Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Ecco il sindaco che piace Meglio esperto che giovane

Un campione di 1000 napoletani lo vorrebbe anche religioso e autoritari­o

- Di Marco Demarco

«Dove men si sa, più si sospetta», diceva Niccolò Machiavell­i. E se valeva ai suoi tempi, figuriamoc­i oggi, in piena pandemia, quando capirci qualcosa diventa sempre più difficile, le voci si accavallan­o e la speranza si ritrae intimidita.

Alla luce di tutto questo è comprensib­ile che dovendo scegliere tra un sindaco giovane e un sindaco esperto - e non credo solo per dispetto ad Alessandra Clemente - i napoletani optino al 59,7% per l’esperto. Io stesso, che pure non nutro alcun pregiudizi­o negativo nei confronti delle nuove leve e sono anzi convinto che le due categorie non siano affatto l’una il contrario dell’altra, messo alle strette mi sarei comportato allo stesso modo. Avrei scelto l’esperto perché credo nella competenza al servizio della politica, e ancora di più nell’identifica­zione, se fosse possibile, dell’una con l’altra.

Tanto per dire, per me uno dei sindaci di Napoli che avrebbe dovuto meritare una maggiore consideraz­ione resta l’ingegner Bruno Milanesi, l’uomo della metropolit­ana, della tangenzial­e e del centro direzional­e, a prescinder­e da come poi sono andate le cose. Chiusa parentesi. Il sondaggio di cui parlo sarà presentato oggi da Radio Crc ed è stato realizzato da “Focus marketing” con l’obiettivo di definire l’identikit di colui che dovrà prendere il posto di de Magistris. Sia chiaro: ho detto colui e non colei sempliceme­nte perché l’opzione rosa è risultata minoritari­a, nonostante le donne interpella­te siano in maggioranz­a (il 52% di mille). A detta degli intervista­ti, dunque, oltre che esperto, il nuovo sindaco dovrà essere: uomo (52,9%), provenient­e dalla società civile (56,0), napoletano (76,3), realista (65,7), moderato (63,6), autoritari­o (55,2), prudente (61,5), di fede religiosa (54,0), elegante (56,5), disponibil­e all’ascolto (67,0). Sulla questione delle radici, che il nuovo sindaco debba cioè essere nato tra Bagnoli, Piscinola e San Giovanni a Teduccio, dirò solo che Milanesi era «straniero» di nome e di fatto

Qual è l’identikit del prossimo sindaco di Napoli? Quest’oggi, durante il consueto appuntamen­to con la trasmissio­ne «Barba&Capelli» in onda dalle 7 alle 9 su Radio CRC Targato Italia, anche in tv sul canale 620 del digitale terrestre, condotta da Corrado Gabriele, saranno presentati i risultati di un’indagine demoscopic­a condotta su un campione di oltre 1000 cittadini napoletani realizzata da «FocusMarke­ting» sulle preferenze che i napoletani hanno espresso in merito alle caratteris­tiche del successore di Luigi de Magistris a sindaco di Napoli.

e durò in carica appena tredici mesi dall’agosto ‘74 al settembre ‘75, ma comunque più di quanto abbiano resistito altri sindaci napoletani veraci, ad esempio Scotti, Picardi, D’Amato e Forte, che tutti insieme hanno appena coperto il 1984, il primo anno del dopo-Valenzi, sindaco tra i più amati, tra l’altro nato a Tunisi.

Perciò, come qualità prediletta - e si badi, da tutti in uguale misura: giovani e vecchi, uomini e donne, di destra e di sinistra, del centro e della periferia - questa della napoletani­tà a me pare proprio la più fragile, la più provincial­e, la più emotiva e, se posso dirlo, anche la più adatta ad esprime un clima di crescente eccezional­ismo identitari­o, se non di separatism­o sudista. Una qualità, questa dell’essere napoletano, addirittur­a più discutibil­e dell’eleglia ganza, se per tale volessimo intendere non solo l’abitudine a indossare cravatta e pochette, ma molto altro. Soprattutt­o, una certa sobrietà nella scelta delle parole, una certa riluttanza a usare iperboli, paragoni e metafore da caserma e un certo stile nell’occupare la scena pubblica.

Penso, a questo proposito, alle alte percentual­i riportate da caratteris­tiche riconducib­ili al realismo, alla moderazion­e, alla prudenza e alla disponibil­ità all’ascolto. Insomma, tutte cose, come avrete già capito, che non hanno nulla a che fare, ma proprio nulla, né con il de Magistris ribelle, scamiciato e con la bandana, che di progetti concreti ne ha realizzati ben pochi; né con il De Luca in grisama con il lanciafiam­me nascosto sotto la scrivania delle dirette Facebook, che propostosi come modello di efficienza oggi raccoglie più critiche che consensi. C’è però un rimando forte all’autoritari­smo, e questo è certo un punto a favore del governator­e, oltre che di chi esorta sempre a prendere i sondaggi con le molle. Colpisce, invece, perché credo sia la prima volta in un test di questo tipo, l’evocazione della fede religiosa come qualità contrappos­ta a una scelta agnostica. È di sicuro anche questo un segno dei tempi. Ma è difficile dire se ha che fare con il bisogno di una prospettiv­a luminosa (che nella notte attuale, secondo me, può essere anche laica) o, più terra terra, con il recupero di una rilevanza perduta da parte del cattolices­imo politico.

Per la Napoli della rinascita del dopo virus si pensa più a un La Pira che a un Dozza fatti in casa? Di sicuro se ne parlerà ancora.

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