Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Nuzzo: «Assurdo, senza certezze meglio riaprire tra un anno»

- Gimmo Cuomo

La diretta Facebook del governator­e Vincenzo De Luca si è appena conclusa. Diego Nuzzo, patron dell’«Altro Coco Loco» nel cuore di Chiaia, è perplesso e amareggiat­o. Era pronto ad affrontare la prima serata con chiusura anticipata alle 23 («Le prenotazio­ni ci sono, molti clienti pur di venire da noi hanno anticipato l’arrivo anche alle 19,30»). Ma l’annuncio dell’intenzione di chiudere tutto lo ha lasciato interdetto. «Non ha senso cambiare le ordinanze da un giorno all’altro. Non si sa più cosa fare, cosa dire. Non si capisce quale sia il dato reale. Se la situazione è quella che descrive, De Luca avrebbe dovuto chiuderci già un mese fa, prima delle elezioni».

Ritiene necessarie forme di sostegno statale?

«Sono state chieste fin dall’inizio della pandemia, ma finora non è arrivato niente. Anche sui tagli dei fitti e delle utenze non ci spero. Ci stanno portando pian piano dove vogliono loro. De Luca prima di chiudere dovrebbe assicurare gli aiuti. Per noi era già un enorme sacrificio affrontare le chiusure a mezzanotte, poi l’orario è stato ridotto alle 23. Ora ci viene tolto anche questo. Naturalmen­te dopo che abbiamo aperto, pagato le tasse e pure gli acconti».

Che ragionamen­to farà con i suoi collaborat­ori?

«Non ne ho idea. Voglio prima capire cosa sarà deciso concretame­nte. Con l’apertura fino alle 23 avrei tenuto tutti i dipendenti. Ora non sappiamo quanto durerà il lockdown. 15 , 30 giorni? Si parla di Natale. Ma aprire a Natale per chiudere di nuovo a gennaio sarebbe gravissimo. De Luca ha detto che novembre è un mese morto. Certo, magari non si guadagna ma almeno si pagano gli stipendi».

Quali sono le preoccupaz­ioni principali dei suoi colleghi?

«In questo momento c’è una vera e propria rivolta».

Non crede che durante l’apertura estiva ci siano stati errori di leggerezza da parte di alcuni operatori?

«Certo, è stato sbagliato anche organizzar­e feste. Ma sarebbe stato giusto punire le strutture che non si sono adeguate alle regole. Il mio locale ha ridotto la capienza da 65 a 28 coperti. Abbiamo seguito le prescrizio­ni, speso soldi per metterci in sicurezza. Oggi non va bene nemmeno questo?».

Ha dovuto accantonar­e qualche progetto?

«Sì, l’apertura di due nuove strutture, una a Napoli e un’altra a Milano. Se ci faranno riaprire a Natale per fermarci a gennaio, meglio chiudere per un anno, in attesa di una cura che renda il virus una malattia come le altre».

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