covid senza promiscuità e di garantire l’assistenza per gli altri malati gravi e di assumere personale. Ora più che mai serve la nomina di un assessore alla sanità». Alfredo Garzi, segretario funzione pubblica, rilancia: «dal 2007 al 2019 la Campania ha perso oltre 16 mila lavoratori. In cambio sono state assunte 2000 persone e 800 a tempo determinato. Ne mancano 13 mila per affrontare l’ordinario. Serve un bando regionale per assumere professionalità specifiche, altrimenti il sistema implode». Ma anche la sanità privata non se la passa meglio: nell’ultimo mese 242 addetti sono risultati positivi. «Numeri arrotondati per difetto» denuncia il segretario di comparto Mario D’Acunto.