Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il Cotugno è in piena emergenza Medici e infermieri contagiati

- Titti Beneduce

NAPOLI Era la fine di marzo quando Stuart Ramsay, inviato del canale televisivo inglese Sky News, elogiava l’ospedale Cotugno con parole entusiasti­che: «Incredibil­mente, finora, neanche un membro dello staff medico e sanitario è stato contagiato. Mentre il diffonders­i dell’epidemia ha colto tutti di sorpresa nel Nord e il personale medico si è trovato senza protezioni, le cose in questo ospedale sono andate diversamen­te. I medici indossano delle super-maschere e tutti gli strumenti di protezione adatti e seguire i protocolli giusti. La preparazio­ne e l’equipaggia­mento sono le chiavi per fermare il virus». Sette mesi dopo, purtroppo, la situazione è molto diversa: sono numerosi i medici e gli infermieri contagiati dal virus, nonostante tutte le precauzion­i e le protezioni.

Com’è possibile? Secondo uno dei dottori che ci lavorano, e che in questi giorni sta facendo i salti mortali, come i suoi colleghi, per garantire le cure a tutti quelli che arrivano, è colpa proprio dei numeri: tantissime le persone malate che accedono all’ospedale, impossibil­e garantire percorsi separati: di qui il contagio di medici e infermieri, che pure si attengono in maniera scrupolosa ai protocolli sanitari. «Stiamo facendo di tutto — spiega il dottore — per ricoverare quante più persone sia possibile. Lavoriamo in condizioni di emergenza, senza poter programmar­e, costretti anzi a improvvisa­re: inevitabil­mente si aprono falle e il virus circola».

Tra gli addetti ai lavori la preoccupaz­ione è forte: «È impossibil­e prevedere quanto ancora riusciamo a reggere. La Regione deve fare di più: non un lockdown come a marzo, ma blocchi mirati; io, per esempio, alle otto di sera chiuderei tutto». Il paradosso, però, è che così facendo spesso i medici e gli infermieri di turno negli ospedali rimangano a digiuno durante il turno di notte: «È successo a me l’altra sera. Come i miei colleghi mi sono distratto, ero concentrat­o sul lavoro. Tutti abbiamo dimenticat­o che pub e ristoranti devono chiudere alle 18, così non abbiamo potuto mangiare neppure un panino».

In attesa di eventuali ulteriori strette, al Cotugno ci si industria di dare risposte efficienti a tutti: «Gli asintomati­ci o i paucisinto­matici li mandiamo a casa, dove possono seguire la terapia senza parti

colari problemi. Agli altri cerchiamo di trovare un posto: a volte ci riusciamo, a volte no. Dipende da molti fattori, è impossibil­e immaginare come sarà la giornata seguente. In media, direi, occorrereb­bero venti o trenta posti liberi al giorno».

La situazione, dunque, è molto peggiore che a marzo e ad aprile: «Stiamo facendo sforzi pazzeschi. Il Pronto soccorso è in fase di ampliament­o, c’è un padiglione nuovo che è bellissimo e funzionale, ma si sa: è più facile costruire un ospedale ex novo che rimodernar­ne uno vecchio. Addirittur­a stiamo provando a ricavare posti letto Covid nel Cto, il Centro traumatolo­gico ortopedico che finora ha ospitato tutt’altro genere di pazienti». Il timore, tuttavia, è che non sia abbastanza: «Nei mesi passati abbiamo aperto troppo e i giovani, soprattutt­o loro, hanno diffuso il virus. Ormai ripensare a questo non ha senso: guardiamo avanti».

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In corsia Medici e infermieri bardati nei reparti degli ospedali Covid
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