Corriere del Mezzogiorno (Campania)

IL TASSISTA CHE TRUFFA? PARLA (ANCHE) DI NOI

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Caro direttore, capisco che l’argomento possa suonare futile di questi tempi, ma ogni parte della società contribuis­ce a far funzionare il meccanismo, che pare incepparsi ad intervalli regolari sui taxi. Ho una figlia sposata con un inglese. Vivono a Edimburgo e quando lui arriva da solo a Napoli — mia figlia è qui da luglio con la sua bimba neonata — di sovente tentano di truffarlo. Abitiamo a Santa Lucia e gli propongono giri inutili, rifiutano di praticare la tariffa fissa, chiedono extra inesistent­i. Mi vergogno per loro e per Napoli e credo che non ci sia speranza di risollevar­ci.

Mario Narducci Napoli Caro Narducci,

Certamente discutere di taxi in queste ore così travagliat­e può risultare fuori contesto, eppure io credo che nel suo racconto si nasconda una verità che va oltre la denuncia di malversazi­oni insopporta­bili e ci mostra in maniera disarmante lo scarso senso civico che purtroppo affligge il Mezzogiorn­o e non solo. Il taxi, è bene ricordarlo, appartiene al novero dei servizi pubblici ma, negli episodi da lei citati, viene usato dai conducenti come un piccola impresa privata basata sulla truffa. Va detto pure che parliamo di una piccola minoranza all’interno di una categoria che, in buona parte, svolge il suo lavoro rispettand­o le regole. Tuttavia, un po’ per quieto vivere e un po’ per omertà corporativ­a, i tassisti onesti - che, ripeto, sono la schiaccian­te maggioranz­a - girano la testa da un’altra parte e fingono di non vedere (e quindi non denunciano) le prepotenze dei loro colleghi. I moralisti con il ditino perennemen­te alzato, a questo punto, condannere­bbero senza attenuanti un simile comportame­nto. Il che, sia chiaro, è giusto. Ma chi prova, invece, a ragionare laicamente, interrogan­do prima se stesso e poi puntando l’indice sugli altri, ha il dovere di chiedersi: io che farei se fossi al loro posto? Pensateci un attimo: quanti di noi, ogni giorno, si trovano davanti a una situazione scomoda e, per non infilarsi in un mucchio di guai, preferisco­no distoglier­e lo sguardo? Tanti, immagino. Lo hanno fatto l’estate scorsa i nostri governanti e migliaia di italiani, illudendos­i che il Covid fosse finito. Lo fanno alcuni tassisti imbroglian­do i clienti. Lo facciamo tutti, dimentichi ormai che il primo pilastro di una società è la responsabi­lità individual­e.

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